Recensione

Far Cry Primal

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a cura di FireZdragon

Riuscire a proporre ai giocatori qualcosa di nuovo non è un compito certamente facile, ma Ubisoft negli ultimi anni ha dimostrato di saperci fare e, pur affidandosi regolarmente ai suoi brand più forti, ha sempre proposto in parallelo nuove IP e progetti quantomeno interessanti. Il 2016, tuttavia, è un anno particolare per la casa francese: il nuovo capitolo di Assassin’s Creed si prende una pausa e il quinto episodio di Far Cry arriva sulle nostre console pesantemente rivisto e con una variazione sul tema importante. Cambiamenti necessari, questo è indubbio, ma saranno cambiamenti riusciti?

Addio Himalaya, benvenuti mammuttoniFar Cry Primal, come il nome lascia facilmente intuire, abbandona di botto l’era contemporanea per gettarci nell’età della pietra tra tribù violente e un mondo ostile pronto a farci a pezzi in mille modi differenti.Durante il corso degli ultimi mesi, Ubisoft ha cercato di far arrivare al pubblico, anche attraverso eventi stampa dedicati, il messaggio che Far Cry Primal avrebbe fatto fede agli attrezzi dell’epoca, tentando di dare una spinta molto realistica al suo gioco, pur lasciando intatti tutti quegli elementi che da sempre rendono Far Cry uno dei free roaming più spettacolari da giocare. Purtroppo il risultato finale è stato ben diverso dalle nostre aspettative. Questa volta interpreteremo Takkar, guerriero dai poteri incredibili, e unico cacciatore della tribù dei Wenja a poter controllare le bestie più feroci. Un’abilità talmente incisiva che potrebbe essere l’unica via di salvezza per l’intera tribù, sparpagliata nella valle di Oros e costantemente presa di mira dagli assalti degli Izila e degli Udam, le due tribù rivali.Senza addentrarci troppo nella storia, sappiate solo che il vostro compito consisterà nel salvare dalla furia dei vostri nemici i vostri fratelli e riunificare la tribù in un unico villaggio di capanne.Inizierete ovviamente senza troppi strumenti per scendere in guerra ma, con il passare del tempo e con l’entrata in scena di una moltitudine di personaggi secondari decisamente sopra le righe, apprenderete la vera via del cacciatore, potenziando le vostre abilità, acquisendo nuovi strumenti per la caccia, come trappole e schegge da lancio, e nuove potentissime abilità. Nel gioco tutto questo si traduce in un sistema di progressione ben noto agli amanti della serie, con livelli e punti esperienza che vi daranno accesso ai rami delle abilità, liberamente selezionabili per poter adattare il vostro stile di gioco a Takkar.Non mancano ovviamente i talenti per rendere il vostro alter ego più resistente, più veloce o in grado di ammaestrare le bestie più pericolose, ma spendere i punti non sarà un compito particolarmente bisognoso di strategia, visto che il titolo vi permetterà di collezionare con il tempo ogni singolo talento per Takkar, senza la necessità di studiare quindi una build specifica.Mentre il vostro potere cresce, aumenteranno anche i nemici che le quest vi porteranno ad incontrare. Da semplici cavernicoli vestiti di gonnellini di pelle arriveremo a dover affrontare arcieri corazzati e avversari capaci di tirare bombe velenose o prototipi antichi di “molotov”, una soluzione che fa storcere un po’ il naso, se per l’appunto pensiamo al periodo storico, ma giustificata all’interno del gioco con l’adorazione specifica di alcune divinità che fanno del fuoco e del veleno i loro simboli di culto.È un sistema che ha permesso a Ubisoft di aggiungere all’arsenale a nostra disposizione qualche attrezzo in più rispetto alle semplici armi bianche ed archi, fattore comunque non sufficiente a dare lustro a un gameplay che risulta essere ben presto troppo ripetitivo.Non parliamo solo del sistema di combattimento, troppo rozzo per un titolo che dovrebbe fare degli scontri melee il fulcro dell’azione, ma anche di un sistema di missioni e di raccolta dei materiali che già dopo la prima ora sembra volersi ripetere all’infinito senza soluzioni o trovate geniali che riescano a cambiarne il ritmo.La storyline principale, dal canto suo, non riesce a dare quello stimolo necessario a continuare a giocare con intensità, un problema che gli altri Far Cry non subivano allo stesso modo.La scelta di dotare le diverse tribù di un linguaggio fatto di urla e versi è sicuramente lodevole per quello che concerne l’originalità, ma non riesce a coinvolgere il giocatore nel modo giusto, costretto com’è a dover continuamente leggere i sottotitoli per non perdersi elementi interessanti della storia.

Bellissimo da vedereQuesto è un vero peccato, perché mentre sarete intenti a seguire i dialoghi a schermo correranno sullo sfondo scene particolarmente curate, esaltate da un comparto tecnico davvero di altissimo livello. Non parliamo solo di texture e di espressioni facciali ma di un mondo vivo, estremamente particolareggiato e di panorami magnifici, con giochi di luce che esaltano e rapiscono. Oros è un mondo vasto, forse fin troppo enorme se pensiamo che l’estensione della mappa è simile a quella di Far Cry 4 ma che questa volta potremo spostarci solo a piedi senza mezzi di sorta, eppur realizzato con una cura meticolosa.Solo nella seconda parte dell’avventura infatti entreremo in possesso della capacità di cavalcare alcune delle bestie ammaestrate e di soggiogare anche mammut per movimenti più rapidi e sicuri.Takkar, come dicevamo, è un beastmaster esperto, dotato di poteri speciali, e con la semplice pressione di un tasto – avremmo preferito qte o missioni più complesse per ammaestrare le belve – vi sarà possibile fare vostra quasi qualsiasi fiera presente sulla mappa di gioco.Dai piccoli Licaoni, passando per lupi, orsi, tigri dai denti a sciabola fino ad arrivare ai feroci tassi del miele, tutti gli animali si piegheranno alla vostra volontà diventando fedeli servitori e aiutandovi in battaglia. L’ia gestisce le belve in maniera semplice e più che ordinargli di stazionare in un punto o attaccare uno specifico nemico non potrete fare. Le meccaniche stealth seguono invece le impronte lasciate dai capitoli precedenti, con l’animale al vostro fianco che si adegua alla vostra posizione. Nel caso riusciste ad addomesticare un giaguaro potrete tranquillamente far fuori un intero campo di Udam senza che questi si accorgano di nulla.Al posto dei megafoni questa volta ci sono corna che possono essere suonate dai nemici per chiamare rinforzi, ma le meccaniche di gioco rimangono quelle che avete imparato ad apprezzare in passato. Uccisi tutti gli abitanti di un campo ed incendiata la pira di segnalazione potrete poi usare il suddetto come punto per il teletrasporto, in modo da velocizzare i vostri spostamenti e la raccolta di risorse.Ci saranno da raccogliere varie tipi di erbe, rocce e pelli di animali per ampliare il vostro villaggio, in un modo che ben presto vi darà noia. Nel nostro caso, purtroppo, ad un certo punto abbiamo addirittura disattivato le animazioni per velocizzare il processo di raccolta, dato che proprio non ne potevamo più di vedere Takkar scuoiare bestie o strappare rametti e fili d’erba, sintomo che il gioco ha grossissimi problemi di ripetitività.

Tante quest, poche cose da fareFar Cry Primal offre contenuti che potranno tenervi impegnati tranquillamente per oltre venti ore di gioco, ma di queste solo una decina saranno dedicate alle quest principali. Il resto viene amalgamato in un mix di collezionabili, missioni secondarie identiche tra loro ed eventi casuali che vi permetteranno di accrescere la popolazione nel vostro villaggio. Manca insomma maggior profondità nel sistema di gioco, così come nel combat system, ed è dovuto con molta probabilità al poco tempo di sviluppo intercorso tra questo capitolo e Far Cry 4. Anche alcune animazioni di cura, così come i combattimenti contro gli alligatori e i movimenti delle altre creature in gioco, ricordano fin troppo da vicino quelle viste nel capitolo precedente, uno scomodo e davvero fastidioso deja vu. Proprio le animazioni hanno alti e bassi paurosi, con alcuni momenti scriptati molto intensi e altri combattimenti con l’ia coinvolta che cadono in un baratro profondo. Uno dei veri punti di forza e di differenza di Primal poteva risiedere nel nostro compagno gufo, che possiamo richiamare in qualsiasi momento,e utilizzare sia come sentinella sia come vero e proprio bombardiere. Purtroppo abbiamo trovato il suo inserimento davvero superfluo e la sua presenza impalpabile ai fini dell’esperienza complessiva.

– Un mondo enorme e curato

– Tecnicamente solido

– Tante idee sulla carta davvero eccellenti

– Diverse trovate originale

– Storia senza spessore

– Gameplay estremamente povero e ripetitivo

– Tante nuove feature non sviluppate a dovere

7.5

Far Cry Primal è un titolo fatto di luci e ombre. Il gameplay è quello classico della serie, così come la struttura della storia, ma pecca questa volta in varietà e profondità della narrazione. Se da una parte abbiamo un mondo di gioco vivo e magnifico da esplorare, dall’altra troviamo un mondo solo fine a sé stesso, con regioni che, oltre alle differenze meramente estetiche, non riescono a modificare minimamente l’esperienza. Neppure l’estremo nord, con le temperature rigide e la necessità di scaldarsi vicino ai falò, è riuscito nell’intento, lasciando morire una delle molte idee interessanti con una realizzazione solo abbozzata. Primal poteva essere tanto di più, il risultato è invece una versione castrata e molto più ripetitiva dei precedenti capitoli. Onore alla volontà di sperimentare qualcosa di nuovo, ma il risultato finale non è a livello con il resto della serie.

Voto Recensione di Far Cry Primal - Recensione


7.5