Anteprima

Mirror's Edge

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a cura di andymonza

28/08/2008 Aggiornamento dalla GC 2008Grazie allo stand allestito nell’area aperta al pubblico della GC 2008 ci è stato finalmente possibile mettere le mani su Mirror’s Edge, che dopo molte presentazioni rimane uno dei titoli più innovativi in uscita nei prossimi mesi. La versione testabile era quella Playstation 3, e permetteva di provare il medesimo livello urbano visto più e più volte nei video e nelle presentazioni finora visionate.

L’immersività è sin dai primi momenti uno degli elementi di spicco dell’esperienza di gioco: l’effetto di accelerazione della corsa, unito ad un comparto sonoro caratterizzato da una riproduzione del respiro assolutamente realistica, contribuiscono a rendere magnificamente quella full body experience di cui gli sviluppatori più e più volte ci hanno parlato. L’utilizzo di soli due tasti per il controllo delle azioni, nello specifico R1 per movimenti verso l’alto ed R2 per azioni verso il basso, si rivela un’ottima scelta: è intuitivo, ma non per questo semplicistico. Ciò che rende difficile il concatenare le varie mosse di parcour è il tempismo, l’acquisizione di quel giusto ritmo che permette di legare una tecnica all’altra in costante accelerazione. Per quanto nella maggior parte delle occasioni offerte dal livello testato ci fosse sempre una seconda occasione in caso di errori, vi sono alcuni momenti “topici” in cui l’errata esecuzione di una tecnica porterà a morte certa: la curva d’apprendimento piuttosto ripida potrebbe portare in questo tipo di situazioni ad un senso di frustrazione, dovuto al ripetere più e più volte il medesimo passaggio prima che esso riesca. Altre lievi perplessità derivano dai combattimenti: le poche mosse a disposizione di Faith, e l’imprecisione che i controlli dimostrano nelle esecuzioni, portano molto spesso a preferire la fuga al confronto faccia a faccia. Per quanto un po’ di pratica possa probabilmente migliorare le cose, tutti i combattimenti in cui ci siamo trovati sono irrimediabilmente finiti male, il che vanifica in parte le pubblicizzate mosse di arti marziali che Faith è in grado di sviluppare contro il nemico.

Visto dal vivo, il comparto tecnico di Mirror’s Edge si conferma ottimo, e soprattutto caratterizzato da un design unico e senza eguali; texture di buona qualità, modelli poligonali soddisfacenti ed animazioni convincenti rendono i vari scenari vivi e in grado di imprimersi nella memoria.

La prova con mano di Mirror’s Edge ha purtroppo evidenziato alcuni leggeri difetti di cui non era stato possibile accorgersi durante le presentazioni. Non si tratta di difetti tali da cambiare il nostro giudizio provvisorio sul prodotto, che per carica innovativa e grande cura realizzativa rimane comunque ottimo, ma hanno in ogni caso sottolineato alcune lievi falle che potrebbero inficiare la giocabilità e la longevità complessive del prodotto finale. Per ogni altra considerazione è ancora presto, e vi diamo dunque appuntamento alla futura recensione.

Pre E3 – Mirror’s EdgeAvete mai sognato di essere “dentro” ad uno sparatutto? Se mai vi fosse capitato (e da videogiocatori accaniti è facile che sia così) è probabile che al di là dell’adrenalina e della sensazione di costante pericolo ne abbiate ricavato la forte sensazione di essere in catene, di correre su binari: il vostro corpo non ha peso, vi muovete ad una velocità costante, come se fluttuaste. L’unico vostro interlocutore è l’arma che stringete tra le mani, e l’unico dialogo con l’ambiente e tutto ciò che lo popola, è la distruzione. Un’esperienza simile finisce per sottolineare i limiti congeniti del genere, che si possono facilmente riassumere in un’interazione col proprio corpo e con l’ambiente circostante assolutamente fittizia e strumentalizzata; per quanto nelle fasi di gioco vero e proprio essa sia mascherata mettendo il giocatore in una costante situazione di minaccia, essa riemerge quando ci troviamo davanti ad una rete che non possiamo scalare, o quando guardando in basso non vediamo le nostre gambe. Per un genere ormai abusato come quello degli sparatutto è francamente strano che finora nessuno avesse osato una sperimentazione in nuove direzioni: fortunatamente, i ragazzi di DICE si stanno adoperando ormai da qualche tempo attorno ad un’esperienza video ludica che scardini i capisaldi del genere FPS, partendo da un concetto di full body experience, ovvero mettere il corpo e la fisica degli ambienti in primissimo piano.

Rule n. 1: FeelAvvicinandosi a Mirror’s Edge si avverte qualcosa di particolare sin dai primi istanti. La corsa ad esempio: in tutti gli sparatutto che conoscete ed amate, essa è solitamente sempre attiva, e produce un effetto di velocità costante. Utilizzando l’analogico sinistro per muoverci scopriamo invece che l’andatura di base è lenta, una semplice camminata. Il passaggio verso la corsa avverrà in maniera progressiva: la telecamera inizierà a dondolare, in una perfetta mimica del movimento della testa, i passi si faranno via via più veloci e leggeri, il respiro più affannoso, sentiremo il vento fischiare nelle orecchie, e vedremo le braccia muoversi ritmicamente. Ed ecco come qualcosa di finora banale e scontato come la corsa viene trasformato in un’esperienza inedita, e, soprattutto, sensoriale, in grado di dare la sensazione della velocità e del peso del proprio corpo.Con questo medesimo spirito realistico e sensoriale sono state ideate tutte le numerose azioni che potremo compiere all’interno dell’ambiente di gioco. Dato che la grande quantità di interazioni possibili rischiava di rendere i controlli oltremodo complessi, i ragazzi di DICE hanno ideato un originale espediente che permette di compiere la maggior parte dei movimenti con l’utilizzo di due soli tasti. Nella versione per Playstation 3 che ci è stato possibile vedere, L1 era dedicato a tutte le azioni che implicavano un movimento verso l’alto, ed L2 a quelle verso il basso; nonostante la facilità dell’interfaccia di controllo, sarebbe errato dedurre che le acrobazie si compiano in automatico alla sola pressione di un tasto. Dallo scalare una rete all’effettuare una scivolata, ci saranno molti fattori contingenti che decideranno la buona riuscita o meno dell’azione: essi sono in primis il tempismo, seguito da angolazione e velocità d’approccio.Questo premesso, ulteriori finezze permettono alle acrobazie di essere compiute più o meno bene: saltare al momento giusto non è poi così difficile, ma un’ulteriore pressione del tasto L2 a mezz’aria ci permette di raccogliere le gambe, permettendoci ad esempio di saltare ostacoli più alti; questo è solo un esempio di come il corpo ed i movimenti che è possibile imprimergli siano i veri protagonisti di Mirror’s Edge.Sarà infatti possibile effettuare mosse sempre più complesse ed interessanti, come ad esempio il parachute roll: in seguito ad una caduta, una pressione del tasto L2 poco prima dell’impatto col terreno ci permetterà di rotolare, evitando danni per la nostra salute.Al fine di offrire al giocatore qualche prezioso secondo per decidere la prossima mossa anche nei momenti più concitati, è stato introdotto una sorta di bullet time; esso si presenta in una forma leggermente variata rispetto al solito, in quanto non è il tempo a rallentare, ma solo la nostra percezione di esso.

Rule n. 2: RunPer quanto le location urbane di ampio respiro viste nei trailers e nei gameplay finora rilasciati possano suggerire una struttura free roaming, Mirror’s Edge è di fatto un gioco solidamente ancorato al suo plot, che mischia elementi della fantascienza cyberpunk con un intreccio da thriller. In un futuro non troppo lontano la sfera privata di ogni cittadino è costantemente invasa e tenuta sotto controllo dal governo: in un mondo sotto stretto controllo, la segretezza di certe informazioni può diventare di grandissimo valore. Cresciuta in strada in seguito alla prematura scomparsa dei genitori, Faith si procura da vivere come Runner, ovvero trasportando informazioni segrete per la malavita (a qualcuno viene in mente il fanta-flop Johnny Mnemonic?). Di tutt’altro stampo è invece sua sorella, completamente calata nella nuova ed opprimente società; quando quest’ultima viene arrestata per un crimine mai commesso, Faith decide di liberarla, a qualunque costo. Ciò la porta tuttavia a scoprirsi, e ben presto si ritroverà alle calcagna ben più di un inseguitore.La campagna principale dovrebbe tenerci impegnati per 10-12 ore, ma dato l’approccio dinamico la rigiocabilità sembra essere decisamente favorita.

Rule n. 3: Use your skillOltre alla componente esplorativa con elementi platform, uno degli elementi caratterizzanti del gameplay di Mirror’s Edge sono i combattimenti, anch’essi rivisitati secondo la personalissima visione di DICE. Nonostante la possibilità di utilizzare armi sia contemplata e risulti talvolta utile, Faith rimane una ragazza esile ed agile, che trova nel corpo a corpo le migliori espressioni di combattimento. Pugni e calci, perfettamente resi grazie al concetto di full body experience, diventano quindi l’offensiva principale; è presente una mossa di disarmo, che se utilizzata con il giusto tempismo ci permetterà di afferrare al volo l’arma imbracciata dall’avversario di turno. Nel caso di un’arma compatta, come una pistola, essa non influenzerà di molto l’agilità della protagonista, ma spostandoci verso armi più ingombranti, come un fucile a pompa, avvertiremo un cambio immediato nella mobilità: fintantoché imbracceremo l’arma non ci sarà possibile effettuare scalate, ed ogni nostro movimento risulterà appesantito. Proprio per questo non troveremo munizioni sparse in giro: una volta terminate l’arma verrà automaticamente gettata a terra, e occorrerà procurarsene un’altra, oppure passare nuovamente al corpo a corpo. A monte di tutto questo, è interessante sottolineare che Mirror’s Edge ancor prima del come, permette al giocatore di scegliere se combattere o meno: quando la situazione si farà scottante, dovunque vi troviate avrete sempre la possibilità di evitare il combattimento con fughe rocambolesche, proporzionalmente alla vostra abilità di Runners.Tale apertura restituisce una sensazione di totale libertà, che si contrappone efficacemente agli stilemi del genere come li conosciamo finora: il combattimento c’è, ma la scelta di come affrontare le varie situazioni è sempre nelle mani del protagonista/giocatore.

Rule n. 4: Know your battlefieldBenchè nelle prime fasi di gioco, già ampiamente mostrate nei video sparsi per la rete, l’esplorazione avvenga principalmente sui tetti dei grattacieli che caratterizzano la futuristica megalopoli, nuovi contesti verranno via via introdotti col procedere dell’avventura.Ci è stato possibile dare uno sguardo ad un affascinante setting di ispirazione nipponica: gli stormdrains sono pozzi a cielo aperto, scavati direttamente nel terreno; in caso d’inondazione le loro generose dimensioni (circa 100 metri di profondità per 40 di diametro) fanno sì che una parte dell’acqua venga raccolta, frenando la furia delle ondate. Proprio dal fondo di uno di questi pozzi dovremo risalire, in un’entusiasmante sezione a mò di puzzle platform. In questo frangente abbiamo potuto apprezzare l’utilità della “Runner Vision”: premendo il tasto cerchio, il punto di vista di Faith si focalizzerà immediatamente sulla destinazione da raggiungere, rendendo più facile l’individuazione di uno dei possibili sentieri da percorrere.

Rule n. 5: Take a look behind the mirrorIl design che caratterizza Mirror’s Edge si basa su geometrie minimaliste, quasi stilizzate: oltre a favorire il gameplay dai molti risvolti platform, esso si sposa perfettamente anche con il plot, che ci introduce ad un mondo asettico, austero ed esasperatamente ordinato. Altro elemento saliente del comparto visivo sono le scelte cromatiche, che vedono un’assoluta predominanza dei colori primari rosso e blu, ed una quasi totale assenza di toni del verde: anche questo contribuisce a creare un’ambiente alienante, uniforme e ripetitivo in maniera quasi ossessiva.L’assenza totale di HUD contribuisce ad aumentare il senso di totale immersione: è stato mantenuto solo un piccolo punto bianco, che ci aiuta a mantenere la visuale centrata senza troppo affanno.Invece di utilizzare il Frostbite di Battlefield Bad Company, che agli inizi del progetto Mirror’s Edge era ancora in fase embrionale, i ragazzi di DICE hanno scelto di combinare il versatilissimo Unreal Engine 3 con la solida fisica di Havoc. Il risultato è eccellente: per quanto volutamente minimalisti, i modelli poligonali presentano un dettaglio eccellente, e si presentano ricoperti di textures di buona qualità. Altro elemento d’eccezione è l’illuminazione, gestita da un motore a sé stante, conosciuto con il nome di The Beast, la Bestia; sviluppato in Svezia, esso offre la possibilità di affiancare all’illuminazione in tempo reale una globale pre-calcolata, alleggerendo così il carico di lavoro che richiederebbe invece un comparto luci/ombre completamente dinamico; utilizzato con maestria, questo espediente restituisce un comparto d’illuminazione eccellente ad un prezzo di risorse decisamente accettabile.Imperniato su un design particolarissimo, il comparto visivo di Mirror’s Edge si presenta dunque solido e soprattutto “cucito” attorno al gameplay, in modo da assecondarne le numerose peculiarità.Il comparto sonoro, per quanto abbiamo potuto apprezzare, gode di un eccellente campionamento: dal rumore dei passi, al soffiare del vento, i suoni ambientali convincono, e contribuiscono in maniera determinante all’immersività. Non molto ci è possibile dire delle musiche, ancora in fase di lavorazione.

Dopo tanta attesa, siamo finalmente di fronte a un titolo che ha tutte le possibilità di rinnovare un genere fin troppo rivisitato; con un concept originalissimo, e un solido comparto tecnico a reggere il tutto, Mirror’s Edge è un prodotto da tenere in massima considerazione. La struttura story-driven, mescolata con un approccio dinamico e libero permette al giocatore di vivere sensazioni simili a quelle di un free-roaming, senza tuttavia soffrire della dispersività che tende ad affliggere tale genere.Il concetto di full body experience permette di tramutare lo scenario, finora visto come necessario elemento estetico e poco di più, in uno strumento interattivo, necessario per il raggiungimento degli obbiettivi.Questo capovolgimento dei capisaldi del genere non mancherà di far discutere; nel caso DICE mantenga saldo il timone, e riesca a creare un’esperienza di gioco bilanciata ed omogenea come quelle viste in fase di screening, siamo più che certi che ci troveremo di fronte ad un piccolo capolavoro, che con buona probabilità darà il via ad un inedito sottogenere di FPS.L’attesa, salvo ritardi, non è poi così lunga: gli sviluppatori prevedono di riuscire a portare il gioco sugli scaffali entro la fine dell’anno. Speriamo che sotto l’albero quest’anno ci sia proprio il regalo che aspettiamo…