Recensione

God Eater 2: Rage Burst

Avatar

a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Quello degli “hunting games”(giochi di caccia) è un mercato che ha sempre reso bene in terra giapponese ma, ormai già da un po’ di tempo, ha cominciato ad attirare diversi appassionati anche in occidente: la serie Monster Hunter, realizzata da Capcom, con le sue vendite in costante crescita, ne è la prova più lampante. Ne è consapevole anche Bandai Namco, che ha provato a dire la sua in questo genere: nasce così God Eater, la risposta a Monster Hunter, che non vuole essere un suo clone, ma anzi cerca di differenziarsi da esso, concentrandosi sulla storia e su un gameplay più rapido e accessibile.
Sangue e pioggia
Questa serie è già riuscita a guadagnarsi una discreta fanbase in Giappone, grazie al buon successo dei primi due giochi della serie e alla realizzazione parallela di anime e manga per pubblicizzare il remake del primo gioco, God Eater Resurrection. God Eater 2 era originariamente uscito, esclusivamente per il mercato giapponese, nel novembre 2013; dopo quasi 3 anni, Bandai Namco deve aver pensato che i tempi fossero sufficientemente maturi per provare a trasferire anche qui, nelle terre d’Occidente, questa serie. Consapevole che America ed Europa non hanno gran confidenza con il genere e con la serie la serie, la casa nipponica ha deciso di includere all’interno del gioco anche il primo capitolo: una mossa sicuramente apprezzabile, dato che a prezzo pieno abbiamo la possibilità di giocare a ben 2 remake per non perdere neanche un attimo delle vicende della storia. Facciamo dunque un recap; il mondo è diventato un posto pericolosissimo, a causa della presenza degli Aragami, chiamati così perché la loro furia distruttiva assomiglia a quella causata dalle divinità. All’apparenza sono invulnerabili, ma sfruttando il loro DNA la Fenrir, una compagnia farmaceutica che adesso si preoccupa della protezione del mondo, ha sviluppato le God Arc: si tratta di armi speciali, le uniche che possono ferire, e uccidere, gli Aragami; a causa della natura stessa delle God Arc, queste armi possono però essere impugnate soltanto da un numero ristretto di persone, che vengono immediatamente reclutate tra i God Eater, coloro che sono incaricati di dare la caccia a questi mostri.
Prepariamoci alla caccia!
La trama di questo sequel si svolge 3 anni dopo la conclusione del primo capitolo: non vi è più la sola minaccia degli Aragami, ma adesso vi è anche una pioggia tossica, di colore rosso, a complicare le cose; la Fenrir decide così di creare una divisione interamente formata dai God Eater col migliore potenziale, chiamata Blood. Anche noi faremo parte di questa divisione, e saremo uno dei protagonisti della storia; e proprio all’inizio potremo creare il nostro personale avatar. Bisogna subito dire che non siamo di fronte a uno dei migliori creatori di avatar che si siano mai visti, ma comunque non si può negare che sia sufficientemente funzionale, offrendo abbastanza opzioni per poter diversificare il proprio personaggio. Le God Arc sono delle armi “vive”, che possono trasformarsi a seconda della necessità di chi le impugna: arma da mischia, arma da fuoco e scudo. Potremo scegliere tra 6 tipi diversi di armi da mischia (spada corta, spada media, spada lunga, martello, lancia e falce), 4 armi da fuoco (fucile esplosivo, da cecchino, a pompa e mitragliatrice) e 3 scudi (targa, scudo normale e scudo a torre), ma prima dell’inizio di ogni missione, possiamo scegliere un solo tipo di arma di mischia, uno da fuoco e uno scudo, dunque è importante provare tutte le possibili combinazioni e scegliere quelle più adatte al nostro stile di gioco, o alla missione che andremo ad affrontare. Sfruttando la forma di arma da mischia, potremo fare attacchi leggeri e pesanti in combinazione, e sfruttare un’altra delle caratteristiche uniche delle God Arc: potremo risvegliare la vera natura Aragami dell’arma per trasformarla, dando un morso alle nostre vittime designate. Mordere non significa soltanto infliggere danni in più, ma ci permetterà di ottenere degli speciali proiettili Aragami, usando le abilità del nemico contro di lui.
Un Aragami al giorno…
La forma di arma da mischia, inoltre, è l’unica che può trasformarsi anche nello scudo designato; quando impugneremo l’arma da fuoco, infatti, non avremo la possibilità di difenderci dagli attacchi avversari, dunque diventa importantissimo capire quando è il momento di sparare e quando invece è il momento di attaccare il nemico frontalmente. Per sparare consumeremo punti oracle che, ovviamente, non sono infiniti: per ricaricarli dovremo attaccare frontalmente l’Aragami e/o morderlo. I proiettili Aragami, in compenso, non sfruttano punti oracle, quindi possono rientrare nella nostra strategia di attacco. Se non volete utilizzarli, potrete trasferire il proiettile ad uno dei vostri alleati: questo potenzierà il loro Burst di un livello. Questo potenziamento è temporaneo e può arrivare fino al livello 3, ovviamente anche i nostri amici possono decidere di fare la stessa cosa con noi, permettendoci di ideare delle strategie offensive complesse e incessanti contro i nemici più ostici. Vi sono 4 elementi, che indicano resistenza e debolezza degli Aragami: incendio, gelo, scintilla e divina. I proiettili normali che useremo fanno parte di questi 4 elementi, e ogni Aragami ha il suo set di resistenza e debolezza, quindi sarà importante cambiare l’equipaggiamento a seconda dei nemici che andremo ad affrontare: possiamo sempre consultare il database per avere una descrizione accurata di tutti gli Aragami e di tutto quello che vogliamo sapere. Per poter ottenere le armi più avanzate, sarà necessario avere a disposizione tutti i materiali richiesti: è possibile ottenere molti di essi solo dagli Aragami, spezzando i loro legamenti durante le battaglie e dandogli un morso una volta sconfitti, per ottenere ulteriori oggetti. Anche le armi da fuoco e le armi da mischia stesse possono assumere proprietà elementali, ossia resistenza e debolezza a determinati tipi. Questo ci fornisce un incentivo a possedere più armi possibili, per affrontare al meglio ogni missione. Inoltre, possiamo modificare i nostri proiettili e il loro raggio d’azione, controllando quindi il modo in cui si comportano e personalizzando ulteriormente la nostra esperienza di gioco.
Anche le divinità sanguinano
Ogni volta che completeremo un incarico, non solo otterremo materiali e altri oggetti bonus, ma otterremo anche delle “God Arc abbandonate”: queste sono inutilizzabili, ma ci permettono di estrarre una delle loro abilità speciali e installarle sulla nostra arma preferita, ad esempio potremo scegliere di avere un maggior numero di punti oracle o subire meno danni quando si utilizza lo scudo.  Tra le novità del gioco bisogna inoltre parlare delle Blood Arts: si tratta di abilità uniche per ogni personaggio e, nel nostro caso, ci aiuteranno a sbloccare quelle dei nostri amici e potenzieranno una delle nostre(attacchi rapidi potenziati, morsi più forti e così via). L’ottenimento, ed il conseguente potenziamento, di queste Blood Arts dipende esclusivamente dal nostro gameplay: per esempio, se giochiamo sfruttando molto gli attacchi rapidi, è più facile sbloccare la Blood Art relativa, stessa cosa se usiamo quelli pesanti o attacchi aerei e via dicendo. Un’altra feature di questo nuovo capitolo riguarda le missioni per i vari personaggi: accettarle servirà a sviluppare ulteriormente i nostri alleati, non solo a livello di background e di trama, ma anche per far ottenere loro nuove abilità e potenziamenti. Possono essere semplici missioni di caccia o, in altri casi, potrebbe venirci chiesto di portare loro alcuni materiali di Aragami. Per queste ultime, dobbiamo sottolineare che più di una volta abbiamo incontrato traduzioni diverse dei materiali che ci venivano richiesti, facendoci pensare che era necessario ottenere oggetti che ancora non avevamo trovato, quando in realtà possedevamo già i materiali da loro richiesti, quindi possiamo solo consigliarvi di fare attenzione e di cercare di non confondervi. Le ambientazioni dove si svolgeranno le nostre cacce, purtroppo, non solo sono poco ispirate, ma tendono anche a ripetersi: spesso le missioni si svolgono sempre negli stessi livelli, cambiando solo i nemici: capiterà quindi che conosceremo il layout della mappa a memoria, facendo subentrare un po’ di monotonia. Un rapido esempio di questo: gli Aragami più forti possono tentare una momentanea ritirata per recuperare le forze, sfruttando anche l’ambiente a loro disposizione; dunque possono, per esempio, immergersi nell’acqua per arrivare più velocemente dall’altra parte della mappa, o possono compiere salti che per noi sono impossibili e scavalcare muri, ed una volta giocate abbastanza partite in queste mappe sapremo già dove andranno a fuggire, permettendoci di raggiungerli ed intercettarli in brevissimo tempo. I punti in cui gli Aragami decidono di fuggire non sono infatti decisi a caso, ma prestabiliti a seconda della mappa e anche facili da ricordare. Graficamente è difficile non notare che si tratta di un gioco originariamente uscito su PS Vita: i personaggi principali riescono ancora a difendersi discretamente, ma gli Aragami e le ambientazioni risentono particolarmente dell’effetto porting. A livello di musiche abbiamo apprezzato molto la colonna sonora, che si è accompagnata perfettamente alle nostre scorribande a caccia di divinità; il doppiaggio inglese non è eccezionale ma neanche inascoltabile, e avvisiamo gli interessati che nel gioco non è presente il doppiaggio originale in lingua giapponese. La longevità è inoltre molto elevata, grazie all’enorme numero di missioni presenti nel gioco dovuta anche al fatto che, data la sua natura di remake, sono stati aggiunti diversi livelli. Purtroppo, come già sottolineato prima, c’è il rischio che possa subentrare un certo senso di ripetitività e che, alla lunga, il gioco possa stancare. In ogni caso, se siete appassionati di hunting games, non dovreste correre particolari pericoli.

– Elevata longevità…

– Gameplay solido…

– Buona colonna sonora

– Divertente sia in singolo che in cooperativa

– God Eater Resurrection è incluso nel prezzo

– …ma rischia di stancare

– …ma ripetitivo

– Graficamente non eccezionale

– Ambientazioni anonime e poco ispirate

– Alcuni errori di traduzione

7.5

God Eater 2: Rage Burst rappresenta una solida alternativa per questo genere di giochi. Se cercate un gameplay più veloce ed una maggiore attenzione alla trama, allora questo gioco fa per voi. Se siete appassionati degli hunting games, potete anche aggiungere mezzo punto in più al voto finale. La caccia agli Aragami è aperta, vi sentite all’altezza?

Voto Recensione di God Eater 2: Rage Burst - Recensione


7.5