Recensione

Majin And The Forsaken Kingdom

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a cura di andymonza

Nonostante il lancio in sordina, Majin and the Forsaken Kingdom è un titolo a cui non sarebbero mancate le caratteristiche per affascinare una vasta fetta di giocatori, tra cui annoveriamo gli appassionati degli adventure del bel tempo che fu, su tutti la saga di Zelda. La maggior parte del suo fascino la si deve proprio a Majin, il simpatico e tenero gigante che accompagnerà il nostro alter ego per tutta la durata dell’avventura, dando vita ad un gameplay a tratti originale ed appassionante.

In due si è in compagniaIl meraviglioso mondo alternativo proposto dai ragazzi di Game Republic, un “non luogo” caratterizzato da sfondi da fiaba, sta lentamente decadendo sotto i continui attacchi dell’Oscurità. Il compito del protagonista Tepeu, giovane ladro gentiluomo che “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, è naturalmente quello di salvare la sua splendida terra dalla corruzione. Una missione che scoprirà presto non essere adatta ad un giovane e solitario eroe, soprattutto se dotato di forze ben al di sotto dello standard cui la fiction fantastica ci ha abituato. Ed ecco entrare in scena Majin, un gigante buono e dalla mente semplice, dotato di tutta la forza di cui il nostro alter ego ha bisogno per contrastare il male. Il rapporto tra il protagonista ed il suo gigantesco aiutante diventa ben presto la colonna portante dell’intera esperienza ludica, pienamente supportato da un design dei livelli che, alternando fasi esplorative e platforming alla pura azione, enfatizza la continua necessità di cooperare. Grazie ad un intuitivo menu richiamabile alla pressione del grilletto destro del pad sarà possibile impartire pochi, semplici comandi al nostro ingombrante amico: all’immancabile “segui – aspetta” si aggiunge la possibilità di indicare tramite un pratico mirino i nemici da attaccare o gli elementi dello scenario con cui interagire in maniera contestuale. In altre parole, al fine di rendere i molti puzzle ambientali più semplici da affrontare, non sarà possibile scegliere attivamente quali azioni far compiere a Majin, bensì sarà lui stesso a mettere in atto quella più opportuna al contesto. Nonostante questa relativa semplificazione, la soluzione di alcuni puzzle ambientali si rivela non facile per via di un level design piuttosto complesso: si tratterà perlopiù di attraversare porzioni di mappa sviluppate su più livelli con l’obbiettivo di giungere ad un punto specifico, compito reso difficile dalla moltitudine di nemici ed ostacoli disseminati lungo il cammino. In alcuni casi sarà possibile scendere in campo a testa bassa e darsi al combattimento, ma la maggior parte delle volte la soluzione migliore consisterà in un approccio più ragionato: molti dei nemici potranno essere silenziosamente aggirati, con l’opportunità di eliminarli di nascosto alla pressione di un tasto, altre volte invece sarà possibile attirarli e richiuderli grazie a pesanti portali, o ancora eliminarli grazie all’interazione con il contesto e alla collaborazione con Majin, il quale potrà ad esempio far crollare intere pareti sulle teste dei malcapitati. Se da una parte perlustrare il territorio in cerca della soluzione migliore si rivela spesso divertente, soprattutto nella seconda metà dell’avventura si avverte la ripetizione di alcune meccaniche; inoltre, con il complicarsi dei puzzle ed il moltiplicarsi dei nemici, l’interazione con Majin diventerà talvolta difficoltosa, laddove il gigante non sempre risponderà correttamente agli ordini impartiti, preferendo a volte difenderci da un attacco piuttosto che seguire le nostre indicazioni. Si tratta di difetti che stridono con la prima parte dell’avventura, molto più fluida, e svelano uno scarsa cura nel gestire la curva di difficoltà ed il design dei livelli contestualmente alle meccaniche di gameplay. Altra nota dolente è il frequente backtracking: essendo tutti i livelli di gioco collegati tra loro, molto spesso lo sblocco di una nuova porzione della mappa costringerà a ripercorrere alcune ambientazioni già visitate, con il respawn a garantire nuovi e ripetitivi combattimenti, e la scarsa qualità della mappa a confondere talvolta le idee. Per quanto la longevità effettiva si attesti su buoni livelli, tra le dieci e le dodici ore, va detto che questi espedienti aumentano la durata senza offrire nulla di interessante. A circa metà avventura si sbloccherà un sistema di viaggio rapido, ma i punti di collegamento non sempre si riveleranno sufficienti alle esigenze. Più interessante e meglio gestita è invece l’evoluzione di Majin, il quale nel corso dell’avventura recupererà, grazie al nostro intervento, dei poteri legati ai quattro elementi, utilissimi sia in combattimento che per risolvere alcuni specifici puzzle.

Army of twoPer quanto l’esplorazione dei livelli, le fasi stealth e la soluzione dei puzzle costituiscano il cuore del gameplay offerto dal titolo, la sfera del combattimento non è stata dimenticata. Oltre ad indicare a Majin quali bersagli attaccare, potremo dargli man forte grazie ad una piccola lancia tribale, con la quale potremo menare fendenti alla semplice pressione di un tasto. A questo attacco base si affianca un affondo, ottenibile con la pressione simultanea di due pulsanti frontali, ed una schivata. Una volta indeboliti a sufficienza i nemici, si potranno sviluppare alcuni attacchi in cooperazione con il nostro gigantesco compagno: anche l’implementazione di questa meccanica è stata affrontata in maniera superficiale, riducendo l’esecuzione alla semplice pressione di un tasto a schermo. Nonostante i nemici siano molti e tra loro differenti, spesso caratterizzati da attacchi personalizzati, le fasi di combattimento rimangono limitate dalla scarsa pletora di possibilità nelle mani del giocatore. Più interessanti invece le occasionali boss fight, durante le quali utilizzare in maniera intelligente l’ambiente si rivelerà più importante che menare colpi alla cieca. La salute è gestita in maniera differente per Majin ed il protagonista: quella del primo sarà rigenerabile tramite appositi frutti da raccogliere durante l’esplorazione, mentre per recuperare quella di Tepeu sarà sufficiente rimanere per qualche secondo nei pressi dal gigante, durante le pause dai combattimenti. E’ stato contemplato anche un sistema di crescita dei due personaggi: per quanto non esistano statistiche o punti esperienza, di tanto in tanto verremo informati dell’aumento di forza o resistenza dei protagonisti. Di tanto in tanto esplorando le mappe sarà possibile rinvenire anche vestiti extra per Tepeu, i quali potranno migliorare alcune caratteristiche, come l’agilità o la resistenza in combattimento.

Comparto TecnicoCosì come l’offerta di gameplay, anche il comparto tecnico di Majin and the Forsaken Kingdom vive di alti e bassi. Il design è senza dubbio l’aspetto più interessante, a partire dalle tenere sembianze del nostro gigantesco amico, la cui espressività regala alcuni momenti davvero esilaranti. Molte delle ambientazioni si rivelano altrettanto ben disegnate, anche se una densità poligonale minima e texture di bassa qualità tendono spesso a rovinare il look complessivo. Peccato invece per i nemici, ripetitivi nelle loro forme tutte uguali, e per la rappresentazione dell’Oscurità, banalmente “presa in prestito” dall’edizione in cel shading di Prince of Persia. Discorso simile per i controlli, davvero poco rifiniti: per quanto sporadiche, le fasi platform saranno spesso frustranti a causa del salto poco preciso.Il doppiaggio in italiano, per quanto di per sé ben fatto, ricalca quello originale, con tutti i suoi difetti: Majin ripete all’infinito le stesse frasi (inutili, considerato che la sua grande espressività sarebbe stata più che sufficiente ad esprimente i diversi stati d’animo), ed i vari comprimari incontrati lungo il cammino non si rivelano interpretati con sufficiente pathos. Meglio le musiche originali, anche se presenti in quantità non eccezionale.

– Cooperazione con Majin interessante

– Puzzle ambientali spesso ben congegnati

– Personaggi ben caratterizzati

– Molto backtracking

– Controlli poco precisi

– Meccaniche ripetitive

7.5

Majin and the Forsaken Kingdom è allo stesso tempo un titolo piacevole ed una grande occasione mancata. Per quanto la cooperazione con il gigante buono sia effettivamente divertente e ben congegnata, poche ore di gioco sono sufficienti per evidenziare difetti strutturali non indifferenti, che rischiano di rovinare la godibilità dell’insieme. Se a questo si aggiunge un comparto tecnico decisamente datato, pur supportato da un buon design, il risultato è un titolo dalle grandi potenzialità che manca parzialmente il bersaglio a causa di un’esecuzione non troppo attenta. Il consiglio rimane per tutti gli appassionati di action adventure vecchio stampo, disposti a passare sopra ai difetti per godere di diverse idee interessanti e ben implementate.

Voto Recensione di Majin And The Forsaken Kingdom - Recensione


7.5