Recensione

Patapon

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a cura di Ryuken

Il Giappone, si sa, è una terra strana, i giapponesi poi hanno dei gusti che a volte lasciano letteralmente di stucco noi occidentali e anche nel campo ludico non c’è eccezione. Il mercato dei videogiochi nella terra del Sol Levante vede, spesso, primeggiare nelle vendite produzioni che qui in Europa non sono ritenute degne nemmeno di raggiungere gli scaffali dei negozi; se da un lato possiamo sicuramente essere contenti di non vedere simulatori di appuntamento e di corse di treni o di cavalli, da un altro questo tipo di situazione può, a volte, farci scappare delle vere e proprie perle ludiche fruibili soltanto rivolgendosi al mercato dell’import. Fortunatamente questo non è il caso di Patapon che, pur essendo un titolo assai strano, giungerà fra qualche tempo anche della nostre parti.

Stranezza fatta videogameErano parecchi mesi che attendevamo l’uscita di Patapon, già allo scorso TGS attirò su di se non poche attenzioni grazie ai livelli che vennero presentati in forma giocabile. Le prime impressioni furono molto positive in quanto già si potevano intravedere le potenzialità di originalità ed immediatezza, vero e proprio marchio di fabbrica Japan Studio.Più di una testata giornalistica lo additò come possibile capolavoro futuro, naturalmente anche noi di Spaziogames fummo tra questi; ora vediamo un po’ se le previsioni sono state azzeccate oppure no.Impersonando un Dio dovremo impartire ordini a suon di tamburo ad una tribù di esserini che faccio sinceramente fatica ad identificare e definire. I protagonisti, ad una prima impressione, si presentano simili a dei ciclopi in miniatura ma, guardandoli con maggior cura, sono giunto alla conclusione che somigliano di più ad un grosso occhio dotato di braccia e gambe. Purtroppo non masticando perfettamente l’idioma nipponico alcune parti della trama sono stato costretto mio malgrado a supporle: per quello che sono riuscito a dedurre i protagonisti sono un popolo guerriero che sta cercando di espandere i propri possedimenti a suon di colpi di lancia e per fare ciò saremo chiamati ad impartire degli ordini secondo una determinata combinazione di tasti e secondo una ben precisa ritmica. I comandi base che andremo ad imparare sono l’avanzamento e l’attacco. Il primo si esegue realizzando la sequenza di tasti [] [] [] O corrispondente alla formula pata, pata, pata, pon. Il secondo premendo in succesione O O [] O corrispondente alla formula pon, pon, pata, pon. I primi livelli fungeranno un po’ da tutorial in modo tale da consentire al giocatore di prendere confidenza con il sistema di controllo e con la filosofia di gioco. Nei livelli più avanzati si dovranno combinare le due formule in modo tale da combattere i nemici e da realizzare combo in grado di potenziare l’efficacia delle azioni realizzabili con le singole combinazioni. Completando i vari stage saremo poi in grado di acquisire nuove abilità (come quella difensiva) e di arruolare nuovi guerrieri per il nostro esercito di monocoli, pensate che sarà addirittura possibile comandare una spedizione via mare! La meccanica di gioco che è alla base della produzione sta tutta nella prontezza di riflessi e nella capacità di schiacciare i tasti a ritmo di musica, più sequenze realizzeremo consecutivamente, senza sbagliare, maggiore efficacia assumeranno i nostri attacchi; il tutto accompagnato da una colonna sonora dal ritmo sempre più incalzante e potente. Gli avversari che andremo ad affrontare sono assolutamente demenziali, delle vere e proprie caricature di draghi, struzzi, bisonti e granchi giganti. Oltre a questi dovremo fare i conti con una tribù di monocoli rivale che si differenzia dalla nostra solo per il colore dell’occhio (rosso). A coadiuvare le nostre azioni troveremo poi degli alleati come, ad esempio, una sorta di granchi che, di tanto in tanto, faciliteranno, e non poco, i nostri compiti infrangendo muri e ostacoli di vario tipo ed eliminando molti nemici in un sol colpo. La difficoltà di gioco si attesta su valori medio alti in quanto ad alcuni stage piuttosto semplici se ne alterneranno degli altri davvero ostici da superare, quasi al limite della frustrazione.

Comparto tecnicoUna volta accesa la PSP e caricato il gioco sono rimasto un po’ stranito nel vedere uno stile grafico così minimalista applicato ad un videogame. Patapon si presenta totalmente realizzato in 2d: il tratto grafico è essenziale, caratterizzato da un numero eseguo di colori a video e da un livello di dettaglio non altissimo. I protagonisti non fanno eccezione: i monocoli sono totalmente neri con un pallino di colore bianco che sta ad indicare l’occhio; anche i nemici presentano una realizzazione grafica molto essenziale. Sul fronte animazioni però il lavoro si presenta maggiormente curato, i piccoli ciclopi sono dotati di un numero di frame più che discreto in grado di fargli compiere azioni davvero esilaranti come, ad esempio, stramazzare a terra appena si stecca una ritmica o ballare e saltare all’impazzata quando si arriva ad eseguire un numero elevato di combo. Naturalmente questo tipo di realizzazione è stata volutamente ricercata dai programmatori che hanno puntato tutto sull’originalità e sull’immediatezza di gioco.Sicuramente lo stile grafico è discutibile e, forse, troppo scarno per le potenzialità della consolina Sony, ma il titolo Japan Studio ci dimostra perfettamente che videogico non è solo grafica e sonoro ma è soprattutto immedesimazione ed interattività, cosa che Patapon dimostra in pieno. Il discorso che va fatto sul sonoro è particolare in quanto, trattandosi di un rhytm game, ce lo dobbiamo creare da noi, le musiche implementate sono davvero carine ed orecchiabili ma se non si impara a padroneggiare al meglio il sistema di controllo il rischio è quello di non poterle ascoltare. Eseguendo un elevato numero di combo avremo la possibilità di godere in pieno di ritmiche e melodie davvero coinvolgenti, in puro stile nippo. Prima di passare al commento finale è bene fare una precisazione: Patapon è un titolo particolare destinato principalmente ai fruitori del genere, infatti, il casual gamer faticherà non poco a capire il concetto che sta alla base della produzione Sony, il voto globale tiene conto della situazione appena citata, per cui se siete amanti dei rhytm game aggiungete tranquillamente un voto al globale.

– Sistema di gioco semplice ed intuitivo

– Atmosfera demenziale

– Musichette divertenti ed orecchiabili

– Personaggi simpatici

– Stile grafico che può piacere

– Stile grafico che può non piacere

– A volte frustrante

– Per appassionati del genere

7.8

Patapon è un titolo dal concept semplice e di immediato apprendimento, ma non per questo è da considerarsi banale, anzi, l’idea che sta alla base del gioco è molto originale e fa sì che il giocatore si immedisimi in un’azione molto particolare, fatta di ritmo e prontezza di riflessi. Sicuramente c’è da dire che il genere in questione o lo si ama o lo si odia, nel primo caso non farete particolare fatica ad accumulare ore e ore di puro divertimento, nel secondo è meglio che rivolgiate la vostra attenzione e i vostri soldi altrove. I creatori di ICO, pur non essendo riusciti a sfornare un capolavoro assoluto, sono comunque stati in grado di realizzare un rhytm game di buon livello, caratterizzato da uno stile grafico semplice e nel contempo particolare e da una giocabilità di tutto rispetto.

Sicuramente un titolo che gli appassionati del genere non si devono fare scappare, mentre per tutti gli altri il consiglio è sempre quello di provare prima di acquistare.

Voto Recensione di Patapon - Recensione


7.8