Anteprima

Army of Two

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a cura di Meno D Zero

L’arte di farlo in dueDiciamocelo: giocare in due sulla stessa console è sempre stato una spasso, fin dai tempi più antichi (Pong insegna…). Una sana e leale competizione che intercorre tra i due videogiocatori, quasi mai sconosciuti, più spesso amici, è una delle cose più belle, dopo il sesso, da fare in due.Con rispetto parlando per l’on-line e i suoi 124 mila giocatori in contemporanea che si massacrano in allegri deathmath, ma lo spirito di sfida pura e cristallina che alberga in un classico doppio sulla stessa console ha ancora oggi un fascino ipnotico ed immutato.Stessa cosa e uguale godimento ludico quando si coopera con il compagno di cui sopra per il conseguimento di un obiettivo comune, ed è proprio qui che le cose iniziano a farsi interessanti, dato che negli ultimi anni o in tempi recentissimi (basti pensare agli esempi in parte riusciti del divertente Crackdown, del tattico Rainbow six o del best-seller Gears of Wars) non sono stati molti i titoli concepiti esclusivamente per essere giocati, vissuti ed interpretati in compagnia cooperativa.Ma ora c’è Army of two, previsto per la metà di novembre per ps3 e x-box 360, e le cose rischiano di cambiare.Decisamente in meglio.

Fratelli di armiAlla presentazione ufficiale organizzata nei centralissimi uffici milanesi della Electronic Arts ci accolgono l’entusiasta game designer del gioco (fa sempre piacere vedere gente così appassionata al proprio lavoro) e il capo-progetto qualità del titolo in questione.Alle loro spalle due megaschermi e svariate console collegate (la versione in prova, tanto per cambiare, era per 360) tutto questo per spiegarci ed illustrarci le meraviglie tecniche, e di gameplay soprattutto, di Army of two.E lo fanno partendo dalla trama, forse l’aspetto meno rilevante per un gioco di questo tipo, ma che comunque ci vede impegnati a vestire gli sporchi panni di una svitata coppia di mercenari, appartenente ad un’unità speciale americana per la risoluzione di crisi a livello militare: i due vengono inviati sul posto, aiutandosi l’un altro uccidono tutto e tutti, e in pratica pongono fine alla crisi.Bello eh?

Ho bisogno di teQuello che contraddistingue maggiormente Army of Two da un comune sparatutto in terza persona è rappresentato “dall’arte della cooperatività” nella sua definizione più semplice e totale: per sopravvivere bisogna giocare in due.Detto così potrebbe risultare semplicistico ma, sessione giocata alla mano, le cose sono parecchio più complesse e divertenti di come appaiono dato che è inutile andare a zonzo per lo stage sparando a tutti i nemici, non si avrà vita lunga così, conviene invece sfruttare le abilità di coppia della squadra, come ad esempio raccogliere una portiera caduta da un rottame lì vicino ed usarla come scudo per avanzare, mentre il nostro compagno, al riparo dietro di noi, può fare fuoco liberamente, oppure aiutare il nostro socio a scalare un muretto, sollevandolo o abbassandolo a piacimento per permettergli di prendere la mira rimanendo comunque al riparo…o ancora: paracadutarsi in due su un avamposto nemico, un giocatore comanda il rollio e l’inclinazione del paracadute, l’altro prende la mira e fa fuori i cattivi.Di esempi del genere ce ne sarebbero a decine, dato che il gioco è basato ed incoraggia l’azione cooperativa come mai nessun’altro titolo aveva fatto finora, e dopo qualche minuto di prova sul campo dobbiamo ammettere che far fuori i cattivi in coppia non è mai stato così appagante e divertente.Inoltre, gli scenari da ripulire dalla fauna nemica, si prestano ad approcci tattici differenti: uno stage è stato ripetuto due volte proprio per mostrare quest’importante peculiarità.Tattiche di accerchiamento o di copertura reciproca sono una componente ludica naturale, come anche le immancabili e coreografiche mosse da rissa effettuabili una volta che si è vicino al nemico (un braccio teso, una testata, un calcio volante ecc ecc…tutte mosse molto “tamarre”), e come non citare le esagerate e divertenti manifestazioni di entusiasmo possibili tra i due personaggi del gioco?

Non morire senza di meTutto il gioco deve essere vissuto come un gigantesco parco dei divertimenti esplosivo da affrontare esclusivamente in due: via split screen sulla stessa console, via live con un amico lontano fisicamente o più semplicemente in singolo con un AI che prende il controllo dell’altro personaggio e che, stando alle dichiarazioni del game designer, dovrebbe adattarsi alle capacità del giocatore e può ricevere anche semplici comandi vocali utilizzando la cuffia in dotazione.Persino la morte accidentale di uno dei due giocatori non sfugge a questa ferrea logica di cooperazione totale: una volta liberata l’area da eventuali nemici, il personaggio sano dovrà raggiungere quello ferito al suolo, e tramite il superamento di un classico minigioco pigia-tasti a cui partecipano entrambi i giocatori, potrà curare il compagno riportandolo in vita. Altra caratteristica basilare del gameplay è data da una specie di tachimetro presente nella parte superiore dello schermo di gioco, indica la quantità di “attenzione” che uno dei due giocatori sta ricevendo da parte del nemico, una volta che si è raggiunto un certo limite si possono effettuare alcune mosse speciali, come il gasantissimo Back to Back: ovvero schiena contro schiena, col tempo rallentato in una sorta di bullet-time e il caricatore delle armi infinito, i due giocatori scatenano l’inferno su qualunque cosa si muova per lo schermo…ovviamente tale condizione dura solo per pochi secondi.La cooperazione viene estesa anche ai mezzi di trasporto, dato che jeep e dune-buggy si guidano alla classica maniera: uno comanda il mezzo, l’altro spara.

Il mio garage ha piu’ armi del tuoCon un certo stupore apprendiamo inoltre che Army of two offre una trentina di armi, dalla pistola al lanciarazzi, suddivise in 3 categorie (primaria, secondaria, speciale), e vera chicca per la tipologia di gioco, tutte le armi sono uppgradabili e personalizzabili nelle prestazioni come nell’aspetto fisico.Vedere un normale mitra, con le dovute modifiche, trasformarsi in una specie di letale lanciarazzi corazzato con tanto di griffe personalizzata e caricatore in oro massiccio lascia piacevolmente stupiti.Ogni arma infatti è rappresentata da alcune caratteristiche come potenza, precisione, maneggevolezza, peso ecc…che possono essere incrementate acquistando i relativi pezzi di ricambio o potenziamenti per creare qualcosa di realmente unico e letale, ed eventualmente prima dell’acquisto si può procedere ad una prova sul campo esercitandosi in un poligono di tiro.Anche le armature e le maschere in acciaio indossate dai due protagonisti del gioco possono essere cambiate e personalizzate, donando al titolo un’inaspettata quanto piacevole veste collezionistica.Scambiando due chiacchere in via confidenziale col disponibile game designer gli abbiamo fatto notare che questo aspetto di gioco ricordava in un certo senso le manie di modifica e di potenziamento delle auto in Gran turismo, lui ha riso confermando che quando hanno deciso di implementare questa caratteristica era proprio alla divertente personalizzazione del parco macchine dei titolo Poliphony che stavano pensando.Ottimo e abbondante.

Questione di stileUna cosa che ci ha colpito fin dall’inizio, a parte il divertimento cooperativo che pervade tutto il gioco, è stato lo Stile.Uno mood che si rispecchia al cento per centro con il look dei due esagerati protagonisti: sempre protetti da un’armatura e da una maschera in metallo stile Jason delle serie di venerdi 13.Tecnicamente il titolo appare solido e fluido, il motore di gioco gestisce caos e personaggi su scherno in quantità e in scioltezza, inoltre i due protagonisti sono resi perfettamente in tutta la loro iperbole visiva, un’unica critica che ci sentiamo di muovere al comparto tecnico riguarda le esplosioni in generale: terribilmente sotto tono rispetto all’ottima qualità grafica mostrata.I comandi di gioco sono relativamente semplici ed intuitivi e nascondono una potenzialità di sviluppo ludico notevole, data esclusivamente dall’arte della collaborazione che si deve instaurare tra i due giocatori, anche in questo frangente, abbiamo ravvisato una certa macchinosità nel gestire la telecamera manuale per inquadrare al meglio la situazione di gioco.L’intelligenza artificiale dei numerosi nemici su schermo andava dal buono al ridicolo: per la maggior parte del tempo sparavano cercando riparo, occasionalmente tendevano a farsi falciare esponendosi troppo…tutto assolutamente in linea per giochi di questo tipo, niente di sconvolgente al momento.Insomma difetti più che altro veniali e probabilmente dovuti alla natura relativamente incompleta della versione mostrata per la presentazione.Per chi scrive si tratta sicuramente dell’ennesimo titolo da non perdere dell’incredibile e sempre più lunga e nutrita lista di titoli previsti entro la fine dell’ anno.Siete avvisati.