Il professor Paul Cairn, impegnato ad insegnare interazione uomo-computer all’Università di York, in Regno Unito, ha condotto uno studio per verificare l’esistenza dell’effetto placebo anche nell’ambito dei videogiochi. Il professore ha sviluppato questa curiosità dopo aver appreso che l’assunzione di una pillola di zucchero aveva alterato notevolmente le prestazioni di un ciclista, convinto evidentemente di aver preso qualcosa di ben differente. Per vedere se, in qualche modo, qualcosa di simile può accadere anche ai videogiocatori, il professore e la sua collega, Alena Denisova, hanno organizzato ventuno soggetti per due sessioni di gameplay differenti, invitandoli a giocare a Don’t Starve.Nel caso del primo round, è stato riferito che la mappa sarebbe stata generata casualmente mano a mano che si proseguiva, mentre per il secondo è stato spiegato che quest’ultima sarebbe stata realizzata da una “IA adattiva”, che avrebbe implementato cambiamenti e modifiche basati sull’abilità e il comportamento del giocatore.La realtà, come già saprete, è che le mappe sono sempre generate casualmente. Ebbene, è risultato che numerosi giocatori ritenevano che le mappe realizzate dall’IA regalassero un’esperienza più coinvolgente rispetto alle prime. Altri utenti hanno risposto che le mappe generate casualmente erano più semplici, mentre altri ancora ritenevano che l’IA realizzasse deliberatamente delle mappe più sicure da affrontare.Nessuno dei ventuno sottoposti all’esperimento ha notato che il gioco, in realtà, si basava sul medesimo sistema in entrambe le sessioni.