Recensione

Dynasty Warriors volume 2

Avatar

a cura di Fabfab

Certe cose si ripetono ciclicamente ogni certo tempo: Natale e Pasqua, il raffreddore, i giochi sportivi della EA e la saga di Dynasty Warriors di Koei. Sbarcata su Psp l’anno scorso, in poco più di un anno siamo già al terzo titolo della serie (includo nel conteggio anche la variante rappresentata da Samurai Warriors). Da appassionato dovrei essere molto contento, ma la mia esperienza ed un certo pizzicore alla base del collo mi avvertivano che mi sarei trovato ancora una volta a giocare il solito, vecchio, ma vecchio veramente, Dynasty Warriors…

Ogni persona ha le sue debolezze ed una delle mie è quella di essere riuscito ad apprezzare per anni una saga come quella di Dynasty Warriors (e del suo clone, Samurai Warriors), che di anno in anno non faceva che ripresentare lo stesso gioco con minime varianti. Inevitabilmente alla fine anch’io ho cominciato a risentire di una certa ripetitività di fondo e ad avvertire una certa stanchezza nell’affrontare ogni volta sempre la medesima sfida. Fortunatamente è intervenuto il secondo capitolo di Samurai Warriors (per PS2 e 360) a risollevare un po’ le sorti di una saga ormai stantia, ma il beneficio è stato solo temporaneo. Sono bastate poche ore giocate a questo Dynasty Warriors volume 2 per far riemergere l’antica stanchezza. Per dirla in poche parole questo “nuovo” capitolo non presenta nulla di sostanzialmente diverso dal prequel uscito sempre su Psp un annetto fa.

Giusto per sbrigare le formalità di rito, un accenno al gioco.Dynasty Warriors proietta il giocatore in una Cina mitologica in cui, morto l’imperatore, alcuni clan si scontrano per assicurarsi il controllo del regno. L’utente può scegliere uno tra i 48 eroi disponibili per ciascuna fazione e gettarsi nella battaglia. In sostanza il gioco è un picchiaduro a scorrimento: il personaggio prescelto, qualunque esso sia, è nettamente più forte dei soldati nemici ed è in grado di falciarne a decine contemporaneamente, trovandosi in difficoltà solo negli scontri con i leader avversari. I controlli sono semplici ed immediati, ogni combattente dispone di un attacco debole ed un potente, più il colpo speciale. Può inoltre correre, saltare e pararsi.

Se sulle console maggiori la particolarità del titolo è quella di proiettare il giocatore in un immenso campo di battaglia solcato da decine di soldati contemporaneamente, lo stesso non accade su Psp. Innanzitutto il campo di battaglia è stato trasformato in una scacchiera, in cui ogni quadratino corrisponde ad una minuscola porzione dello stesso, in cui “entrare” e combattere. Ovviamente lo scopo è conquistare più quadrati possibili, ogni volta che si entra in uno spazio già occupato dal nemico ha inizio lo scontro, altrimenti l’acquisizione avviene automaticamente una volta che il segnalino è stato spostato sulla casella libera. Dunque anche i movimenti vengono decisi spostando il cursore, non il personaggio, perdendo così tutta la bellezza di potersi muovere su di un vero battleground. Non è possibile muoversi per più di una casella ogni turno ed ogni spostamento su mappa comporta il trascorrere di una certa fetta di “tempo virtuale”. Inoltre l’andamento della battaglia non è lineare e non sono rari i casi in cui all’improvviso dentro aree già conquistate ed apparentemente sicure compaiano dei nemici, obbligando il giocatore a repentini e frequenti spostamenti nell’area di gioco.

Una volta entrati in ogni mini-sezione, si scopre che questa è popolata da meno avversari del previsto, almeno rispetto al numero cui siamo abituati: difficilmente ci si ritrova a combattere contro più di dieci nemici, mentre gli altri compaiono all’improvviso solo dopo che i primi sono stati sconfitti. Per acquisire il controllo di un’area, comunque, non è necessario abbattere tutti gli avversari, ma è sufficiente ucciderne un dato numero, sufficiente ad abbassare il morale delle truppe e spingerle a ritirarsi. La scelta di spezzettare in questo modo l’azione è dovuta alla necessità di adattare il gioco ad una console portatile, ma resta il fatto che in questo modo le battaglie sono molto meno divertenti e poco soddisfacenti.

Prima di ogni battaglia è possibile scegliere fino a quattro ufficiali che ci affiancheranno, combattendo al nostro fianco con i loro poteri speciali e le loro truppe. Purtroppo il discorso resta buono solo nelle intenzioni, perché anche se in teoria abbiamo truppe ed ufficiali che ci accompagnano, in realtà l’impressione rimane quella di combattere da soli e non si notano significative variazioni nell’azione a scegliere un alleato piuttosto che un altro. In definitiva gli scontri sono troppo semplici anche al livello massimo di sfida e qualche grattacapo può venire solo dagli eroi avversari, ma anche questo accade raramente. Per il resto, lungo i livelli oltre che a sconfiggere i nemici ci si può e deve dedicare al recupero di oggetti, armi, potenziamenti e cavalcature ivi disseminate, in modo da poterne usufruire nella battaglia successiva.

La modalità di gioco principale di questo Dynasty Warriors 2 è rappresentata dal classico Musou Mode, che poi è la modalità storia. Una volta scelto il proprio personaggio lo si guida attraverso tutta una serie di battaglie già note ai cultori della saga, fino all’epilogo delle vicende. Peccato che, a differenza delle versioni per le console maggiori, qui la narrazione avvenga tramite semplici schermate statiche, venendo a mancare gli ottimi filmati con cui Koei è solita accompagnare le vicende. Alla modalità storia si affianca quella libera, che permette di affrontare la battaglia desiderata con l’eroe preferito, ed un buon numero di modalità esclusive per il multiplayer.

Tecnicamente ci troviamo di fronte ai soliti problemi. I personaggi principali sono colorati ed abbastanza dettagliati, mentre i soldati generici appaiono piuttosto anonimi. Gli ambienti, invece, sono spogli e grigi, con pochissimi elementi interattivi. Inoltre imperano pop-up e nebbione: oggetti, strutture e nemici appaiono improvvisamente dal nulla, mentre la profondità di campo non raggiunge un paio di metri virtuali, mentre tutto il resto è avvolto da un deprimente grigiore uniforme. L’audio è il solito tecno-rock di marca Koei, mentre mancando le scene animate sono del tutto assenti le voci dei vari personaggi.

– Per appassionati della saga

– La mappa richiede un minimo di strategia per essere affrontata

– Combattimenti troppo spezzettati

– Troppo facile

– Nessuna vera novità

5.5

Dynasty Warriors volume 2 per Psp è un titolo pensato esclusivamente per gli amanti della saga che desiderino ritrovarne feeling e giocabilità anche su console portatile: va detto che rispetto alle versioni per console maggiori l’esperienza di gioco è molto più limitata e di conseguenza meno soddisfacente, ma tant’è, alternative non ce ne sono. Tutti gli altri, invece, lo troveranno semplicemente un prodotto sempre uguale a se stesso, nel bene e nel male…

Voto Recensione di Dynasty Warriors volume 2 - Recensione


5.5