Anteprima

Kerbal Space Program

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a cura di Mascalzone

Nell’universo c’è un sistema planetario molto simile al nostro, pur in scala ridotta. È quello della stella Kerbol attorno a cui ruota, tra gli altri, il pianeta Kerbin abitato da una razza umanoide tanto stupida quanto coraggiosa: i Kerbal, dediti all’esplorazione aerospaziale più di qualsiasi altra cosa.

Sviluppo CondivisoKerbal Space Program è un titolo che fa parlare di sé da diversi anni: pubblicato in alpha già nel 2011, tanto da essere uno dei primi videogiochi approvati attaverso il sistema Greenlight di Steam, in questo lustro è stato protagonista di uno sviluppo continuo portato avanti con solerzia dalla softco indie che lo ha concepito, la messicana Squad che dall’iniziale formazione di soli tre membri si è ingrandita sino a comprenderne 14.Questo ha fatto sì che il gioco, pur mantenendo immutata la sua struttura di simulatore di proiettili altamente esplosivi vaganti nel vuoto cosmico, si sia anch’esso notevolmente espanso migliorandosi costantemente e includendo sempre meglio tutti gli aspetti di un vero programma spaziale, dalla ricerca tecnologica sino a contratti e missioni.La versione beta rilasciata lo scorso dicembre contempla infatti non solo la parte astronautica, da sempre assoluto punto di forza di questo prodotto, ma anche quella scientifica ed economica, offrendo un’accurata simulazione di tutte quelle che sono le feature che la gestione di un complesso di lancio comporta.Il titolo è stato via via ottimizzato rendendone il cuore sempre più affinato in termini di pulizia del codice e prestazioni, cosa che ha reso ancor più fruibile la caratteristica più peculiare di questo lungo processo di sviluppo: l’incredibile apporto fornito dalla numerosissima community, che ha fatto di KSP uno dei prodotti più “moddati” della storia recente dei videogiochi, tanto che Squad sovente altro non faccia che rivedere e implementare ufficialmente quello che già da tempo era stato reso disponibile dai modder (il team è arrivato persino ad assumere alcuni di loro).Insomma un insindacabile successo, dovuto sia alla fedeltà con cui il moto nello spazio e nell’atmosfera viene riprodotto sia alla natura estremamente aperta del prodotto: messo a disposizione un motore grafico, nello specifico Unity, un engine fisico estremamente curato da cui dipende la cosa qui più importante in assoluto, ovvero la forza di gravità, nonché un sistema di assemblaggio che permette totale libertà nella costruzione di razzi e aerei, il resto è stato frutto dell’entusiasmo e della dedizione dei tantissimi appassionati che si sono messi all’opera per offrire sempre più strumenti per giungere là dove nessun kerbonauta è mai giunto prima.

Alla conquista dello spazioInizialmente infatti era solamente disponibile la modalità sandbox, tutt’altro che limitata dato che includeva tutti gli elementi più importanti come il sistema di navigazione e le tantissime parti utili a costruire missili e aviogetti, da vari tipi di motori ai serbatoi sino a superifici aerodinamiche, carrelli d’atterraggio, paracadute, tantissimi accessori e naturalmente le cabine utili a ospitare gli indomiti astronauti che non vedono l’ora di salire la rampa di lancio per chiudersi dentro bombe a orologeria da decine quando non centinaia di tonnellate per esplodere nella gloria eterna o, nel migliore dei casi, essere mandati in orbita con poche o nulle speranze di tornare a casa sani e salvi.Il divertimento consiste dunque nel progettare vettori aerospaziali al puro scopo di sperimentare e raggiungere frontiere sempre più lontane, ripercorrendo i passi della NASA per poi spingersi decisamente oltre.Questa l’anima di KSP, come detto allargata con diverse e succulente aggiunte. In primis un centro ricerche che permette di sbloccare componenti sempre più elaborati per i nostri petardi spaziali: ogni tipologia di modulo è stata suddivisa in tecnologie da sbloccare in successione utilizzando i punti scienza ottenuti completando specifici compiti, come studiare il suolo o l’atmosfera di un pianeta. Ciò si fa attraverso strumenti appositamente adibiti come termometri, gravitometri, sismometri e molto altro, i cui dati possono essere conservati sino alla conclusione della spedizione se questa è di andata e ritorno oppure trasmessi, ottenendo così molti più punti perché così gli strumenti scientifici possono essere utilizzati più volte per analizzare diverse situazioni.Se prima questa progressione era un po’ fine a se stessa, con la beta è arrivato anche il centro di controllo missione che ha finalmente introdotto la modalità carriera: si possono così seguire le varie fasi dell’esplorazione dello spazio, dalla prima orbita attorno al pianeta allo sbarco sulla Luna sino al lancio di sonde e missioni interplanetarie arrivando così a comprendere tutta quella che è l’esplorazione del sistema solare, contestualizzata con una serie di contratti che richiederanno di collaudare, raccogliere dati scientifici, eseguire esperimenti, costruire basi spaziali in orbita o sulla superficie dei corpi celesti, inviare satelliti, soccorrere astronauti e naturalmente il mantra di ogni conquista spaziale che si rispetti: piantare bandiere!In buona sostanza è ora possibile non solo fare quello che ci passa per la testa ma anche seguire un vero e proprio programma, con obiettivi sempre più ambiziosi, ricompense sempre più remunerative e naturalmente costi, sia in denaro sia in vite “umane”, conferendo al gameplay ulteriore profondità da cui ovviamente deriva un maggiore appagamento per il giocatore. Inoltre, già da diversi mesi, è stata resa disponibile un’ulteriore chicca sviluppata in diretta collaborazione con la NASA, che ha chiesto agli sviluppatori di realizzare dei moduli utili per la cattura di asteroidi. Si tratta di una missione realmente in fase di progettazione che prevede di spostare asteroidi in orbita al fine di sfruttarli geologicamente: la palese dimostrazione di quanto un videogioco possa diventare istruttivo, cosa per cui l’ente spaziale americano ha sempre mostrato un particolare occhio di riguardo.

Un universo di modQuesto è quanto è arrivato a offire KSP “liscio”, e certo non è poco. Ma come dicevo si tratta di un titolo che offre una moddabilità eccezionale attraverso cui è possibile renderlo molto più completo, tanto che l’apposita sezione su Curse.com è una delle più ricche e visitate. In primis tantissime parti aggiuntive, che non solo vanno a espandere il già vastissimo set di base ma implementano anche veicoli reali come per esempio lo Space Shuttle o il razzo Saturn V: queste danno sia la possibilità di avere molte più parti a disposizione per le proprie creazioni (spesso integrate nelle ricerche, così da essere contestualizzate alla carriera) sia di volare con quanto già preassemblato dai fan. E c’è veramente di tutto: si va dai rover marziani alle componenti per costruire un avamposto completo di tutto sino all’Enterprise di Stark Trek. E, riguardo al volare, non si può non citare l’utilissimo pilota automatico che, se da una parte non piacerà ai puristi dall’altra rende la navigazione molto più accessibile seppure mai semplice da padroneggiare, dato che qui l’andare dal punto a al punto b semplicemente non esiste poiché si ha sempre a che fare con traiettorie paraboliche, precise accensioni a tempo, rendez-vous e quant’altro: diciamo che è un gran bell’aiuto, che del resto altro non fa che simulare la grande automatizzazione che sussiste anche nella realtà.Ma c’è molto di più: mod grafiche che rendono il gioco più pesante ma anche molto più bello da vedere, un completo redesign del gioco che lo ambienta nel nostro o in altri sistemi stellari, tantissime nuove feature tra cui vanno senz’altro citate quelle che probabilmente verranno poi ufficialmente implementate nella versione 1.0, ossia il multiplayer e il sistema di supporto vitale per gli astronauti, con l’esigenza di respirare e nutrirsi ad aumentare ancora più il livello della simulazione.

– Curato, estremamente simulativo ma anche accessibile

– Varietà e quantità di mod davvero pazzesca

– L’unico limite è la fantasia

Kerbal Space Program offre una riproduzione assolutamente accurata della fisica newtoniana che controlla il moto nel vuoto siderale e la forza di gravità: su questa si basa l’intera giocabilità, il cui principale merito è quello di simulare senza mai stufare, anche per l’ironia che lo permea e lo rende molto più accessibile di titoli simili ma decisamente più seriosi, come l’open source Orbiter, pur risultando altrettanto valido. In definitiva un gioco immenso quanto lo spazio e i corpi celesti che ne costituiscono l’ambientazione, anzi forse persino di più grazie alla straordinaria quantità di mod liberamente scaricabili che lo rendono un prodotto davvero senza limiti.