American Gods 1x02

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a cura di Antron93

Se pensavate che la prima puntata fosse sconvolgente, preparatevi a rimanere stupiti. Ancora. 
La storia prosegue, Shadow e Wednesday riprendono il loro viaggio alla ricerca di improbabili alleati. Ma con che obiettivo e, soprattutto, contro quali nemici? Ecco la recensione del secondo episodio di American Gods.
Nuovi nemici, nuovi alleati
La prima puntata si apriva con l’arrivo dei vichinghi in America, questo nuovo episodio comincia con una nave negriera in viaggio verso il Nuovo Continente. 1696. Uno schiavo invoca la divinità Anansi affinché li liberi in modo da vendicarsi degli schiavisti. Si presenta un uomo che spezza le catene e li sprona a bruciare la nave, a costo della loro vita. Tuttavia, dai resti della nave, sopravvive un ragno, che raggiunge così il Nuovo Mondo. 
Presente. Shadow è sopravvissuto all’attacco di Technical Boy e torna da Wednesday per chiedere spiegazioni. Il vecchio accenna ma non risponde. I due ripartono alla volta di Chicago in cerca di Chernobog e delle tre sorelle, mentre Shadow viene contattato dalla misteriosa Televisione…
They want to blow your mind
Come già detto, se pensavate di non averci capito nulla nella prima puntata, probabilmente la seconda sarà anche peggio. 
Continua lo stralunato viaggio di Shadow e di Wednesday, con il primo che è sempre più convinto di star perdendo il senno. Prima l’attacco di Technical Boy e la misteriosa limousine virtuale, poi le visioni riguardanti la moglie e ora l’arrivo di Televisione e la sua proposta di saltare la barricata per stare dalla parte dei “vincenti”. Ma è ancora troppo presto per tirare le somme nel caso non abbiate letto il libro. Però attenzione, perché i segnali sono ormai evidentissimi e i due incipit dovrebbero avervi fatto accendere una lampadina.
In tutto questo, Wednesday tenta di dissimulare qualcosa di più grosso, di vitale importanza, un qualcosa che sta dietro a questa specie di guerra “underground”. Comincia ad accennare a Shadow che, probabilmente, il suo lavoro consisterà in fare sacrifici ben più grandi dell’essere impiccato o percosso. Forse, impazzire potrebbe essere il male minore.  
Nel corso di questa “The Secret of the Spoons”, si mantiene un ritmo serratissimo che non lascia un attimo di respiro allo spettatore. Folle. Le scene si susseguono ininterrottamente, senza tregua, e staccano, sfumando quasi, solo nelle parti dedicate a Belquis, la mangiauomini che sembra quasi soffocare le sue vittime e cibarsene nel corso degli amplessi.
Come nella prima puntata, i dialoghi sono magnetici e penetranti. 
Il discorso iniziale tenuto da Anansi arriva dritto come un pugno nello stomaco. Un discorso diretto, esplicito e crudele per degli uomini che, in ogni caso, sono condannati ad una morte indegna e ingenerosa. 
Lo stesso vale per il monologo di Televisione, che punta chiaramente il dito verso le persone normali, verso tutti noi. Siamo uomini che hanno votato loro stessi alla Televisione, allo schermo. E intanto passiamo del tempo a guardare un altro schermo per non sentire la noia che ci attanaglia. Siamo vittime di noi stessi, siamo i nostri stessi carnefici. Siamo deboli. Siamo inutili. Idolatriamo qualcosa perché sappiamo di essere piccoli ed insignificanti.
E così come il primo episodio si chiudeva con un cliffhanger, anche questo decide di congedarsi con un altro colpo di scena. Chernobog aveva promesso di uccidere Shadow nel caso avesse perso a dama e si sa: una promessa è una promessa.

The Secret of the Spoons decide di alzare ancora di più l’asticella dopo il già ottimo primo episodio. La vicenda si fa sempre più intricata e oscura e Shadow capisce che qualcosa sta succedendo nell’underground americano. Queste prime due puntate di American Gods continuano a mantenersi fedelissime all’originale tracciando un solco profondissimo nella produzione televisiva americana della stagione televisiva 2016/2017. La speranza, quasi ormai certezza, è che il livello di pathos e di tensione narrativa si mantengano costanti per tutta la durata dell’intera stagione ma, con la supervisione di Gaiman stesso, possiamo star certi che rimarremo a bocca aperta ancora molto a lungo.