Qualche settimana fa vi avevo parlato dell’ansia che mi colpì quando andai a provare per la prima volta Prey; di come l’amore verso un videogame potesse condizionare in maniera decisa e potente una giornata di lavoro perché, inutile negarlo, prima di tutto chi scrive di videogiochi è appassionato e amante dei videogiochi. Mass Effect rappresenta per me uno dei capi saldi che mi ha fatto innamorare di questo fantastico medium; una delle saghe che porto con me quotidianamente. Andromeda, dal canto suo, è stato un progetto che incuriosì sin dall’inizio, da quei trailer non tanto convincenti dell’E3 e del Playstation Experience, fino a quelli più recenti che per certi versi rassicuravano per altri invece preoccupavano. Arrivato in quel di Colonia ero pronto per vedere e giocare questa nuova avventura spaziale, non prima di una breve presentazione da parte di una delle figure più importanti del team di sviluppo di BioWare, che esordisce dicendo: “Andromeda non è Mass Effect 4”. Stranito da questa affermazione sono stato pronto per dedicare qualche preziosissima ora di gameplay all’interno della nuova galassia di Andromeda.
Space Opera
La build che io e i colleghi dalla stampa italiana abbiamo avuto la fortuna di provare era divisa in due parti: una prima missione all’inizio del gioco, e un’altra invece in una fase molto più avanzata. Lo scopo era quello di farci assaporare sia la trama, sia le meccaniche di gioco, inizialmente a un livello base per poi vedere come si sarebbero evolute nel corso dell’avventura. Non farò spoiler, di nessun tipo, ma vi assicuro che questa manciata d’ore di gameplay mi ha permesso di capire molto, moltissimo sull’anima di Andromeda. L’incipit, lo sappiamo, è il seguente: l’umanità decide di lanciarsi nell’esplorazione di altre galassie per cercare una nuova casa quando il pianeta Terra non sarà più in grado di ospitarci, un gruppo di volontari aderirà al progetto Andromeda, che li spedirà nello nuova galassia in cerca di una nuova sistemazione per la nostra specie. Cronologicamente il plot si piazza fra ME2 e ME3, con la precisazione però che una volta compiuto il viaggio galattico dalla Via Lattea ad Andromeda, saranno passati più di 600 anni, tempo ampiamente necessario allo sviluppo degli avvenimenti di Mass Effect 3 (nella Via Lattea), quindi la spedizione Andromeda è a tutti gli effetti un sequel della trilogia originale, seppur ambientato in una nuova galassia lontana e ignara di Shepard e dei Razziatori. La missione poi ha un fattore incredibilmente drammatico: i volontari hanno sacrificato tutto per la causa, e una volta arrivati nella nuova galassia e risvegliati dal crio-sonno, saranno trascorsi come dicevamo più di 600 anni, quindi tutto quello che avevano sulla Terra (amici, parenti, casa) è ormai un ricordo annebbiato nella linea temporale spaziale. La trama, cosi come la colonna sonora, pesca da tutte le produzioni sci-fi più recenti senza volerlo minimamente nascondere: Interstellar, Passengers, Arrival e altri sono fonte d’ispirazione chiara per i ragazzi di BioWare, che però aggiungono un tocco di intimità alla storia: Andromeda è infatti una space opera, un’avventura spaziale che farà del rapporto tra i membri dell’equipaggio punto nevralgico dell’avventura. Come di consueto per la saga i dialoghi saranno fondamentali e imprescinibili, ma in questo nuovo capitolo questa funziona sarà più accentuata e centrale: il Pathfinder (Pionere, in italiano) a capo dell’equipaggio rappresenta un po’ il capo famiglia di questo piccolo gruppo di volontari e sarà compito suo conoscerli al meglio. Insomma un classico Mass Effect con una spruzzatina di passione, amore e amicizia in più: ci piace.
Nuova Galassia, nuovi pianeti, nuovi nemici
La prima missione è in tutto e per tutto la prima del gioco: una volta scelto il protagonista (maschio o femmina), gli avvenimenti ci porteranno sul primo pianeta che esploreremo. La sequenza non durerà moltissimo, ma ci permette in primis di capire come il nuovo engine di gioco, il Frostbite 3, ha cambiato look e stile della produzione: colori accesi, character design meno solenne e più ingenuo assieme alla rinuncia ai toni freddi e ansiogeni della prima trilogia, conferisce ad Andromeda un concept decisamente più acceso e meno fantascientifico dei capitoli precedenti. Scelta che ci ha fatto inizialmente storcere il naso, visto l’amore per l’atmosfera e il setting dei primi tre capitoli, ma una volta che ci avrete fatto l’abitudine il risultato non sarà poi cosi male: Andromeda non è Mass Effect 4, e questa scelta ne palesa davvero le intenzioni. Anche il mondo di gioco è ben definito e rifinito: tecnicamente il gioco viaggia su livelli più che buoni e la versione PC che abbiamo provato spingeva la grafica quasi al massimo con risultati ottimi, ovviamente siamo curiosi di provare la versione console. L’unica cosa che davvero non ci piace, è il character design: nonostante i volti quasi insignificanti e deboli dei protagonisti siano una sceltta produttiva ben precisa (Shepard era già qualcuno all’inizio dei Mass Effect, i personaggi di Andromeda invece non sono letteralmente nessuno), si poteva fare qualcosa di più, molto di più, sul piano della caratterizzazione, visto e considerato che Mass Effect fa dell’epicità uno dei suoi fattori principali, e un design cosi scialbo dei personaggi può compromettere questa virtù. In aggiunta c’è anche la nuova razza aliena di nemici che non è proprio originale in termini d’estetica e aspetto, si poteva fare qualcosa di più anche in questo caso: senza spoilerare nulla, diciamo che sono un palese misto di concept già visti in Halo 5 con un pizzico di Destiny; i Razziatori rimangono unici e inimitabili, ma resta il fatto che era lecito aspettarsi un pizzico di originalità e coraggio in più.
L’anima del Pathfinder
Addentriamoci ora nel mare della componente ruolistica e action di Andromeda: lo avevamo già visto dai trailer, e rappresentava -personalmente- la più grande incognita della produzione: il combat system. Il Pionere e il suo team questa volta avranno movimenti e stile molto più action rispetto al passato: l’ambiente all’interno del quale si svolgeranno gli scontri è costruito spesso in maniera più verticale, che spingerà quindi il giocatore al continuo movimento da una copertura all’altra. Un combat system frenetico e ricco d’azione, scandito sempre dall’uso del jetpack che vi permetterà di compiere dash laterali continui e balzi in alto, avanti e indietro, tutto senza il minimo cooldown! Il punto esclamativo è necessario per rendere bene l’idea di un sistema di combattimento che dimentica praticamente tutto dei tatticismi dei precedenti, escludendo il cooldown del jetpack, i tatticismi dettati dalle coperture e dal poter mettere in pausa l’azione e addirittura la gestione del party: i nostri due compagni di battaglia infatti potranno essere gestiti solamente tramite l’assegnazione dell’equipaggiamento nel briefing pre-missione, mentre nel corso dello scontro potremo comunicare la direzione in cui muoversi, in nemico su cui concentrare il fuoco, ma non che abilità usare e quando utilizzarle. Insomma una struttura votata all’azione che potrà far storcere il naso ai puristi della saga ma che in realtà funziona, anche in virtù del fatto che, lo ripetiamo, Andromeda non è Mass Effect 4. Come al solito il sistema di progressione scandirà l’avanzare della storia, e in Andromeda anche questo è differente rispetto al passato: il Pathfinder avrà infatti a disposizione sette “profili” (Soldato, Ingegnere, Adepto, Sentinella, Ricognitore, Incursore, Esploratore) che verranno sbloccati una volta soddisfatti dei requisiti minimi all’interno delle tre categorie dello skill tree (Combattimento, Biotica, Tecnologia). Utilizzare i punti abilità in una di queste tre categorie metterà a vostra disposizione sempre più profili che comporteranno diverse statistiche del protagonista e, sentite bene, sarà possibile cambiare profilo -quindi configurazione- in qualsiasi momento del gioco e della battaglia. Stiamo quindi parlando di un sistema di combattimento dinamico che si fonde con una progressione del personaggio se vogliamo ancor più movimentata e schizofrenica, positivamente parlando. Si potrà cambiare approccio in qualsiasi momento riteniamo necessario, adottando tattiche, abilità e statistiche diverse in base alla situazione e al nemico. BioWare ha deciso di percorrere questa strada per rendere il gioco più accessibile a tutti, dando però la possibilità ai giocatori più esperti di approfondire la componente ruolistica studiando il sistema di abilità: scelta azzeccata, vista la natura del gioco. Come dicevamo la seconda porzione di gioco che abbiamo provato ci ha permesso di capire qualcosa in più del combat system e del sistema di progressione, di cui abbiamo appena parlato, ma anche delle dinamiche dell’esplorazione e del crafting. Per quanto riguarda la prima possiamo dire che la galassia di Andromeda è enorme: a bordo della Tempest abbiamo consultato la mappa galattica e lo scenario che ci siamo trovati davanti è affascinante: girare per i vari pianeti sarà interessante per scoprirne cultura, usanze, flora e fauna. Senza contare che la prima parte della missione era ambientata all’interno di una sorta di porto spaziale, un piccolo agglomerato urbano reso vivo da molti NPC che grazie ai loro movimenti e comportamenti rendono il mondo di gioco attivo e intrigante, Parlare con alcuni di loro poi sbloccherà quest aggiuntive, piuttosto che dialoghi utili a conoscere ancora meglio alcune dinamiche che regolano i rapporti fra le razze e le fazioni dei Andromeda. Il Nomad (il nuovo veicolo), invece, ci accompagnerà nelle nostra scampagnate e durante le nostre ore di gameplay abbiamo incontrato diverse situazioni: dal gruppo di nemici da uccidere alle feroci bestie che popolano questi pianeti. Insomma Mass Effect Andromeda è un gioco che si basa molto sull’esplorazione, rimane da verificare quanto questa funzione smorzi i ritmi della storia principale, ma la base sembra buona. Il crafting invece era imprescindibile, parole degli sviluppatori, per via della natura esplorativa del gioco: scannerizzare i vari elementi in giro per i pianeti permetterà di accumulare punti utili ad acquistare i progetti di armi ed equipaggiamento dal terminale sulla Tempest, mentre per raccogliere le risorse necessarie a costruirli dovremo viaggiare, cercare e recuperare i vari materiali dai diversi pianeti.
– Trama ispirata alle pellicole sci-fi recenti ma comunque intrigante
– Progressione del personaggio dinamica e interessante
– Moltissimi pianeti e sistemi da visitare ed esplorare
– Il concetto di Space Opera può davvero essere la mossa azzeccata
Mass Effect Andromeda si presenta come un progetto interessante, che vuole trovare un’anima unica, una naturale evoluzione rispetto alla prima trilogia di Mass Effect. Una space opera votata all’esplorazione e all’action con una struttura ruolistica dinamica e da approfondire. Certo, rinunciare alle atmosfere del passato, complice anche l’utilizzo del Frostbite 3, regala un colpo d’occhio bello nonostante la marcata differenza rispetto all’opprimente e freddo spazio dei primi capitoli. Discorso invece diverso per il character design che, ad oggi, ci è parsa la componente meno azzeccata e rifinita. In attesa di mettere la mani sulla versione completa e dedicarci quindi alla recensione, possiamo dire con certezza che Andromeda è coraggioso perché cambia e muta (migliora?) molte delle cose che hanno portato il brand Mass Effect a diventare uno dei cult del mondo videoludico; se questo coraggio si trasformerà anche in mossa vincente potrò dircelo solo la versione finale del gioco, per ora però siamo positivi.