Anteprima

God Eater 2: Rage Burst

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a cura di Pregianza

Tokyo – Ok, partiamo da principio. God Eater è un titolo per PSP del 2010, poi rilasciato in forma rinnovata con il titolo God Eater Burst. Il seguito, God Eater 2, è arrivato in Giappone su PSVITA nel 2013, dando vita a un marchio di discreto successo, attorno a cui sono stati creati manga e anime. Ora Namco vuole cavalcare l’onda, e ha scelto di farlo rilasciando entrambi i titoli su VITA e PS4. Il primo capitolo adesso si chiama God Eater: Resurrection, e vanta nuovi contenuti e meccaniche rimaneggiate, il secondo invece è diventato God Eater 2: Rage Burst, e oltre a un sistema aggiuntivo nelle meccaniche può contare su un intero capitolo extra nella campagna. Un po’ complicato come piano di release, lo sappiamo, ma l’unica cosa che importa è che la serie sta arrivando, in forma riveduta e corretta, su Playstation 4 ed è pronta a conquistare appieno il pubblico europeo oltre a quello nipponico (già ampiamente convinto). Dopotutto God Eater è un titolo che possiede ogni elemento che i giapponesi amano: mostroni enormi e cattivi, armi esagerate, una miriade di missioni, e un bel po’ di sana profondità delle meccaniche. 
Durante l’evento organizzato a Tokyo da Bandai Namco lo abbiamo provato per un po’, e oggi siamo pronti a dirvi la nostra.
Più ammazzamostri che ammazzadei
Il setting di God Eater non è dei più originali, ma offre comunque spunti interessanti: il mondo è stato distrutto da temibili creature chiamate Aragami. Un’organizzazione chiamata Fenrir distrugge queste bestie con i God Arc, armi derivanti proprio dalle cellule degli Aragami. God Eater 2 si svolge tre anni dopo gli eventi del primo capitolo e affronta gli eventi messi in moto da una strana epidemia, portata da una misteriosa pioggia rosso sangue.
Non abbiamo potuto affrontare molto della campagna, solo qualche missione, ma la complessità di God Eater ci è balzata subito all’occhio. È un gioco molto vicino a Monster Hunter per certi versi, con armi variabili dalle varie caratteristiche, e le missioni principali che si concentrano su grossi mostri particolarmente pericolosi. Attenzione però, siamo ben lontani dalla varietà nelle meccaniche melee del combat system del titolo Capcom: God Eater non si concentra sull’uso di combo variabili e sulle tecniche avanzate, bensì sulla furba gestione delle distanze e sullo sviluppo dei personaggi. Le armi possono cambiare forma, passando da corpo a corpo alla distanza in un istante, ma da lontano richiedono energia per funzionare, con questa che si ricarica solo ripassando alla forma originaria e menando qualche fendente. Siamo quindi di fronte a un combat system dove il fulcro sono le schivate al momento giusto e la necessità di giostrarsi tra attacchi con armi da fuoco e botte faccia a faccia con i mostri, con una cooperativa fino a quattro giocatori gettata allegramente nel mix. 
Come detto, la complessità sta più che altro nello sviluppo dei personaggi e i mostri hanno debolezze elementali (che richiedono di sfruttare vari tipi di proiettili), oltre a vulnerabilità a tecniche extra che possono letteralmente venir equipaggiate dai giocatori per variare il proprio stile. Non finisce poi qui, poiché in Rage Burst il sistema ha subito modifiche sostanziali con l’aggiunta della Blood Rage, una novità che permette ai personaggi di potenziarsi in battaglia. Cerchiamo di spiegarla per benino: la Blood Rage è uno status che va attivato manualmente, e che una volta partito richiede al giocatore di completare dei “patti” selezionabili con la propria God Arc. Più patti si completano entro il tempo limite della Rage, maggiore il potenziamento, anche se non è sempre una passeggiata portare a termine le condizioni necessarie. Di norma questi bonus riguardano la velocità di movimento del personaggio usato o un danno extra percentuale (che può salire enormemente se si completano vari pledge), e rappresentano un vantaggio estremamente significativo contro Aragami molto aggressivi.
La cooperativa resta poi un pezzo importante della produzione e online il titolo saprà di certo farsi valere, anche in virtù della spettacolarità delle boss fight sopracitate. Sarà curioso vedere anche come i team si organizzeranno in battaglia, poiché i mostri più temibili sembrano venir influenzati dalla zona colpita. Mazzuolarli alla testa moltiplicherà il danno, mentre colpirli alle gambe spesso li farà cadere a terra inermi per qualche secondo. 
Insomma, God Eater 2 non ha l’incredibile livello di finezza delle meccaniche di Monster Hunter, ma di chicche non ce ne sono poche, lo sviluppo del personaggio non è legato al solo equipaggiamento come nel titolo Capcom, e il primo capitolo, grazie alle modifiche fatte al sistema, non ha nulla da invidiare al secondo in quanto a profondità, nonostante non ci sia stato modo di testarlo a dovere durante l’evento. 
Non possiamo dirci altrettanto soddisfatti del comparto tecnico invece, poiché parliamo pur sempre di un gioco che arriva dalle portatili, e i cui modelli poligonali sono a dir poco arretrati. Se cercate un graficone, God Eater 2: Rage Burst di certo non vi soddisferà: le mappe non sono minute, ma neanche gigantesche e risultano davvero poco dettagliate, laddove i personaggi e le armi sono ben lontani dall’essere uno splendore. Il rovescio della medaglia è che il frame rate, perlomeno, ci è sembrato impeccabile. Certo, un titolo della saga con l’estetica molto particolare dell’anime sarebbe tutto un’altro paio di maniche. 

– Contenuti e profondità notevoli

– Cooperativa interessante

God Eater 2: Rage Burst è una versione riveduta e corretta di un titolo dal potenziale lodevole, che rispetta i gusti del popolo nipponico al 200% e vanta contenuti di tutto rispetto. Difficile dire se in Europa avrà lo stesso successo che ha ottenuto nella terra del sol levante, ma crediamo sinceramente che possa raccogliere proseliti anche sui nostri lidi. Non appena metteremo le mani su una demo più sostanziosa (e magari tradotta) ne saprete certamente di più.