Recensione

Manhunt

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a cura di Iori Yagami

Rockstar si è consolidata sul mercato come una delle software house più provocatorie degli ultimi anni. Non a caso un titolo come Grand Theft Auto, che tanti consensi ha ricevuto, è famoso anche per i suoi contenuti tutt’altro che buonisti… L’ennesima provocazione ci arriva da Manhunt, un gioco adulto ed intriso di violenza che trasporta il giocatore in un’atmosfera malata (nel vero senso della parola). Dopo aver “allietato” (si fa per dire) gli utenti di PS2, Manhunt approda ora su Xbox con il suo bel carico di violenza spropositata pronto a farsi notare dal pubblico assetato di emozioni forti. A questo punto vi starete domandando che cosa possa avere di tanto cruento il nuovo titolo di Rockstar North, già autori dell’osannato GTA. Per rispondere correttamente al vostro quesito non rimane altro che addentrarsi nel background proposto da Manhunt e pregare che la nostra mazza da baseball ci sia di aiuto contro i nostri nemici assetati di sangue…

Condannato a morteManhunt ci mette nei panni di un detenuto di nome James Earl Cash. James è un uomo sulla cui coscienza gravano crimini indicibili. Per questo motivo è stato condannato a morte tramite iniezione letale. Per James è ormai la fine di tutto e aspetta solo il nefasto giorno della sua esecuzione.Inaspettatamente a James viene data un’altra possibilità di salvezza, un occasione decisamente da non perdere per un condannato a morte come lui. Eppure una volta scoperto di cosa si tratta il poveraccio si ritroverà prigioniero di un vero e proprio incubo! A questo punto sarebbe più corretto dire “prigioniero di un film”, visto che James verrà trasportato di nascosto in un luogo sconosciuto e totalmente isolato in cui dovrà farsi largo tra centinaia di Cacciatori che hanno il solo scopo di eliminarlo. Tutti questi killer sono al servizio di un misterioso regista chiamato Starkweather, che sta realizzando un pericolosissimo gioco di ruolo filmato. E a giudicare dal cast che ha selezionato sembra proprio che al povero James non rimanga altra via di uscita che uccidere per non essere ucciso. Il protagonista del film è lui quindi dovrà cercare di rimanere vivo il più a lungo possibile, anche se l’impresa sarà molto ardua.

La morte dietro l’angoloCome avete notato dalla storia Manhunt è un titolo basato unicamente sulla violenza più spropositata, dove quel poco di trama che troviamo ci serve solo come pretesto per compiere efferati delitti. Giocando nei panni di James saremo noi i veri protagonisti di questo film “live” in cui ci toccherà massacrare centinaia di persone per rimanere vivi mentre il regista ne riprenderà in diretta tutte le “imprese”.L’azione di gioco è molto lineare e ci vorranno giusto cinque minuti (se non di meno) per avere il controllo completo del personaggio ed un quadro preciso della situazione. Quello che dovremo fare in Manhunt è infatti molto semplice: avanzare per i vari stage (circa 20) alla ricerca dei nostri nemici ed ucciderli uno ad uno. Per eliminare i nostri avversari potremo servirci di armi, o vari oggetti, sparsi per il livello, come ad esempio mazze da baseball, pezzi di vetro, il piede di porco, la pistola sparachiodi, ecc. Questi oggetti li potremo raccogliere facilmente passandoci sopra con il personaggio. Il “regista” del gioco ha dato gli stessi armamenti anche ai killer professionisti che daranno la caccia al povero James, dando così una parvenza equa di giustizia. Ogni volta che effettueremo una combo speciale il regista si complimenterà con noi e partirà il replay della scena. Questa combo permette di eliminare all’istante il nemico colpendolo alla testa. Altri commenti benevoli da parte del losco figuro li otterremo se andremo avanti senza farci eliminare, oppure finiremo il nostro avversario in maniera molto cruenta. E le occasioni per fare queste imprese al limite della violenza purtroppo non mancheranno, anzi.Sullo schermo avremo sempre bene in vista un radar (lato sinistro) che ci segnalerà la presenza dei killer nelle vicinanze. Le due barre colorate sul lato destro dello schermo rappresentano rispettivamente l’energia vitale (di colore verde) e la forza fisica (di colore giallo) del personaggio. Entrambi gli indicatori vanno tenuti sempre sotto controllo onde evitare situazioni spiacevoli. Ad esempio se James corre l’indicatore giallo scenderà di livello, fino a rimanere senza energia fisica per la velocità. A tal proposito è bene dosare le energie del personaggio per quanto riguarda i movimenti veloci. L’energia vitale, rappresentata dalla barra verde, verrà invece ripristinata all’occorrenza dagli antidolorifici sparsi negli stage.Per aggiungere un pò più di strategia nel gioco i programmatori hanno pensato di inserire anche una componente stealth, che ci permetterà di attaccare il nemico a sorpresa prendendolo alle spalle ed eliminarlo nella maniera più cruenta (e veloce) possibile. Tale caratteristica è bene sfruttarla al momento giusto, visto che in alcuni punti ben precisi i nemici ci attaccheranno in gruppi di più persone (a volte anche cinque) tutti in una volta. In questi momenti torna utile mimetizzarsi nell’ombra ed eliminarli uno alla volta. Presente anche la possibilità di far rumore per attirare il nemico in trappola e prenderlo di sorpresa utilizzando la classica camminata furtiva tipica degli stealth action.Due sono i livelli di difficoltà (Fetish e Hardcore) del gioco ed il livello di sfida è sempre abbastanza impegnativo, grazie ad una discreta Intelligenza Artificiale dei nemici. In alcuni punti dello stage sono presenti i save point, che sono rappresentati da una cassetta su cui incidere i nostri progressi di partita. Questi save-point però non sono inseriti alla giusta distanza l’uno dall’altro, costringendo il giocatore, in caso di errore, a ricominciare dal punto esatto dove aveva salvato.

Un film molto particolareManhunt si presenta con una realizzazione tecnica nella media, tipica dei titoli multipiattaforma. Ci troviamo quindi al cospetto di un titolo che non sfrutta adegutamente la potenza di Xbox, ma si limita piuttosto a rimanere negli standard qualitativi offerti dalla concorrenza. Gli ambienti sono tristemente scialbi e ripetitivi, con uno scarso uso di colori. Giocando a Manhunt si ha infatti l’impressione che i livelli siano tutti uguali e francamente un pò più di varietà nel level design non avrebbe guastato. La colorazione volutamente scura è efficace nel rappresentare l’atmosfera cupa del gioco ma inevitabilmente lo rende anche piatto e poco accattivante.La qualità delle textures è buona, pur non raggiungendo livelli altissimi di dettaglio. Il gioco appare visivamente granuloso, come filtrato, grazie all’effetto “ripresa” da videocamera che hanno inserito i programmatori. Vi sembrerà davvero di assistere ad un film girato “live”, cosa sicuramente pregevole che aumenta il realismo del gioco. A rendere maggiormente efficaci le situazioni proposte dal titolo sono disponibili numerosi replay ed intermezzi realizzati con un effetto “videocamera” ancor più estremo, con tanto di interferenze e disturbi video. Questa è forse la caratteristica più affascinante di Manhunt. Non mancano alcuni sporadici effetti di luce, belli da vedere ma non proprio eccezionali, ed una buona gestione delle ombre, fondamentali per l’aspetto più tipicamente stealth offerto dal gioco.I modelli poligonali sono ben realizzati ma purtroppo animati in maniera abbastanza basilare. Questo vale sia per il protagonista che per alcuni personaggi di contorno. Una maggiore cura per le animazioni avrebbe reso il gioco maggiormenre realistico ed accattivante. Tra le animazioni più estreme si segnala comunque quella in cui James fracassa il cranio dell’avversario (Al Capone style), facendolo andare in mille pezzi! Ottima infine la fluidità del titolo, che risulta piuttosto stabile anche nelle situazioni più concitate. Volendo trovare il pelo nell’uovo sono presenti solo alcuni lievissimi (e sporadici) rallentamenti, che comunque non compromettono l’azione di gioco.Il comparto audio non è impressionante e si riduce unicamente alle voci degli avversari e del regista, unito ai classici FX. Le musiche presenti nel gioco sono poche e piuttosto monotone, dai toni decisamente cupi. Sicuramente il commento musicale si addice alla perfezione con l’atmosfera generale di Manhunt ma una maggiore varietà (e quantità) di tracce non avrebbe guastato affatto e lo avrebbe reso musicalmente più completo. Il doppiaggio (in inglese con sottotitoli in italiano) rimane comunque di ottimo livello, così come la nitidezza delle tracce in Dolby Digital.

Picchia forte Cash!La giocabilità di Manhunt è davvero singolare nella sua interezza. Generalmente un action game realizzato con i dovuti crismi riesce immediatamente a coinvolgere il giocatore spingendolo a giocare e ad avanzare attraverso i vari stage, ma sfortunatamente questo non accade in Manhunt. Sebbene il titolo Rockstar sia molto semplice e basilare nella meccanica di gioco, il vero problema del titolo è la mancanza di coinvolgimento. Non ho raggiunto un feeling con il personaggio di James nè con lo scenario in generale. L’eccessiva violenza che permea l’intero gioco sembra del tutto insensata e mentre lo si gioca viene in mente una sola domanda: che cosa ci faccio qui? Altro grave problema di Manhunt è l’eccessiva linearità. L’azione di gioco è infatti fin troppo banale e bastano appena cinque minuti per capire il tipo di direzione preso dal titolo Rockstar. I movimenti del nostro personaggio sono molto basilari: camminare, correre, calci e pugni (con il tasto A), ed intercambiare le armi (con il tasto B). A questo quadro già non proprio roseo aggiungete il “trovare” i nemici (è semplice) ed ucciderli per poi passare al livello successivo. Tutto qui: questo è Manhunt. Inutile anche il tentativo da parte dei programmatori di inserire delle fasi stealth, che in teoria avrebbero dovuto rendere il gioco più vario. La fase tattica in Manhunt è infatti presente ma appare poco convincente e non entusiasma mai fino in fondo. Inoltre i save-point sono troppo distanti l’uno dall’altro e se si commette un errore si deve ricominciare dall’inizio del salvataggio precedente, con tutte le scomodità del caso. Sarà che è proprio la struttura ad essere piatta e priva di spessore, o che l’eccessiva violenza alla lunga stufa, ma francamente non vedo altri punti positivi in Manhunt. Chissà, forse si tratta di un gioco anti-stress: attraverso quintali di violenza videoludica ci si scarica delle frustrazioni quotidiane. Ehi, calma, abbassate quelle lance e lascitemi dire un’ultima cosa. Come avrete capito Manhunt è un gioco che molto probabilmente dividerà critica e pubblico, ma al di là di queste considerazioni rimane il fatto che la nuova creatura di Rockstar non convince pienamente proprio sui punti già citati penalizzando la longevità del titolo, che ha qui due punti di vista. L’azione di gioco è fin troppo lineare e ripetitiva per appagare un giocatore appassionato del genere action/stealth e mentre lo si gioca si prova pure un senso di vuoto. Questo è chiaramente il primo dei punti di vista possibili, riferito ai giocatori che cercano qualcosa in più in un action game e non si esaltano solo per la violenza gratuita offerta dal titolo. Il secondo punto di vista è dedicato invece agli amanti dei giochi grotteschi e dichiaratamente pulp. Inutile dire che se vi esaltate di fronte ad un titolo del genere, che offre questo tipo di credenziali, allora potete anche prendere in considerazione l’idea di acquistarlo. Seguendo questa logica di pensiero la longevità del titolo potrebbe alzarsi di qualche punticino, pur non arrivando a livelli massimi. Il resto lo lascio alla vostra personale sensibilità.

– Originale come idea

– Scenografia degna di un thriller

– Buono il sonoro

– Impegnativo

– Struttura troppo lineare

– Monotono: stanca in fretta

– Manca il coinvolgimento

– Per alcuni potrebbe essere fin troppo violento…

7.5

Manhunt è decisamente un titolo particolare, sia per i suoi contenuti che per il gameplay proposto. Non sono un puritano e non mi ha impressionato più di tanto l’eccessiva violenza che permea l’intero gioco, anche se a dirla tutta forse Rockstar North ha un pò esagerato in tal senso e a qualcuno potrebbe dare fastidio. Volendo sorvolare su questo aspetto, che può essere un pregio o un difetto a seconda delle proprie inclinazioni videoludiche, il vero problema di Manhunt risiede sul piano strutturale.

Il gameplay è infatti fin troppo basilare e caratterizzato da una struttura piatta e lineare, che, alla lunga, porta ad un’azione di gioco monotona. Tra i pregi del titolo troviamo una discreta Intelligenza Artificiale dei nemici, un livello di difficoltà calibrato al punto giusto e una buona dose di tatticismo grazie all’inserimento di fasi tipicamente stealth. Questi pregi però vanno a scontrarsi con una realizzazione tecnica non all’altezza delle potenzialità di Xbox e ad un’eccessiva linearità dei livelli di gioco uniti alla totale mancanza di coinvolgimento, nonostante l’atmosfera che si respira sia degna di un thriller.

A conti fatti Manhunt rimane un titolo di buona fattura ma non riuscito del tutto. Se riuscite a sorvolare su una struttura piatta e lineare, e soprattutto siete amanti della violenza estrema, potete sicuramente prendere in considerazione la nuova fatica di Rockstar. Se invece in un action game cercate una struttura solida, convincente e profonda allora vi conviene rivolgere altrove le vostre attenzioni. Manhunt è fin troppo semplice per ambire a vette più alte. Rimane comunque pregevole ed originale l’idea iniziale di Rockstar per questo titolo, che anche questa volta si conquista la palma di software house più singolare e provocatoria in circolazione.

Voto Recensione di Manhunt - Recensione


7.5