Recensione

DuckTales Remastered

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a cura di Alex Overkilll

Il ricorso alla tecnologia dell’alta definizione per rispolverare vecchi glorie videoludiche del passato recente o remoto si è oramai saldamente affermato, forte anche di un buon riscontro da parte del pubblico. E Capcom si è ripetutamente dimostrata, dal canto suo,  una delle compagnie ad avere più a cuore il ritorno in gran spolvero dei propri titoli storici, non lesinando perciò sul riadattamento dei franchise più amati, ancora vivi nel palpitante cuore di migliaia di appassionati di vecchia data. Sembrava perciò solo una questione di tempo prima che facesse il suo ingresso nel mercato il remake di uno dei giochi più famosi e apprezzati della compagnia: DuckTales.
Usando la licenza dell’allora amatissima serie televisiva Walt Disney, la software house giapponese fece uscire nel lontano 1989 per NES (e successivamente per Game Boy) un platform ad essa dedicato, ottenendo consensi oltremodo positivi, largamente giustificati da una qualità del prodotto decisamente alta. Il momento del suo ritorno, felicemente anticipato negli scorsi mesi e ribatezzato “DuckTales Remastered“, è finalmente giunto, rendendosi disponibile per le vecchie leve del videogaming e per il pubblico più giovane ignaro dei capolavori che furono. Riesumazione ben legittimata dai risultati, o bieca operazione commerciale senz’anima? Scopriamolo insieme.
Storie di paperi, ma che bei paperi
Appare chiaro sin dai primi minuti di gioco come il lavoro di ammodernatura del titolo originale – diretto dai ragazzi di WayForward – sappia decisamente il fatto suo, non deludendo in nessun campo, ma anzi proponendo il gioco come sempre lo si sarebbe sognato, e lasciando unire in un caldo avvolgente abbraccio presente e passato. Il team di sviluppo, insieme a una nuova e brillante veste grafica, ha infatti provveduto a rifinire ulteriormente quanto già c’era di grande nel gameplay e level design originari. Un’azione svecchiante e restauratrice atta proprio a lasciar sposare il lavoro con i tempi correnti, presentando una struttura di gioco di oltre due decenni fa senza farne pesare l’età anagrafica.
DuckTales anche nella sua nuova forma rimane un platform bidimensionale di vecchia scuola, con una mappatura semplice ed efficace dei livelli, così come dei comandi. Ci si muove per le mappe, si salta, e si annientano verticalmente i nemici col fedele bastone a mo’ di pogo, il cui memorabile utilizzo è stato per l’occasione semplificato. Ora è infatti necessario azionare un solo comando, invece di accompagnarlo – come in passato – verso il basso con pressione continua della croce direzionale, togliendo intelligentemente quella che sarebbe potuta passare per una nociva forzatura del sistema di controllo.
Proprio in merito ai livelli fa davvero piacere ritrovare tutta la vivacità di quelli originali, dai bordi più smussati grazie ad alcune modifiche qua e là collocate (insieme a interi stage inediti, come lo stesso prologo) e incastrate in una più completa narrazione. A differenza dell’originale, DuckTales Remastered presenta infatti una storia maggiormente complessa e organica, attraverso l’utilizzo di intermezzi e dialoghi doppiati dalle voci inglesi del cartone, o almeno da quelle ad oggi sopravvissute. Dispiace in questo senso non poter rigodere dell’ottimo lavoro di doppiaggio italiano dell’epoca, come quello dell’ottimo Gigi Angelillo, storico interprete di Paperon De Paperoni, oggi ancora in vita.
Ad aggiungere plusvalore ci pensa poi un’IA nemica riscritta e più competitiva, culminante nelle spassosissime boss fight, con pattern d’attacco rivisti e largamente diversificati rispetto al passato.
Stravolto, e in meglio, l’impianto grafico: i grezzi pixel degli anni ’80 hanno fatto spazio a meravigliosi modelli bidimensionali per ogni personaggio visualizzato su schermo, magistralmente animati e colorati per un effetto cartoonesco oltremodo calzante. Fondali e ambientazioni, invece, sono categoricamente a poligoni, e il risultato è un universo “2.5D” gradevole e azzeccato (un po’ meno nell’ottica dei puristi delle due dimensioni).
Applausi infine per la colonna sonora, composta da riusciti remix degli splendidi  brani originali (a partire dalla sigla d’apertura, omaggiata in questa pagina come i più attenti di voi avranno già potuto notare), motivo – tra i tanti – per cui ancora oggi il gioco viene ricordato.
Nota per i più esigenti: un ottimo corredo di contenuti artistici bonus da acquistare con il denaro reperito nei livelli saprà fare la sua sporca parte, tra decine di bozzetti, schizzi, disegni a matita, sfondi e musica.
Ogni giorno c’è una nuova storia
Come si sa molto bene, i giochi di una volta non erano certo paragonabili a quelli di adesso. E soprattutto in termini di sfida. Non esistevano salvataggi, ogni errore era pagato con la morte, e tutto sembrava essere allestito per trasformare il povero giocatore in un ammasso ululante di rabbia e frustrazione. Ma a quei tempi andava bene così. Del resto avere avuto a disposizione un sistema di checkpoint sarebbe equivalso a ledere la natura stessa dei videogames dell’epoca. I tempi però cambiano, e l’utenza anche. Ragion per cui riproporre DuckTales con un livello di difficoltà invariato avrebbe alienato una fetta di pubblico fin troppo consistente. Per questo motivo Remastered presenta una rosa d’opzioni di sfida liberamente selezionabile dal giocatore, secondo le proprie capacità e preferenze attitudinali. Si parte così con una modalità “Easy” a crediti infiniti, salvataggi costanti, danni dimezzati e una comoda mappa consultabile di ogni mondo esplorato, per arrivare a un “Hard” con danni maggiori, vita minore, nemici più veloci, e l’assenza di oggetti curativi. Non contento, il team di sviluppo ha anche inserito per i fan più accaniti una speciale opzione “Extreme”, contenente, oltre che i malus della difficoltà precedente, anche l’utilizzo obbligatorio del pogo classico (quello a doppio input) e la totale privazione di save points.
Tutto questo si traduce in un prodotto che sa venire incontro agli utenti hardcore, tanto quanto a quelli che i supplizi digitali di un tempo non riescono a masticarli bene. E’ scontato dire che terminare l’avventura alla difficoltà più bassa non abbia certo la stessa resa che farlo a quella massima, più che altro in termini di tempo (e, ovvio, soddisfazione), ma DuckTales rimane, comunque lo si consideri, figlio degli anni che furono, terminabile come tale nell’arco di un’ora circa, anche meno. Sta ai suoi fruitori decidere se bruciarlo in una fugace partitella senza pensieri, o passarci intere ore nel tentativo di raggiungere l’agognato finale, tempestati da decessi istantanei e persistenti come da antica tradizione.

– E’ DuckTales! Ed è tornato!

– Riadattamento grafico delizioso

– Difficoltà adattabile a ogni utenza

– Breve, come la vecchia scuola impone

– Mancanza del doppiaggio originale italiano

8.0

DuckTales Remastered tiene fede alla seconda parola del proprio titolo, facendolo nel migliore dei modi, come i cultori del prodotto originale avrebbero sognato. Nonostante i decenni alle sue spalle, riesce a proporsi ancora dannatamente divertente da giocare e perfettamente adattato al contesto videoludico contemporaneo, merito dell’ottima fattura del proprio antenato e di tutte le migliorie che vi sono state apportate dal capace team di sviluppo. Nuova gradevolissima estetica, nuovi stage, rivisitata intelligenza artificiale, comparto musicale, architettura livelli, e aggiunta di dialoghi, difficoltà, e di materiale bonus sbloccabile. Il prezzo di 15 euro per un simile prodotto magari non è per tutti, ma coloro che avessero già amato il titolo originale, o quelli che malauguratamente ancora non lo hanno potuto fare, dovrebbero già ritenerlo parte integrante della propria collezione.

Voto Recensione di DuckTales Remastered - Recensione


8