Recensione

Expeditions: Viking

Avatar

a cura di Daniele Spelta

Redattore

Ve lo ricordate Expedition: Conquistador? Immagino che la risposta sia negativa, ma non ve ne faccio di certo una colpa. Al di là del suo aspetto grafico datato, il peculiare strategico sviluppato dai ragazzi di Logic Artists aveva tutto, un buon setting, una ricca trama e un giusto mix fra più generi, un po’ gdr, un po’ gestionale e tanta tattica, eppure è sparito ben presto dai radar sia della critica che del pubblico. Dopo oltre due anni di sviluppo, la software house danese ci riprova con un nuovo titolo che molto ha in comune con il suo predecessore, al di là di un’ambientazione decisamente più consona per degli sviluppatori abituati ai lunghi e freddi inverni del nord Europa. Expeditions: Viking mette così in scena le vicende di un clan vichingo sul finire dell’VIII secolo, in una storia fatta di viaggi, spedizioni, lotte e faide lungo le coste della scandinavia e non solo, richiamando quel cocktail a base di strategia a turni ed elementi ruolistici del suo predecessore.
Quasi come l’Edda in prosa
Iniziare una recensione con quello che non c’è, dovrebbe essere un punto a sfavore, ma non è così per Expeditions: Viking che, differentemente dal precedente episodio, ha abbandonato ogni velleità di modalità multigiocatore e questo ha permesso agli sviluppatori di concentrarsi su una campagna ancora più longeva e ricca di contenuti. Come detto in apertura, Expeditions: Viking ci narra la storia di un clan vichingo che, precisamente nel 790 d.C, si trova a dover fronteggiare un inaspettata successione al trono, dopo che il precedente jarl e la sua ciurma sono morti a seguito di un viaggio lungo le coste britanniche. Colpo di scena: voi siete proprio i figli del capo defunto e, secondo colpo di scena, ci sono tanti nemici, interni ed esterni, pronti a mettervi i bastoni fra le ruote e a sottomettere il vostro clan. Nonostante la poca originalità della premessa, che è esattamente la stessa utilizzata anche in The Great Whale Road sempre per rimanere nelle terre del nord, il susseguirsi degli eventi in Expeditions: Viking riesce sempre a tenere viva l’attenzione del giocatore e ha il merito di non scadere in facili cliché che la presenza di corpulenti e barbuti barbari avrebbe potuto suggerire. In Expeditions: Viking non c’è così nessun Odino o qualche altra divinità scandinava sempre pronta a intromettersi a suon di fulmini lanciati da chissà quale punto del Valhalla, perché Logic Artists ha preferito dare un’immagine molto verosimile di quelle dovevano essere le popolazioni del nord Europa, tanto abili a brandire un’ascia o una lancia, quanto pronte ad utilizzare la diplomazia e il commercio per entrare in contatto con le popolazioni vicine o che abitano al di là delle coste. Questo è proprio il perno centrale di Expeditions: Viking, una vera avventura a base di viaggi, conoscenze e lotte con i vicini sempre irrequieti e pronti a scendere in guerra, ma anche di potenziali alleanze con re o capi che potrebbero fornire un prezioso aiuto in vista della lotta per il potere. Uno dei principali meriti che vanno riconosciuti alla software house è il profondo studio sulla ricostruzione storica, indispensabile per dare a Expeditions: Viking un’aura di verosimiglianza, fattore che tutti gli amanti della materia di certo apprezzeranno: non credo che i nomi dei personaggi riprendano quelli di figure realmente esistite, ma sui luoghi, sulle fazioni e sulle situazioni che ci si trova a fronteggiare, sono pronto a mettere la mano sul fuoco. Solo per fare un esempio preso dalle prime fasi del gioco: durante una delle missioni mi sono trovato coinvolto nella lotta portata avanti dal vescovo della Northumbria contro gli ultimi focolai di proto-paganesimo romano che ancora sopravvivevano nell’isola, faida che rappresenta con un certo grado di fedeltà il passaggio tra l’epoca antica e quella medievale in Britannia e che riprende in modo evidente alcuni passaggi scritti da Beda il Venerabile nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum. Nello sviluppo delle molte quest – sia principali che secondarie – non sempre il team è però stato in grado di procedere con una scrittura priva di pecche e coerente nei singoli eventi, con azioni che alle volte cozzano in modo evidente rispetto a come ci si era comportati pochi istanti prima.
 
La lingua dei vichinghi
Il passaggio dalle ricche e lussureggianti foreste del centro America alle terre settentrionali del vecchio continente non è però coinciso con un altrettanto radicale cambio nelle meccaniche di gioco, che ritornano in tutta la loro profondità in Expeditions: Viking. L’opera di Logic Artists non è di certo la prima a basarsi sulla fusione di più generi ma, a dispetto di quanto di solito accade, le varie sezioni si integrano e si fondono alla perfezione, creando così un continuo e un unicum a livello di game design. Una parte preponderante è giocata dall’elemento ruolistico, che emerge non appena si avvia la campagna con la creazione del proprio alter ego virtuale, caratterizzato però da ben pochi elementi estetici, al contrario delle numerose statistiche e parametri da impostare. A differenza di Expeditions: Conquistador, questa volta il proprio personaggio non rimarrà sullo sfondo dell’azione, ma verrà impiegato in prima persona durante gli scontri. La stesso spessore ruolistico accompagna poi i numerosi altri personaggi che mano a mano andranno a comporre il proprio party, composto sia da vari protagonisti principali, obbligatori da usare nelle varie quest, ma anche da numerose figure di passaggio, che siano mercenari reclutabili oppure le figure chiave di una singola sezione di missione. Le caratteristiche dei PG non si limitano inoltre ai soliti punti vita, attacco e difesa  ma, divise in appositi menù, vanno a toccare tutto ciò di cui è fatto Expeditions: Viking, come la diplomazia, la possibilità di avere nuove linee di dialogo o, ancora, la capacità di cucinare e gestire le risorse durante gli spostamenti. Gestire un “cast” così folto non è mai facile, soprattutto nei casi in cui le quest completate accrescano l’esperienza solo dei personaggi utilizzati in quella sezione, fattore che porta così all’utilizzo dei soliti noti. Logic Artists ha invece optato per una distribuzione più democratica, in modo tale da far crescere tutti i personaggi più o meno di pari passo, ma c’è un altro motivo per il quale è praticamente impossibile scendere in campo utilizzando sempre la stessa formazione. Anche in Expeditions: Viking ritorna a gran richiesta il festival dei menomati, di gente con le ossa rotta, con le infezioni intestinali o chissà quale altro malanno, perché le spedizioni durante l’alto medioevo non erano mai delle semplici scampagnate e anche per un vichingo dalla pelle dura, una frattura era un serio problema. Anche la convivenza con i compagni di viaggio non è sempre una questione semplice, perché ogni personaggio ha una sua propria personalità, che va ad influenzare le statistiche e le abilità durante gli scontri a turni. A loro volta, le risposte e i comportamenti adottati duranti i dialoghi hanno delle concrete ricadute sulla reputazione del clan presso i villaggi stranieri e sul morale dei personaggi: uccidere di soppiatto una guardia o chi si fidava di noi porta ad esempio ad un concreto vantaggio iniziale per lo scontro imminente, ma indispettisce di non poco chi preferisce un’azione più onorevole, così come avere un atteggiamento sfrontato verso le divinità o le credenze di certo non metterà di buon umore i compagni più superstiziosi. In questo ambito va segnalata l’assenza della traduzione italiana che, visti i lunghi testi e l’importanza dei dialoghi, avrebbe favorito di non poco l’interazione con un’opera così profonda e ricca di risvolti. Expeditions: Viking accompagna una stratificata crescita dei personaggi con un’altrettanto ricca sfilza di armi, armature ed equipaggiabili, nonché con un sistema di crafting in grado di far nascere dalle mani di un fabbro delle spade sempre più affilate o degli scudi più resistenti. La divisione in classi – piuttosto “liquida” in Expeditions: Viking – fa poi tutto il resto, con ogni personaggio capace di usare solo certi tipi di armi o di sviluppare determinate abilità: un berserk non sarà mai in grado di curare i propri alleati, ma state pur certi che voleranno teste sotto le sue affilate asce danesi. 
Tattiche danesi
Il recente Torment: Tides of Numenera ci ha ricordato come nei vecchi giochi di ruolo le quest si completassero senza nessun spargimento di sangue e in alcuni frangenti Expeditions: Viking riprende questa vena pacifista e sviluppare un personaggio abile con la lingua torna utile per non incappare in combattimenti dai quali spesso è difficile uscirne interi. Si sa però come i vichinghi non fossero proprio dei fini oratori e anzi preferissero lasciar parlare le armi per dirimere la maggior parte delle contese. Anche in Expeditions: Viking ritornano così i combattimenti a turni tanto apprezzati anche nella precedente iterazione, combattimenti che, come del resto tutta l’esperienza di gioco, fanno parte della raffinata ragnatela tessuta dai ragazzi di Logic Artists. Il primo tocco di classe è l’assenza di uno stacco netto ad introdurre i duelli, che non avverranno su mappe a sé stanti, ma anzi ogni personaggio occupa la posizione in cui si trova proprio nell’istante in cui è stato ingaggiato il duello. Tale fluidità riguarda anche gli status dei personaggi: affrontare una battaglia dopo lunghe ore senza riposo o totalmente a stomaco vuoto non è mai una buona scelta, motivo per cui valga sempre la pena interrompere i lunghi spostamenti visitando i rifugi sparsi per la mappa, a meno che non si voglia vedere scendere la resistenza del proprio guerriero o la mira dell’arciere. La seconda qualità delle fasi strategiche è l’ampiezza e la costituzione della mappa, suddivisa nei canonici esagoni su cui spostare i personaggi. Oltre che le dimensioni, esse sono anche impreziosite da numerose coperture – intere o per metà corpo – e dalla immancabile fog of war, utile per tendere imboscate agli ignari guerrieri. In questi frangenti gioca inoltre un ruolo fondamentale la telecamera, che per fortuna può essere ruotata di 360°. Uno zoom un po’ più allargato, utile per avere una visuale più ampia, non avrebbe però guastato. Andare alla ricerca della casella migliore dalla quale scoccare la prossima freccia non è però sempre la scelta migliore, perché non è raro vedere un proprio guerriero finire gambe all’aria per via del terreno scivoloso o finire vittima di qualche trappola piazzata proprio dietro un angolo cieco. Expeditions: Viking è un gioco che costringe a spremere le meningi, i duelli durano parecchi minuti e non sempre è facile avere la meglio, motivo per cui un sistema di salvataggio anche in questi frangenti non avrebbe fatto scomodo. Ad impreziosire ulteriormente il combat system intervengono poi le differenze tra i vari personaggi, il fatto che ognuno impugni due armi, la presenza di scudi in grado di assorbire i colpi e i pressoché infiniti status e abilità che ciascun guerriero mette in campo. Fidatevi che se facessi qua l’elenco di tutti i “trucchetti” vi ruberei parecchi scroll ma, giusto per fare alcuni esempi, si possono demoralizzare i nemici, avvelenarli, accecarli, spingerli per terra, togliere a loro lo scudo, individuarli dalla distanza con una freccia segnaletica, attaccarli in modo passivo quando passano accanto o, al contrario, guarire i propri alleati, accrescere i loro attacchi con un urlo di guerra, piazzare ogni sorta di trappola o, ancora, sfruttare un attacco aggiuntivo grazie ad esempio all’agilità di un fromboliere. Come se non bastasse, ogni personaggio ha a disposizione due movimenti, ma non vi è alcun obbligo se prima muovere e poi attaccare, viceversa, oppure sfruttare qualche abilità particolare. Dulcis in fundo, Expedition: Viking è un gioco in grado di mettere alle strette anche i giocatori più esperti e gode di una IA davvero intelligente ma, per la gioia dei neofiti o di chi volesse semplicemente godersi una bella storia senza sudare le proverbiali sette camicie, esistono quattro livelli di difficoltà ben calibrati e molte opzioni per regolare il tasso di sfida. 
Pausa pranzo
Expeditions: Viking è insomma un bellissimo puzzle e un ulteriore tassello è rappresentato dall’aspetto gestionale, che aggiunge ulteriore profondità alla gestione delle risorse che si recuperano dai corpi dei nemici abbattuti, completando le quest, ma anche rubando a destra e a sinistra perché, al contrario della maggior parte degli altri GDR, quasi mai verrete fermati da qualche guardia proprio quando state saccheggiando casse e cesti. Anche io ci penserei due volte a mettermi lungo il cammino di cinque vichinghi, ma alle volte ci sono siparietti piuttosto comici in questo senso. Al di là del come vengano recuperate, le risorse hanno molteplici utilizzi, possono essere utilizzate per forgiare nuove armi, combinando le erbe nascono le medicine con cui curare chi si trova nell’infermeria, il denaro è indispensabile per avviare gli scambi con i vari mercanti, ma i vari materiali sono anche la base per far crescere e sviluppare il proprio insediamento di origine, garantendosi in tal modo preziosi bonus. La gestione delle risorse ricopre inoltre un ruolo di primo piano anche per gli spostamenti lungo la mappa del “mondo”, una cartina stilizzata sulla quale sono visualizzati i vari insediamenti e rifugi, questi ultimi luoghi più o meno sicuri nei quali far rifocillare, riposare, mandare a caccia o guarire i membri della spedizione, compiti che comunque possono essere delegati all’AI. 
La dura vita del vichingo
Expeditions: Conquistador aveva moltissimi punti a suo favore, ma fra questi certamente non figurava la componente estetica, che risultava piuttosto povera anche per un titolo che non aveva la pretesa di lasciare il giocatore a bocca aperta. Con Expeditions: Viking, i ragazzi di Logic Artists hanno fatto alcuni passi in avanti, soprattutto nella ricostruzione di ambienti vivi e ricchi di dettagli, con scrosci di pioggia che battono incessantemente sui boschi e corsi d’acqua che tagliano in due villaggi con capanne, mura e resti di un passato oramai lontano. Negli ambienti aperti Expeditions: Viking riesce a raggiungere un’ampia sufficienza, cosa che al contrario non avviene quando si entra negli spazi chiusi, ma sono ancora una volta i personaggi a lasciare l’amaro in bocca, con modelli riciclati di frequente, molto spogli e anonimi. Le animazioni hanno al contrario subito dei netti miglioramenti e ora risultano meno spigolose grazie all’utilizzo del motion capture che però, per ovvi motivi, non ha coinvolto ad esempio i lupi e gli altri animali, le cui zampe si muovono con la fluidità di rigidi tronchi. Le colonna sonora composta per Expeditions: Vikings spicca – proprio come nel suo predecessore – per una serie di tracce molto ispirate e che oltre tutto cambiano in base al luogo, molto più vicine a tonalità nordiche e scandinave quando ci si trova in Danimarca, al contrario più dolci e melodiose quando si mette piede nelle isole britanniche. L’unico difetto è ancora una volta la poca varietà. Infine, la vita di un vichingo nel 790 d.C non doveva essere di certo facile ed ecco forse spiegato il perché Expeditions: Viking sia un gioco così afflitto da bug, probabilmente per aumentare il senso di immedesimazione. Lasciando stare per un attimo le tristi battute, la versione testata per questa recensione – la 1.0 – era afflitta da seri problemi tecnici che ci si augura vengano risolti non appena dopo il lancio: i caricamenti erano lunghi e spesso si “incastravano” arrivando al crash del gioco, ogni tanto i combattimenti non potevano essere portati avanti perché era impossibile spostare le pedine oppure perché i nemici da eliminare non apparivano sullo schermo.

HARDWARE

Requisiti minimi:– Sistema operativo: Windows 7– Processore: Intel Core2 Quad Q9400 2.66 GHz– Memoria: 4 GB di RAM– Scheda video: NVIDIA GeForce GTS 450– DirectX: Versione 10– Memoria: 12 GB di spazio disponibile– Scheda audio: DirectX Compatible Sound Card

Requisiti consigliati:– Sistema operativo: Windows 10– Processore: Intel Core i7 3.4GHz– Memoria: 8 GB di RAM– Scheda video: Nvidia GTX 660– DirectX: Versione 11– Memoria: 12 GB di spazio disponibile– Scheda audio: DirectX Compatible Sound Card

– Non il solito strategico a turni

– Non il solito gioco di ruolo

– Ogni azione ha delle conseguenze

– Una vera avventura vichinga

– Difficoltà molto scalabile

– Graficamente appena oltre la sufficienza

– La mancanza dell’italiano qua potrebbe essere un freno

– Tutti i difetti tecnici verranno risolti al lancio?

8.5

Tutto quello che c’è da dire su Expeditions: Viking potrebbe essere riassunto in pochissime parole: se avete amato Expeditions: Conquistador non avete motivi per non dare nuovamente fiducia ai ragazzi di Logic Artists.La software house danese è stata abile a limare i difetti del precedente e ad arricchire il nuovo episodio della serie con tante sapienti trovate, creando un vero mix di più generi, che non vivono in compartimenti stagni, ma al contrario si fondono alla perfezione, dove ogni decisioni ha delle ricadute sul proseguo dell’avventura. Qualche difetto comunque rimane, le quest alle volte si contorcono su loro stesse creando una serie di eventi piuttosto strani e graficamente siamo appena oltre la sufficienza, ma sono i problemi tecnici la principale fonte di preoccupazione, nella speranza che questi vengano corretti al momento del lancio.

Voto Recensione di Expeditions: Viking - Recensione


8.5