Recensione

Garfield Gets Real

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a cura di Jack Right

Garfield è un simpatico ed apatico gatto che vide iniziare la sua carriera negli anni settanta ad opera del fumettista Jim Davis. Nel 1988 fu creata su di lui una serie animata che proseguì fino al 1994, dal titolo “Garfield e i suoi amici”. Ultimamente, nel 2004, è uscito un film su questo atipico personaggio. In esso Garfield non sopporta la presenza di un cane in casa; celebre fu in quel caso la partecipazione di Fiorello come doppiatore del personaggio principale. Con un certo entusiasmo venne accolta in sala anche la proiezione di Garfield 2, film divertente e scanzonato adatto ad un pubblico giovane. Purtroppo in ambito videoludico, da che mondo è mondo, personaggi simili difficilmente hanno ottenuto giusti riconoscimenti e, nel caso di questo Garfield Gets Real, i risultati sono a dir poco imbarazzanti. Ed è un peccato, perché svariate tipologie videoludiche avrebbero potuto adattarsi all’estro del protagonista scelto ma, purtroppo, nessuna di esse è stata implementata in maniera decente o quantomeno conveniente. Analizzeremo il prodotto in questione, anticipando fin da ora l’assoluta mancanza di vere idee che ha sotteso lo sviluppo di un titolo evitante e piuttosto inutile.

A caccia di ciboGarfield è un gatto poco propenso alla fatica e amante della buona cucina. Da questa caratterizzazione primaria emergono una serie di minigiochi noiosi e puerili, che paiono quasi strizzare l’occhio alle dinamiche da game&watch tipiche degli anni ’80. In pratica Garfield, nel gioco in esame, stà girando un film. Il primo minigioco che affronterete sarà imbarazzante: in una stanza realizzata in discreto 3d salteranno fuori, non si sa da dove, decine di libri. Il vostro compito sarà prenderli al volo e raccogliere le monete che, senza senso alcuno, assieme ad essi si presenteranno sullo schermo. Muoverete il gatto con la croce direzionale (attenzione, una volta data la direzione anche lasciando il pad Garfield continuerà ad avanzare! Dinamica simile anche questa ai giochi anni ’80) e col Touch Screen: disegnando su di esso con lo stilo una direzione tra quelle disponibili, il nostro eroe effettuerà balzi, scivolate, salti in diagonale e stop. Alla fine di ogni livello otterrete qualche punto supplementare nel caso effettuaste sofisticate acrobazie feline. Pensammo: “tale dinamica farà da preludio a qualcosa di più sostanzioso”. Arriva la seconda scena (il gioco è diviso in scene cinematografiche. Purtroppo non capiamo quale interesse possa avere per il pubblico una scena di un film in cui un gatto balza per raccogliere libri che volano): cambia lo scenario, non siamo più in una camera, bensì in una cucina. Garfield ha fame e pertanto il suo padrone cosa fa? Gli lancia pizze e frittate che lui dovrà prendere al volo. In pratica siamo di fronte alla stessa dinamica del primo minigioco, solo che anziché prendere al volo libri e monete, Garfield raccoglierà Hot Dog, pizze e uova. Una novità a ben vedere c’è: oltre al cibo, il simpatico padrone getterà al gatto anche vassoi vuoti che, con velocità, esso dovrà evitare. “Ok”, pensammo, “il preambolo del gioco si è allungato un poco, ma ora arriverà qualcosa di interessante!!” Il terzo minigioco vede Garfield in un percorso ad ostacoli ambientato in un parco cittadino: anche qui non esiste alcuna libertà di movimento a parte quella di avanzare e saltare. Il gatto andrà sempre avanti ed il suo compito sarà quello di superare indenne altalene ed altre sciocchezze che si frapporranno tra lui e la meta del percorso. Almeno ci fosse qualcuno sulle altalene, no. Sono vuote. E si muovono di moto perpetuo ed autonomo. Dovremmo continuare? Il sistema di controllo è impreciso e non si capisce il perché di una scelta così controproducente. Oltre ad un gameplay talmente semplice da sfiorare il ridicolo, il gioco è pure frustrante: il rilevamento delle collisioni è arbitrario e la possibilità di effettuare giravolte e salti è scomoda e imprecisa. Giusto per completare il tutto non è prevista alcuna modalità multiplayer.

Povero GarfieldLa grafica è l’aspetto migliore del gioco: le semplici ambientazioni in 3d sono realizzate sufficientemente bene, così come il gatto, i personaggi di contorno e le loro animazioni. Il tutto, nonostante la poca libertà cui il titolo porta, riesce comunque a districarsi a livello visivo, anche se, come la storia insegna, una grande grafica supportata da uno scarso gameplay non porterà mai a un buon gioco. Figuriamoci in questo caso dove il comparto visivo non è neppure grande, ma appena apprezzabile. Gli sfondi sono colorati anche se, purtroppo, mancano di dettaglio ed in lontananza (ma anche in vicinanza, seppur meno) tutto tende a sfocarsi ed a farsi confuso. Le musiche sono simpatiche ma tendono a ripetersi, gli effetti sonori si limitano a sottolineare qualche azione standard presente nel gioco, senza mai essere eclatanti.

– Grafica sufficientemente curata

– Manca un gameplay degno di questo nome

– Controlli imprecisi, collisioni arbitrarie

– Longevità bassissima

– Noioso, molto noioso

– In generale in gioco è un contro di suo

4.0

Garfield Gets Real, ci dispiace dirlo, ma è un gioco da lasciare sugli scaffali. Approfittando della notorietà del personaggio tra i più piccoli, il team di sviluppo ha tirato su un titolo senza arte né parte, senza un gameplay quasi. Non sappiamo consigliarlo a nessuno, neanche ai più piccoli o ai fans del gatto. Ripetitivo, schematico, senza fantasia e tecnicamente neanche buono. Non capiamo che senso possa avere una simile uscita. Fosse stato un platform scadente, un 5 glielo avremmo pure dato, se non altro per lo sforzo. Ma nascondere dietro fantomatiche “scene di un film” un gameplay datato almeno 20 anni, ci è parso eccessivo. Evitatelo.

Voto Recensione di Garfield Gets Real - Recensione


4