Recensione

Catherine

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a cura di Dr. Frank N Furter

Per celebrare l’imminente arrivo nei negozi europei di Catherine vi riproponiamo la nostra recensione, arricchita questa volta dai dettagli sulla localizzazione e da una esaustiva videorecensione!

Gli appassionati videoludici lamentano da qualche tempo una scarsa varietà nell’offerta ludica di questa generazione di console. C’è chi dice “troppi sparatutto”, altri invece si lamentano di storie tutte uguali con personaggi (preferibilmente calvi) stereotipati all’inverosimile, senza contare la folta schiera di chi sostiene che le software house giapponesi abbiano esaurito la loro vena creativa. Su tutto questo si erge Catherine, una ventata d’aria fresca nell’universo del videogame che non prevede sparatorie, soldati, navi da guerra o scimmiottamenti di altri brand famosi. Semplicemente diverso da quanto visto fino ad ora, il titolo sviluppato da Atlus ci racconta una storia divertente, a tratti grottesca, che parla delle debolezze umane e le mette a confronto le une con le altre.

Katherine, la prima moglieSe stai sognando di cadere devi svegliarti subito, altrimenti morirai nella vita reale. Questa è la frase del momento nella città dove vive Vincent, trentuno anni, fidanzato con Katherine, una giovane donna in carriera decisa e capace, ansiosa di capire se l’uomo di cui è innamorata ha serie intenzioni coniugali. Vincent vive da solo in un piccolo appartamento, ha da poco cambiato lavoro e non ne vuole sapere di matrimonio e figli, preferisce passare le serate al suo bar preferito in compagnia degli amici di sempre e un buon bicchiere d’alcool. E’ proprio durante una sera come queste che appare Catherine, bionda, giovane, sensuale, il tipo di donna per cui Vincent perderebbe immediatamente la testa. E così accade, dando vita a tutta una serie di situazioni sempre più assurde che porteranno il protagonista a riflettere intimamente sulla sua vita, cosa è più importante per lui e soprattutto chi scegliere tra le due ragazze. In realtà il gioco non traccia una separazione netta tra “giusto” e “sbagliato”, anzi, lascia all’utente la completa libertà di scegliere il percorso a lui più sentimentalmente vicino, il finale che otterrete (tra gli otto disponibili) sarà dunque plasmato sulle vostre scelte durante tutto l’arco narrativo e in particolare nel finale, poco prima della resa dei conti. La storia di Vincent è una “scalata” verso la maturità, l’età adulta, verso una scelta di vita che non è né giusta né sbagliata, ma personale e per questo insindacabile. Il nostro eroe è un personaggio completo, è re della scena sempre e comunque, tutti gli attori secondari si relazionano con lui facendo scoprire al pubblico un tassello della sua personalità ogni volta diverso. Dunque il cast è per così dire “Vincent-centrico”, mentre gli amici dello Stray Sheep Bar e le due ragazze sono un gustoso contorno che gode di una buona caratterizzazione estetica e caratteriale. Catherine, sotto questo punto di vista, è un titolo in cui storia e personaggi sono bene amalgamati e soprattutto coerenti con il loro ruolo, non ci sono plot hole o trovate discutibili, tutto funziona e lo spettatore non può che goderne.

Climb or dieDopo aver esaminato la storia, passiamo al cuore del gameplay: le sessioni notturne durante le quali Vincent ha degli strani incubi dove è costretto ad arrampicarsi in cima ad un’altissima costruzione fino a raggiungere un piccolo piazzale per riposarsi. Essenzialmente Catherine potrebbe essere definito un puzzle game, lo scopo del gioco è sfruttare i cubi presenti lungo il percorso per creare una via adatta a raggiungere l’uscita. I blocchi possono essere spinti in avanti, indietro, verso destra e sinistra; si può spingere un’intera fila di blocchi non importa quanti essi siano, inoltre Vincent potrà arrampicarsi su di essi solo uno alla volta. La principale caratteristica di questi cubi è la loro capacità di rimanere sospesi nel vuoto se collegati tra loro anche su un singolo lato. In questo modo è possibile creare delle scale fatte di blocchi e addirittura piattaforme; imparare a sfruttare questo principio è alla base del gameplay, ad esso infatti si collegano naturalmente tutta una serie di tecniche avanzate che Vincent imparerà nel corso del gioco trovandosi di fronte a sfide man mano sempre più lunghe e complesse. D’altra parte esistono diverse tipologie di blocchi: quelli scuri non possono essere spostati in alcun modo, quelli marroni sono pesanti da muovere, facendovi perdere tempo prezioso, i blocchi di ghiaccio vi faranno scivolare nel vuoto, quelli in rovina si distruggeranno dopo tre passaggi, gli esplosivi scoppieranno rendendo fragili i blocchi nelle vicinanze e distruggendo quelli già precari, i cubi trappola si attiveranno non appena toccati scatenando dei mortali aculei, quelli mostro si possono spostare da soli, i blocchi a sorpresa possono trasformarsi in uno qualsiasi tra quelli appena descritti. A complicare le cose si aggiungono altri due elementi: le pecore e il tempo. Le prime non sono altro che uomini come Vincent, ognuno di loro vede infatti l’altro come una pecora. All’inizio basterà scontrarsi con le altre pecore per farle cadere al piano inferiore, ma dalla seconda parte di gioco in poi gli avversari diventeranno più grossi e letali costituendo un ulteriore minaccia. Il tempo è un fattore fondamentale in ogni livello poiché i blocchi sotto di voi non rimarranno lì in eterno, bensì crolleranno lasciando solo il vuoto alle vostre spalle; inoltre, negli stage speciali quando affronterete dei boss, questi vi inseguiranno senza sosta fino al traguardo mettendo a dura prova i vostri nervi. Un piccolo aiuto è dato da alcuni oggetti ottenibili lungo il percorso o in vendita dalla pecora mercante nelle aree di sosta in cambio delle monete enigma ottenute durante la scalata. I cuscini mistici servono per aumentare il numero dei “continua” disponibili, la bibbia invece distruggerà tutti i nemici nei paraggi, potrete rinvenire anche dei piccoli blocchi utilizzabili al momento giusto per creare un cubo extra essenziale per proseguire, oppure far vostro uno speciale energy drink che per un breve lasso di tempo vi permetterà di scalare due blocchi alla volta, inoltre potreste trovare una campanella in grado di rendere tutti i blocchi dei cubi normali, utile quando siete bloccati da blocchi scuri o semi distrutti. Per limitare l’utilizzo di questi oggetti il vostro inventario ne ospiterà solo una alla volta e nel caso in cui otteniate un item senza aver usato il precedente questo verrà automaticamente sostituito senza poterlo usare. Un ultimo aiuto è offerto dal tasto select che vi permetterà di cancellare le ultime nove azioni compiute, ottimo se per errore avete spostato un blocco nella direzione sbagliata per la pura fretta di scappare. Catherine si presenta dunque come un puzzle game complesso e interessante, dove la pratica e l’istinto contano moltissimo e imparare tutte le tecniche diventa essenziale per proseguire la scalata. Il suo punto di forza è senza dubbio la completa libertà nell’affrontare i livelli di gioco: proprio come le scelte “morali” all’interno della storia, starà a voi decidere come salire. Non esiste un solo metodo funzionante, bensì molteplici, anche guardando i video di altri giocatori vi renderete conto come il gameplay sia libero da percorsi pre-impostati. A tratti potrebbe risultare frustrante, tuttavia Catherine offre i classici tre livelli di difficoltà con la possibilità di cambiarlo durante il giorno.

Eravamo quattro amici allo Stray Sheep BarPrima dei suoi incubi notturni, Vincent si ritrova con i suoi amici più intimi allo Stray Sheep Bar. Questo è l’unico frangente in cui il protagonista è libero di muoversi. All’interno del locale si possono svolgere diverse attività, ad esempio potrete giocare a Rapunzel, una versione arcade del gameplay notturno dove però avrete solo tre vite, un numero prestabilito di mosse e la possibilità di cancellare solo nove volte un passo falso: una sfida nella sfida. Esplorando il bar troviamo un juke-box dove cambiare la musica di sottofondo con temi di altri importanti giochi Atlus (Persona, Nocturne, Digital Devil Saga e altri), in bagno potrete sciacquarvi la faccia ed avere visioni sul prossimo incubo oppure controllare le foto piccanti inviatevi da Catherine. L’aspetto più importante riguarda l’interazione con gli altri personaggi: ascoltare le loro storie, capirne i problemi e aiutarli a superarli; inoltre molti avventori del locale saranno i compagni di scalate durante le sessioni notturne. Un oggetto di vitale importanza è il vostro cellulare attraverso il quale potrete salvare i progressi, ricevere e inviare e-mail e accedere ai livelli già superati per migliorare il proprio punteggio e ottenere una valutazione migliore. Vincent inoltre è un amante degli alcolici, per questo motivo potrete ordinare del sakè, whisky, birra o un cocktail, durante la bevuta il nostro eroe rifletterà su quando sta accadendo e alla fine del bicchiere il gioco vi fornirà delle simpatiche informazioni riguardanti la bevanda appena consumata. Il livello alcolico nel sangue farà sì che Vincent cammini in maniera stramba all’interno del bar ma dall’altra parte vi renderà più veloci durante la scalata notturna. Lo Stray Sheep Bar non offre comunque molto altro da fare, appare come una struttura limitata per quanto interessante e, a parte Rapunzel (un gioco nel gioco) si passa immediatamente alle fasi notturne in un meccanismo che assomiglia a quello visto in Persona 3 e 4 con la sola differenza che quest’ultimi, per la loro natura di giochi di ruolo, danno molta più libertà di scelta al giocatore.

La più bella del reame Decidere chi sia più attraente tra Catherine e Katherine è un arduo compito che lasciamo a voi lettori, d’altra parte la scelta del cel shading appare davvero azzeccata poiché offre uno spettacolo visivo godibile senza mettere sul lastrico una software house come Atlus. Eccellente il lavoro dello Studio 4°C che ha curato le scene anime style con cura e perizia, peccato siano piuttosto brevi. Le animazioni facciali dei protagonisti sono buone anche se abbiamo notato qualche imperfezione nei momenti più intensi, come se i personaggi non potessero stupirsi o impaurirsi oltre un certo livello emozionale (Vincent escluso). Se proprio dovessimo trovare un difetto al comparto tecnico potremmo citare i caricamenti, in generale piuttosto lunghi, a volte superando i venti secondi. Ottimo il doppiaggio americano, la localizzazione dei sottotitoli in italiano e il lip-synch, le musiche sono state affidata al maestro Shoji Meguro che anche questa volta riesce ad esaltare il pubblico con un alcuni brani davvero azzeccati anche se la qualità generale non raggiunge le altissime vette delle produzioni precedenti. Abbiamo invece riscontrato qualche problema col sistema di controllo, un difetto emerso anche nel precedente articolo sulla demo giapponese. In sostanza l’estrema sensibilità dei comandi a volte induce il giocatore a commettere un errore come spingere un blocco sbagliato o cadere da un’altezza considerevole. Un particolare che doveva godere di una cura certosina visto il gameplay del gioco, basato anche sulla componente temporale che spinge l’utente a pensare e agire in fretta. Dal punto di vista della longevità, il titolo raggiunge tranquillamente le quindici ore, inoltre la presenza di otto finali differenti e l’indicatore dell’ordine e del caos mosso dalle vostre risposte nel gioco, sono un ottimo incentivo a finire il titolo più di una volta. Se questo non dovesse bastarvi, sappiate che oltre alla modalità storia (Golden Playhouse) ne esistono altre due chiamate Babel e Colosseum. La prima è collegata direttamente ai risultati ottenuti nello story mode poiché per sbloccare gli stage speciali dovrete ottenere un numero sempre crescente di trofei d’oro. La sua caratteristica principale risiede nel fatto che i livelli saranno ogni volta diversi e potrete affrontarli in cooperativa locale con un amico che impersonerà Katherine. La seconda invece è una modalità competitiva, sempre a due giocatori off line, nella quale vince chi arriverà per primo in cima o chi rimane in vita. Gli stage sono gli stessi della modalità storia. Le funzionalità online del gioco si limitano alle classiche leaderboard e ai sondaggi sulle risposte che hanno dato gli altri giocatori nei confessionali posti nelle aree di sosta.

– Storia e personaggi di alto livello

– Gameplay interessante e impegnativo

– Ottimo uso del cel shading

– Otto finali differenti e tre modalità di gioco

– Buona localizzazione in italiano

– Le sessioni allo Stray Sheep Bar potevano essere più consistenti

– Qualche piccolo difetto nel sistema di controllo

8.7

Catherine è un titolo unico, una ventata d’aria fresca nel panorama videoludico. E’ sicuramente un prodotto che verrà ricordato anche nelle generazioni successive, magari come capostipite di un genere o forse come isolato e folle esperimento di Atlus. Tuttavia non è un gioco esente da difetti, una cura maggiore per le sessioni pre-notturne avrebbe giovato alla varietà di gioco, inoltre le due modalità extra non godono del multiplayer online. D’altra parte abbiamo un puzzle game impegnativo e divertente e soprattutto un impianto narrativo diverso dal solito, un cast formato da persone comuni che non fanno altro che discutere delle loro paure quotidiane, dei loro problemi personali cercando conforto negli amici più cari. Una perla del mondo videoludico che fortunatamente è arrivata anche da noi, da provare assolutamente.

Voto Recensione di Catherine - Recensione


8.7