Recensione

Far Cry 3: Blood Dragon

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a cura di Pregianza

Ah, Ubisoft, per essere una megacorporazione che macina milioni e milioni di dollari di guadagni ogni anno, ultimamente te ne vieni fuori con trovate davvero brillanti. Sul fatto che ci sarebbero stati DLC dedicati a Far Cry 3 nessuno dubitava, vista la qualità notevole del gioco, ma era difficile prevedere che la prima grossa espansione dedicata al titolo avrebbe messo in campo un’ambientazione completamente distaccata dal prodotto originale. Quando poi si è scoperto che il succitato DLC avrebbe visto dei cyborg darsele di santa ragione in un futuro alternativo ispirato ai film più trashissimi degli anni 80… beh, le cose si sono fatte un po’ imprevedibili. L’incredulità è stata tale che l’annuncio ufficiale del primo di aprile ha fregato migliaia di giocatori, nonostante i leak spuntati con qualche settimana di anticipo. 
Noi di Spaziogames siamo giovani fuori ma vecchi dentro. O era il contrario, difficile ricordarselo. Fatto sta che siamo cresciuti a pane, Robocop, smorfie di Stallone ed effetti laser disegnati coi pennarelli fosforescenti sulle pellicole (Tron docet), quindi ci siamo buttati sul codice di Blood Dragon come un leone su una gazzella cicciosa cosparsa di miele. 
E’ stato bellissimo. Vediamo perché.
Fletto i muscoli e sono nel vuoto
Partiamo dalla cosa più importante del nuovo nato di Ubisoft, la trama. Nah, siamo dei simpatici burloni: Far Cry 3 Blood Dragon dal punto di vista narrativo è in realtà una cavolata pazzesca, un frullato di film cult di quel periodo tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei 90 dove il machismo era esasperato fino ai limiti estremi dell’universo, il conteggio morti sul grande schermo superava le stelle nel cielo, e l’eroe medio aveva più muscoli che capelli, pur avendo un sacco di capelli. Interpreterete Rex Colt, un cybercommando Mark IV, impegnato in una missione per salvare un pianeta Terra già devastato dalle guerre nucleari insieme al suo compagno Spider. Le cose vanno ovviamente male, e Rex scopre che la causa di tutto il casino è Sloan, un leggendario soldato dell’esercito americano sotto cui lui stesso ha servito. Comincia così un epico scontro tra titani meccanizzati, in un 2007 alternativo popolato da draghi mutanti, milizie robotiche dal sangue blu, e un bel po’ di luci al neon. 
Lo stesso Dean Evans, game director del DLC standalone, ha affermato di aver creato un titolo incredibilmente stupido, pensato per divertire senza prendersi troppo sul serio. Dopo averlo completato possiamo dire con certezza che ha colpito nel segno, inserendo nel gioco un numero mostruoso di citazioni, momenti stratosferici e battute geniali. Molto del merito va però riconosciuto alla brillante localizzazione del titolo in italiano, i cui testi rendono persino meglio di quelli in inglese. E’ stato fatto un lavoro eccellente nella traduzione e modifica dei dialoghi del gioco, e le risate sono assicurate. La dimostrazione lampante che, spesso, lasciare una certa libertà a traduttori di talento è la cosa migliore che si possa fare.
Io sono la perfezione, gli uomini mi ammirano
Parlando di gameplay, Blood Dragon è più simile a Far Cry 3 di quanto si possa credere, visto il cambio netto di registro, ma non mancano le innovazioni. La base è sempre quella, ci si ritrova in una grossa mappa open world navigabile a piacere con jeep e deltaplani, piena zeppa di basi nemiche conquistabili e animali feroci. La campagna però propone i vari compiti al giocatore in modo piuttosto differenziato. 
Innanzitutto Rex, in quanto cyborg, è già dotato di tutte le abilità basilari senza bisogno di sbloccare scivolate e uccisioni silenziose in serie dal menu di sviluppo del personaggio. Anche il nuovo eroe si potenzia salendo di livello, ma i suoi bonus risultano principalmente passivi, vengono ottenuti automaticamente e gli garantiscono più punti vita, danni aumentati e una serie di altri vantaggi legati all’uso di specifiche armi. Le modifiche cibernetiche di Rex gli donano inoltre una maggior velocità e agilità rispetto a un umano normale, permettendogli di balzare come un giaguaro, scavalcare più o meno qualunque superficie, e cadere da ogni altezza senza farsi male (l’ultima trovata, in particolare, sembra una scelta autoironica per chi criticava la facilità con cui ci si danneggiava cadendo da altezze irrisorie in Far Cry). 
Passato un prologo esilarante, che vi spiegherà rapidamente le meccaniche, vi troverete a vagare per l’isola con la possibilità di completare le quest principali, le missioni secondarie, o semplicemente di buttarvi sugli avamposti. Come nel gioco base, anche in Blood Dragon la conquista di questi ultimi è uno dei momenti meglio riusciti. Si può trionfare in vari modi, o restando in silenzio e eliminando l’opposizione lentamente senza farsi scoprire, o entrando ad armi spianate come il miglior Schwarzy, o ancora disattivando gli scudi energetici del complesso e attirando al suo interno i simpatici Blood Dragon da cui l’opera prende il nome, dei lucertoloni mutanti enormi e poderosi capaci di scagliare laser dalla bocca. Vista la possanza di Rex e l’efficacia dei draghi mutanti è più facile conquistare le postazioni rispetto al passato, ma bisogna fare attenzione, perché nel caso i bestioni decidano di rimanere nella zona per qualche motivo ci si potrebbe trovare a dover affrontare un nemico molto più pericoloso dei soldati robotici dell’Omega Force di Sloan. Dal canto nostro, abbiamo apprezzato parecchio la maggior varietà di queste basi, che vanno da zone all’aperto a strutture sotterranee su più livelli e offrono una lodevole ricchezza di approcci. Una volta conquistate si sbloccheranno numerose nuove quest di salvataggio o caccia, la cui unica utilità è allungare un po’ il brodo e offrire potenziamenti specifici alle armi.
Parlando di bocche da fuoco, Blood Dragon non offre un arsenale enorme, ma quello disponibile è comunque uno spasso da utilizzare. Si va da fucili a pompa a minigun inarrestabili, con un paio di chicche extra che preferiamo non svelarvi. In generale quindi il gioco disfa e soddisfa, specialmente quando si affrontano le missioni principali della campagna, assolutamente spettacolari.
La scelta di avanzare la storia tramite scenette d’intermezzo in grafica retrò e una serie di dialoghi assurdi, non fanno altro che valorizzare la campagna di questo DLC standalone, anche se la crescita automatizzata del personaggio e la perdita di significato della caccia libera potrebbero non venir apprezzati da tutti gli amanti di Far Cry 3
Boia, non trovo la presa SCART
L’unico vero peccato? La campagna è molto, ma molto breve. Le missioni primarie sono pochine, e alcune di queste sembrano strutturate un po’ di fretta, con la possibilità di venir risolte rapidamente correndo verso gli obiettivi segnalati. Complessivamente il gioco offre un quantitativo di ore più che accettabile tra sottoquest e conquiste, ma vista la qualità delle quest centrali ne avremmo voluta comunque qualcuna in più.
Tecnicamente il DLC su console si attesta sugli stessi livelli dell’opera su cui si basa, aggiungendo delle scanlines che fanno molto “televisore Mivar” e una palette di colori uscita dalla mente di qualcuno che ha partecipato a troppi rave party. Funziona, anche in virtù del numero assurdo di barili esplosivi sparsi per la mappa, che offrono numerose occasioni per essere “coreografici” durante le sparatorie. 
Non mancano la solita vagonata di bug minori, tra cui qualche singhiozzo grafico e draghi con il brutto vizio di rimanere incastrati nelle basi, ma raramente ci è capitato di trovarci di fronte a problemi seri. 
Da applausi infine il sonoro, con doppiaggi di altissima qualità anche in italiano (nonostante qualche sbalzo di volume a cui ormai siamo abituati), e musiche fantastiche che catturano alla perfezione l’atmosfera anni 80 del lavoro di Ubisoft

– Bombarda il giocatore con una cascata di citazioni e momenti esilaranti

– Mantiene l’ottimo gameplay di Far Cry 3

– Localizzazione da 92 minuti di applausi

– Durata degna con le quest secondarie

– Campagna principale breve

– Sviluppo del personaggio automatizzato

8.5

Ok, dobbiamo ammetterlo, Blood Dragon non è un DLC contenutisticamente eccezionale, e si limita a rimodellare parzialmente una formula già dimostratasi estremamente solida in Far Cry 3. Il modo in cui propone tali contenuti al giocatore, tuttavia, è dannatamente geniale. Giocare a questo titolo significa venir bombardati senza pietà dagli anni 80, in un turbinio di demenzialità e situazioni esagerate che vi porterà a ridere sguaiatamente come idioti ogni dieci minuti. I veri difetti di Blood Dragon non sono i bug, né la campagna un po’ troppo breve. Il suo più grave problema è la mancanza di una versione retail su console, perché vorremmo tritare il disco e spararcelo direttamente in vena. Anzi, no. Perché come insegna Miss Libertà: “i vincenti non usano droghe”.

Voto Recensione di Far Cry 3: Blood Dragon - Recensione


8.5