Anteprima

Destinazione: l'isola del tesoro

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a cura di Mindead

E’ facile imbattersi in film che prendono ispirazione diretta da romanzi più o meno conosciuti, forse non tutti sanno che parecchie opere letterarie prendono forma sul grande schermo pur rimanendo semplici titoli di coda e talvolta ciò accade anche per i videogames. In questo caso Destination: Treasure Island rappresenta il sequel di una storia di Robert Louis Stevenson del 1883: L’ isola del tesoro. Non è la prima volta che un libro ed un videogame hanno qualcosa a che fare, abbiamo già assistito al “richiamo di Chtulu”, di H.P. Lovecraft e a Clive Burker col suo “Undying”. Dal nome del gioco, dal nome del libro, è facilmente intuibile che si tratta di storie di pirati, tesori nascosti ed isole misteriose, ed infatti cosi è. Il romanzo è ambientato nell’età d’oro della pirateria nella prima metà del Settecento, e narra di una vecchia mappa del tesoro ritrovata fortuitamente dai protagonisti, tra cui spicca il giovane Hawkins, che li condurrà in un movimentato viaggio dal porto inglese di Bristol fino ad una remota isola del Mar dei Caraibi. Il videogioco si propone come sequel del romanzo proiettando l’azione ben quattro anni dopo l’opera letteraria a cominciare dal momento in cui Hawkins, diventato ormai un uomo, è stato soggiogato da alcuni pirati e rinchiuso nella cabina della nave di cui è capitano. Attraverso l’aiuto di un pappagallo prodigioso però egli riesce a fuggire dalla sua prigione approdando sulla spiaggia di un’isola. Il pappagallo, dal suo canto, ripete frasi che sembrano quasi istruzioni per il ritrovamento di un tesoro presente nei paraggi, un indovinello o forse una filastrocca. Hawkins parte immediatamente alla ricerca di indizi per far luce su questa ricchezza sepolta chissà dove. Qui accade che il giocatore prende possesso dell’azione, catapultato in un mondo tridimensionale con locazioni suggestive.Tale interfaccia richiama notevolmente altri titoli che con Myst hanno visto probabilmente il loro massimo splendore, come questi ultimi, infatti, “Destinazione: L’isola del tesoro” contempla la presenza di oggetti chiave pressoché ovunque, il ricercatore più attento e scaltro può avere la meglio sull’ isola e sui suoi misteri interagendo con trabocchetti classici per questo stile di gioco. Immancabile è l’inventario, nel quale conservare gli oggetti di varia e bizzarra natura che s’incontrano sul cammino, sicuramente indispensabili per sbloccare chissà quale arcano marchingegno e proseguire verso l’ennesimo puzzle. L’unica alternativa che spezza la monotonia di questo sistema sono i nodi da marinaio, ossia dei rompicapi che permettono di cimentarsi nei celebri nodi marinai, imparando ad apprezzare le diverse combinazioni.

Testando il gioco ciò che si evince è che “Destinazione: L’ isola del tesoro” non tenta minimamente di ostacolare il percorso del giocatore offrendogli degli indovinelli molto semplici ed intuitivi che chiunque può risolvere facilmente. Essi non presentano mai schematiche neanche un tantino più complesse che tentino di coinvolgere maggiormente la logica del giocatore e si limitano alla combinazione di oggetti, al corretto posizionamento di statuette, ecc. Insomma a drag and drop dall’ inventario in poi. A difesa del titolo giunge però la grafica, non che spicchi oltre modo per originalità o presenti chissà quali effetti ultramoderni, bensì è pervasa da un’ atmosfera da cartolina, tra il villaggio vacanze Alpitour e Far Cry. La natura caraibica è tanto lucente quanto colorata e sprigiona un senso di relax poco presente magari in tanti altri titoli che abbiano come sfondo il tema dela pirateria.Le animazioni sono ridotte all’ osso.Per quanto riguarda il sonoro, il rumore del vento che si infrange sulle fronde degli alberi e il dolce suono delle onde che accompagnano il soave cinguettio degli uccelli colpiscono davvero il giocatore, mentre l’ unica cosa innaturale sembrano essere i passi dell’uomo.

In conclusione, considerando il limitato budget con cui hanno dovuto portare avanti questo progetto gli sviluppatori di Kheops Studio, il gioco sembra comunque promettere bene, in considerazione anche del contenutissimo prezzo al pubblico (29,90 euro).