Recensione

Cold Fear

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a cura di S1lverangel

L’arte è un campo di esplorazione infinito e immensamente variegato, dove c’è l’eterna possibilità di creare e sperimentare. Il videogioco è un’espressione artistica che, trovando nello spettatore un vorace protagonista, necessita continuamente di nuova linfa vitale e, portato proprio da tale esigenza, si addentra nei meandri della sperimentazione, prendendosi la piena libertà di ispirare e farsi ispirare.La Darkworks, autori di “Alone in the Dark 4”, si armano delle esperienze altrui per provare a creare un prodotto interessante e attuale. Cold Fear, questo il nome della loro ultimo titolo horror, trova ispirazione in Resident Evil 4, sia per quanto concerne la storia sia per il gameplay, cosa più che lecita data l’immane bellezza del titolo Capcom.Voglio inoltre premettere che gli sviluppatori hanno sempre etichettato il loro titolo non come un survival horror, ma come un action horror. Questo a mio avviso è un elemento fondamentale, che il videogiocatore non deve sottovalutare minimamente prima di iniziare il gioco.

Exocelle dal nullaCold Fear narra le gesta del malcapitato agente speciale della guardia costiera, Tom Hansen, incaricato di compiere un sopralluogo su una baleniera russa, tormentata da chissà quali orrori e devastata da una violentissima tempesta. Poco dopo l’inizio dell’avventura, verremo a sapere che il “Cartello”, una compagnia russa intenta nella creazione di armi genetiche, ha sfruttato la sciagura di una piattaforma d’estrazione marittima che in precedenza era stata aggredita da un folto gruppo di Exocelle, una strana specie animale che si impossessa del corpo di altri esseri viventi, rendendoli mostruosi e molto pericolosi, proprio come faceva “La Plaga” in RE4. La baleniera, unico scenario della nostra avventura, non è altro che un laboratorio per esperimenti genetici su cavie umane, sottoposte al contatto con queste fantomatiche Exocelle. Con l’andare del tempo, questa trama, priva di articolazioni e colpi di scena, risulta banale e scontata e non riesce minimamente ad incuriosire il videogiocatore, a peggiorare il tutto ci si mette una realizzazione pessima della narrazione, che ha come unico strumento degli squallidi diari sparsi qua e la per la nave.

Meglio sulle spalleIl gioco ha due visuali, la prima per l’esplorazione, la seconda per i combattimenti. Durante l’esplorazione la visuale è totalmente in terza persona, con delle telecamere fisse, davvero infelici, che creano non pochi problemi. Capiterà spesso che dovremo fare diverse volte lo stesso percorso perché non riusciamo a vedere una porta o un corridoio.La seconda visuale è la OTS (Over the Shoulders, sopra le spalle), praticamente uguale a quella di RE4. Con la pressione continua di un pulsante dorsale spostiamo, dunque, la telecamera sulle spalle del nostro alter ego videoludico, con altri due pulsanti spariamo e colpiamo col calcio dell’arma impugnata, con la levetta analogica destra miriamo, mentre con la sinistra ci muoviamo. Come potete intuire l’unica implementazione rispetto all’OTS di RE4 è la possibilità di muoversi mentre miriamo, una scelta molto utile soprattutto per il fatto che Tom accenderà automaticamente una torcia, essenziale nelle stanze buie o per leggere le scritte sulle porte.Visto così il gameplay di Cold Fear, sembrerebbe molto buono, ma purtroppo non è così, il sistema di puntamento è inspiegabilmente lento e impreciso, i movimenti del personaggio sono macchinosi, colpire un nemico da lontano e velocemente risulta estremamente arduo e frustrante, inoltre è totalmente inutile colpire i nemici in un posto diverso dalla testa. Ma la cosa più frustrante è la mancanza della possibilità di voltarsi istantaneamente per affrontare eventuali avversari.Il gioco è strutturato in obbiettivi e si svolge interamente sulla nave, costringendo così il giocatore a muoversi nel medesimo ambiente, per altro non vastissimo, per tutta la durata dell’avventura. I pochi elementi sbloccabili, 15 video e un quarto livello di difficoltà, non riescono ad elevare il livello rigiocabilità, che rimane piatto.

GraficaLa grafica è, senza dubbio alcuno, l’aspetto migliore del gioco. Gli ambienti della nave, soprattutto quelli esterni, sono ben realizzati e riescono a conferire al titolo uno stile tutto suo. Il video giocatore viene subito colpito dalla spettacolare ambientazione che abbraccia l’intera avventura, grazie ad un violenta e ben realizzata tempesta che influenza ogni aspetto grafico e giocabile di Cold Fear. La nave è soggetta ad enormi onde che provocano un dondolio costante e realistico all’imbarcazione, gli oggetti, in balia del moto ondoso e del forte vento, si spostano in moto realistico e tal volta rappresentano dei seri pericoli per il povero protagonista. Non di rado, le onde riescono a raggiungere gli ambienti di gioco, rendendo difficile il controllo dell’equilibrio. Capiterà spesso che verremo improvvisamente sospinti verso i bordi della nave causandoci così una morte improvvisa, ovviabile solo grazie a dei pronti riflessi.I colpi di scena non avvengono solo all’esterno della nave, gli scenari interni, caratterizzati da una scarsa illuminazione e da una forte componente splatter, ci riserveranno molte sorprese. Cadaveri decomposti e martoriati ci cadranno addosso all’improvviso, inavvertitamente romperemo alcune fonti di illuminazione, restando così al buio, naturalmente non possono mancare i classici mostri che ci assalgono alle spalle.È assodato che l’ambientazione è originale e coinvolgente, purtroppo la stessa cosa non si può dire per il personaggio giocabile che è privo di carisma ed è caratterizzato da animazioni legnose, peggio ancora sono i nemici, anonimi e senza alcun elemento horror.La cosa più incredibile e curiosa è come sia possibile riuscire a non conferire al gioco una benché minima atmosfera horror, con una grafica tanto dettagliata e delle ambientazioni così ben realizzate. Sono quantomeno belli i filmati sbloccabili.

SonoroGli effetti sonori si mantengono nella norma, le musiche sono poche e simili tra loro, ma sono comunque gradevoli e riescono ad introdurre il giocatore nelle varie situazioni. Da segnalare “Use Your Fist and Not Your Mouth” di Marilyn Manson. I doppiaggi sono completamente in italiano ma privi di emozioni.

grafica dettagliata

ambientazioni spettacolari

la tempesta influenza realisticamente tutto il gioco

telecamere ostiche

trama scontata e priva di spessore

visuale OTS sfruttata male

animazioni legnose

meccanica di gioco lenta

6.6

Cold Fear mi sembra un titolo sperimentale, più che un prodotto finito, nelle prime battute di gioco risulta molto interessante per poi decadere lentamente. Le originali e particolari ambientazioni incuriosiscono non poco e meritano di essere giocate almeno una volta nella vita di ogni amante di videogames, ma le telecamere, piazzate con superficialità, le ridicole animazioni dei mostri, i tediosi caricamenti e l’inconsistenza della trama annullano il senso di angoscia, non spaventano il videogiocatore e rendono Cold Fear prevedibile e scontato già dopo la prima ora di gioco.

Detto questo, consiglio il gioco solo a chi ha voglia di sperimentazione videoludica senza grosse pretese, magari il prezzo ridotto gli avrebbe dato più spazio e più motivi per comprarlo. Le basi per il giocone c’erano tutte, ma da sole non servono a niente e a nessuno, non mi resta che sperare in un sequel che possa conferire al titolo le giuste peculiarità per distinguerlo e rendergli giustizia.

Voto Recensione di Cold Fear - Recensione


6.6