Recensione

Cursed Mountain

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a cura di Mauro.Cat

I survival horror hanno rappresentato, un paio di ere videoludiche fa, un genere di grandissimo richiamo. La trasformazione graduale di Resident Evil in un action game e l’incapacità di rinnovarsi in maniera convincente di Silent Hill, giusto per citare le serie più note, hanno, di fatto, reso i survival horror puri un prodotto sempre meno conveniente per gli sviluppatori.Incurante di questa costante flessione del genere dell’orrore, Sproing Interactive, prodotta da Deep Silver Vienna, ha sviluppato per Wii l’intrigante Cursed Mountain.L’originalità dell’ambientazione di gioco ha suscitato un discreto interesse intorno al titolo già durante la fase di sviluppo. Tutta l’avventura si svolge infatti sulle vette dell’Himalaya e intreccia l’esplorazione di villaggi, prevalente, ad alcune fasi di vera e propria risalita.La trama, ambientata negli anni Ottanta, è incentrata sulla ricerca di Frank Simmons, uno scalatore scomparso durante un’arrampicata, e sulle ire di una vendicativa dea. Alla guida di Eric Simmons, il fratello del disperso, dovremo fare luce sui molti punti di domanda e in particolare sulla presenza di oscure apparizioni.Le meccaniche di gioco, molto classiche, appaiono ad un primo impatto molto vicine ai titoli della serie Silent Hill, mentre alcune scene di intermezzo e l’impronta narrativa ricordano il mai troppo lodato Eternal Darkness per GameCube.

Il rito e il sigilloIl sistema di controllo di Cursed Mountain è costruito intorno all’utilizzo del telecomando e del Nunchuk. Mentre le fasi di esplorazione sono piuttosto classiche nell’impostazione (non vengono mai utilizzati i sensori di movimento del Wii), i combattimenti e la rottura dei sigilli risultano piuttosto originali. Le apparizioni dei fantasmi circondati da un alone di fumo grigiastro, vanno individuate grazie all’uso del terzo occhio, assegnato al tasto C, e vanno abbattute con la classica arma da taglio o con una sorta di colpo a distanza. Una volta indebolito l’avversario, su questi appare un sigillo che va spezzato con il puntatore, la pressione del tasto A ed una serie di gesti “rituali” da effettuare con Wii Remote e Nunchuk. Talvolta i riti sacri vanno eseguiti anche su oggetti come porte o statue. Proprio questi riti di liberazione dei “fantasmi dei dannati”, per quanto interessanti, finiscono talvolta con l’appesantire il ritmo dell’azione, soprattutto quando si affrontano sequenze particolarmente lunghe di combattimento e si rivelano imprecisi. Alcuni movimenti in particolare, sebbene semplici all’apparenza, vengono riconosciuti con una certa difficoltà. Questo difetto, che si supera solo con una buona dose di addestramento, appare frustrante specie contro gli avversari più ostici che necessitano di molti colpi prima di mostrare il marchio e quando, nelle fasi più avanzate, le combinazioni risultano sempre più complicate e rapide da eseguire.I combattimenti vanno anche analizzati sotto un’altra ottica. La presenza di armi da fuoco che non utilizzano proiettili permette al giocatore una maggiore libertà di azione. Non è necessario centellinare i colpi, come in altri survival horror, e per questo gli scontri risultano più frenetici. Una grossa ingenuità appare invece l’utilizzo del sistema di cura del protagonista. I bastoni di incenso da bruciare sugli altari rappresentano ciò che erano le erbe verdi in Resident Evil. Il problema è che questi non possono essere utilizzati in ogni occasione e contro alcuni boss, che si affrontano in stanze senza altari, si rischia di esaurire l’energia e dover riaffrontare il nemico pur avendo a disposizione una gran scorta di ricariche. Il difetto è in parte compensato dalla ricarica di salute automatica che ci offre la “liberazione” di ogni fantasma, ma forse questo particolare andava curato meglio.

Lento e calmoIl primo aspetto che colpisce nella struttura di gioco è legato al ritmo volutamente compassato di tutta l’azione. Già dalle prime sequenze ci ritroviamo dispersi in luoghi da esplorare, senza alcuna mappa: i dettagli nascosti ci permettono di non sprecare tempo seguendo percorsi errati. Il protagonista si muove con passo lento, anche quando abbozza una corsa, ma non per questo rovina l’esperienza di gioco. Le atmosfere, più evocative che paurose, i richiami alla religione e gli ottimi effetti sonori contribuiscono a creare un buon coinvolgimento generale che ben si miscela con un ritmo di gioco riflessivo. Cursed Mountain merita di essere affrontato senza fretta e senza l’obiettivo di giungere il prima possibile alla sequenza finale. Gli enigmi di gioco sono piuttosto classici, quasi sempre basati sulla ricerca di oggetti da combinare o sigilli da spezzare, ma generalmente appaganti.Graficamente il titolo alterna alti e bassi. Non possiamo che apprezzare l’enorme cura per i dettagli o alcuni effetti, splendida ad esempio la tempesta di neve iniziale, ma il tutto si attesta su tonalità sbiadite, per scelta stilistica ovvio, che talvolta scadono nella monotonia. Per un titolo ambientato sull’imponente catena montuosa himalayana ci aspettavamo inoltre un’ampiezza di panorami e un senso di vertigine ben più esaltati. In rare occasioni si ha realmente la sensazione di essere sulla vetta del mondo. Una nota di demerito và certamente all’aspetto dei nemici, inizialmente ispirato ma, alla lunga, troppo ripetitivo. Piuttosto scarna anche la pagina di presentazione, essenziale, e la gestione dei file di salvataggio. Il titolo, come molti FPS, gestisce automaticamente i salvataggi e permette di creare fino a cinque differenti diari di viaggio.In definitiva se non ci si sofferma troppo sul lato puramente tecnico, ma ci si lascia trasportare dalla componente artistica ed emotiva, non si può che apprezzare, nel complesso, il lavoro svolto da Sproing Interactive. La narrazione della vicenda, i continui flashback e la costruzione delle ambientazioni sono assolutamente di primo livello.A questo si uniscono ottimi effetti sonori che riportano alla mente i monasteri buddisti (chi ne ha visitato qualcuno apprezzerà ancor di più questa caratteristica) e l’ottimo doppiaggio in inglese specialmente in occasione dell’angosciante ed angosciato “diario di viaggio” del protagonista. La longevità del titolo si assesta invece sulle dieci – dodici ore di gioco. Ovviamente tutto dipende dal ritmo scelto dal giocatore, ma un utente medio dovrebbe impiegare il succitato tempo a terminare questa avventura. Purtroppo il titolo si presenta poco rigiocabile vista la struttura di gioco priva di bivi o di differenti finali. Eccoci giunti pertanto alle attese conclusioni finali. Per esprimere al meglio le sensazioni di gioco è bene citare una frase del titolo: “La tua realtà è costituita da ciò che percepisci”. Cursed Mountain presenta alcuni alti e bassi, enorme cura per i dettagli e vistose ingenuità.L’ambientazione affascinante già da sola rappresenta un elemento di grande importanza, ma la struttura di gioco lenta appare inevitabilmente datata. Questo non è assolutamente un difetto, ma un dato di fatto che va segnalato per far evitare brutte sorprese ai possibili acquirenti. L’azione di gioco è inoltre piuttosto lineare. I veri difetti sono invece legati a qualche incomprensibile errore nel sistema di rilevamento dei movimenti. In alcune occasioni, dopo aver provato più volte ad eseguire un semplice movimento non riconosciuto, si è davvero tentati di abbandonare l’avventura. Per fortuna, passato il fastidio iniziale, si ha voglia di riprendere in mano il destino di Eric Simmons. Cursed Mountain è in definitiva un survival horror di vecchio stampo arricchito da un’ambientazione piuttosto ispirata che si attesta nella fascia dei prodotti di medio livello per Wii ma che, con una maggiore attenzione nella calibratura del sistema di controllo, sarebbe stato ben più coinvolgente.

– Ambientazione di grande atmosfera

– Ottimo doppiaggio in inglese

– Piuttosto coinvolgente

– Risposta ai comandi non sempre precisa

– Nemici troppo ripetitivi

– Bassa rigiocabilità

7.5

Cursed Mountain è un vero e proprio omaggio al genere dei survival horror. Pur non facendo realmente paura, il titolo di Deep Silver riesce nell’impresa di ricreare un’ambientazione piuttosto originale per un videogame. Il ritmo compassato ci coinvolge poco per volta nella scalata del protagonista. La cura dei dettagli e l’ottimo impianto narrativo si scontrano però con un comparto grafico altalenante, per quanto ispirato, e specialmente con un sistema di controllo non sempre all’altezza che ci costringerà a ripetere qualche passaggio di troppo.

In definitiva il gioco è valido, poco rigiocabile, caratterizzato da alti e bassi e sicuramente verrà apprezzato da chi ama lo stile di Silent Hill. Chi invece tende a spazientirsi alla prima difficoltà o è alla ricerca di un comparto tecnico superiore alla media farebbe meglio a cercare altrove.

Voto Recensione di Cursed Mountain - Recensione


7.5