Recensione

Malice

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a cura di Mirai Trunks

Sono anni che ‘sto platform deve uscire. E non è un eufemismo! Malice infatti avrebbe dovuto essere una delle prime killer applications per l’allora neonato Xbox. Ma le numerose vicissitudini che si son susseguite casa Argonaut hanno portato a ritardi più vergognosi di quelli di Nintendo ai tempi del N64. Ma il lato positivo, come in tutte le cose, c’è: con tutto il tempo che hanno avuto, i programmatori avranno sicuramente curato ogni particolare e quindi…avranno creato il gioco perfetto! Macchè…

Tanto rumore per nullaPremettiamo una cosa, chiara e semplice: se dovessi giudicare Malice in relazione a ciò che gli sviluppatori hanno banfato in questi anni, beh, il voto rasenterebbe lo zero. Ne han dette di tutti i colori: gameplay rivoluzionario, magie elementali (e non) a fiotti, possibilità di manipolare lo scorrere del tempo…uno si potrebbe aspettare una specie di Zelda. Ed invece si ritrova davanti ‘sto coso qua, un gioco a cui han tranciato perfino il sottotitolo. Di chi sia la colpa non lo so ed onestamente non ho né tempo né voglia di capirlo. Però, per mille balene, anni di attesa ed il risultato è questo? Ma ne valeva davvero la pena?

Non tutto è sozzo ciò che olezzaOvvero: qualcosa da salvare c’è. L’ironia che supervisionare pervade l’intera avventura è la cosa meglio riuscita del gioco. Malice è una vivace teenager nel pieno dell’adolescenza e di tempeste ormonali varie e come tale agisce e si esprime. Il suo compito è quello di salvare l’intero universo, tanto per cambiare. A dirigere le operazioni sarà un orologio gigante, il dio della situazione (o meglio il supervisore dell’universo). Ed i dialoghi tra codesti personaggi saranno davvero interessanti: l’irriverenza della rossa giovincella (dalla parlata spiccatamente americana) non si fermerà neppure di fronte ad una tale autorità e dunque non mancheranno frecciate sui modi obsoleti e demodè dell’orologione che a sua volta ricorderà (col suo accento più moderatamente britannico) come negli anni ’70 fosse incredibilmente trendy. Al limite della demenzialità, insomma, ma decisamente oltre la soglia minima del divertimento. Ah, si noti che la traduzione italiana dei dialoghi è alquanto penosa quindi per comprendere al meglio le pungenti uscite dei protagonisti è bene avere una buona conoscenza dell’inglese.

Ma, joypad alla mano, c’è poco da ridere!Perchè Malice è un gioco semplice e semplicistico. Troppo. Platform 3d vecchia maniera, vi vedrà protagonisti di un’avventura estremamente lineare dove i primi dieci minuti di zompi e randellate esauriranno in sostanza tutto ciò che il gioco ha da offrire. L’azione si riassume in un “trova una molteplicità di oggetti per sbloccare una porta – fallo finchè non arrivi al boss”. Le trovate atte a diversificare la questione si contano sulle dita di una mano dei Simpsons e sono comunque di dubbia efficacia. Le armi a disposizione saranno una mazza di legno (che assomiglia incredibilmente ad un prosciutto), un martello ad ingranaggi ed un diapason gigante. Il problema è che non hanno nessuna caratteristica che le diversifichi (al contrario di ciò che anni fa banfavano tronfi gli Argonauti). Abbiam perfino 8 incantesimi da imparare lungo tutto il corso dell’avventura ma alla voce “utili” se ne presentano, purtroppo, solo 3. Non ha senso, non sono per nulla necessari al fine del completamento del gioco, sono solamente dei surplus inutili e mal implementati, sciagurato strascico di quel complesso sistema di incantesimi elementali che avrebbe dovuto invece essere. Come non citare poi l’estrema facilità di questo Malice: è forse la prima volta che mi capita di finire un videogioco senza varcare mai la Linea. Inquietante! I nemici sono deboli e tonti e di rado vi colpiranno ma qualora vi riuscissero la contemporanea debolezza dei colpi inferti e opulenza di ristoratori di vita reperibili lungo il cammino renderanno portare a casa la pellaccia un’impresa non difficile. Perfino i boss sono stupidi come delle capre: si mandano a casa tranquillamente al primo tentativo e non creano mai problemi Un gioco sì facile non può che esser poco longevo: i livelli proposti, 8 + il boss finale, non sono certo granchè. Il tutto per…mah, quattro, cinque ore di gioco. Insulsi i 4 extra sbloccabili: quattro prove cronometrate in cui lo scopo sarà raccogliere il maggior numero possibile di monete. Roba da ridere. Nonostante tutto c’è però da dire come Argonaut sia riuscita (almeno questo…) ad implementare un sistema di controllo gradevole e discretamente preciso (sia per Xbox che per PS2) che pur non raggiungendo livelli eccelsi garantisce una dose di divertimento accettabile, senza alcun rischio di finire in un baratro per colpe non imputabili a sè stessi. Soltanto la telecamera a volte crea qualche problema ma abbiamo visto decisamente di peggio.

Dai, grafica e sonoro poi tutti a casaNiente di eccezionale. Chiaramente su Xbox troviamo una maggiore definizione e precisione nel dettaglio ma in ambo i casi possiamo dire come la potenza degli hardwares sia lungi dall’essere stata sfruttata appieno: i mondi, per quanto abbastanza vari e colorati, sono spesso poveri di particolari e se si conta che gli spazi sono piuttosto limitati la cosa acquisisce rilevanza ancor maggiore. Lo stile cartoonoso e volutamente grossolano che caratterizza gli ambienti ed i personaggi è apprezzabile ma dal “volutamente grossolano” al “non curato” (leggi: pochi poligoni e textures approssimative) ne passa e troppo spesso si rientra in questa seconda categoria. Chiaramente presenti rallentamenti assortiti e gli odiosissimi bad clipping e pop-up. Il sonoro; la voce di Malice è di Gwen Stefani (almeno così avrebbe dovuto essere…vai a sapere poi se è vero!), cantante dei No Doubt che pare abbiano arrangiato alcuni brani presenti nel gioco. Mi chiedo se fossero ubriachi in quei frangenti. Effetti sonori pressoché inesistenti…mistero! I nemici creperanno spesso nel silenzio più totale…mah! Si salvano soltanto i dialoghi, simpatici ed interpretati da voci adatte ai personaggi.

– Divertente ed immediato

– Malice è simpatica e pungente

– Gioco di poca sostanza

– Tremendamente facile

– Tremendissimamente breve

6.5

Doveva essere un capolavoro, s’è rivelato un gioco mediocre e nulla più. Questa in sintesi la storia di Malice. Un platform dalla grafica appena sufficiente, dalla longevità insensata e dal gameplay semplice, perfino divertente ma eccessivamente ripetitivo. Nulla di nuovo all’orizzonte, anzi. Il bassissimo livello di difficoltà e l’intuitivo quanto immediato sistema di controllo rendono questo prodotto più adatto a chi non è molto uso al pad di una console che non ai veterani che di certo apprezzerebbero la pungente arguzia dei dialoghi ma che difficilmente saran disposti a spendere 50 carte solo per sentir parlare una bambinetta che pare Pippi Calzelunghe ed un orologio gigante. E poi io preferisco i Baume & Mercier. Ecco.

Voto Recensione di Malice - Recensione


6.5