Recensione

Just Cause 3

Avatar

a cura di LoreSka

Rico Rodriguez è tornato a casa. Ed è piuttosto incazzato. Perché quando la propria patria è stata soggiogata da un dittatore sanguinario con la passione per la cucina mediterranea e gli omicidi di stato, la rabbia inizia a salire e la rivoluzione diventa un bisogno fisiologico, come bere e mangiare.
Just Cause 3, dunque, è il capitolo più passionale della serie, quello in cui Rico sembra davvero motivato a portare a termine le proprie missioni; ma, allo stesso tempo, è il capitolo che spinge oltre il limite della credibilità qualunque azione compiuta in gioco. Sia gli sviluppatori che i giocatori, infatti, sanno bene che Just Cause è un gioco in cui l’esagerazione è uno dei pilastri fondanti dell’esperienza, e per questo terzo capitolo non si sono fatti mancare nulla. Così, nel giro di qualche ora di gioco, ci siamo ritrovati a sparare con un lanciamissili dalle ali di un aereo, a lanciarci da una montagna con una tuta alare, a fare esplodere ponti e persino a cavalcare un missile. Just Cause è tornato per dimostrarci quanto sia divertente fare un gran casino, e noi siamo bene disposti a preparare i nostri esplosivi.
Viva Medici!
La vicenda di Just Cause 3, come detto, si svolge sul suolo natio di Rico Rodriguez, l’arcipelago di Medici. Un’isola mediterranea che ricorda i paesaggi tipici del centro Italia ma che, allo stesso tempo, non disdegna di citare in maniera più o meno esplicita le isole greche del Dodecaneso e alcuni scorci tipicamente maltesi.
Come prevedibile, il nemico principale – tal generale Di Ravello – è un uomo la cui fisionomia e le cui idee mescolano il non plus ultra dei dittatori: vi ritroviamo Stalin, Francisco Franco, Gheddafi e, naturalmente, Mussolini, in una sorta di concentrato del male puro che mette in scacco la popolazione con azioni ultraviolente e un meticoloso controllo della propaganda. Non occorrono che pochi minuti per comprendere la missione di Rico e, in generale, il gioco è rapidissimo nel presentarci l’antefatto, metterci in mano un RPG e farci distruggere tutto quello che incontriamo.
Da questo punto di vista, dunque, la trama senza troppi pensieri di Just Cause 3 funziona bene, complici anche i comprimari di Rico che spaziano dal logorroico e pasticcione Mario Frigo, per la pazza dottoressa che ci fornisce i gadget. E, naturalmente, non mancano le classiche figure come il macho scontroso, la belloccia che prima o poi si concederà a noi e, naturalmente, il vecchio Tom Sheldon, mentore e manager di Rico più interessato ai soldi che alla libertà di Medici, il cui ruolo – questa volta – assume un certo grado di ambiguità in alcune parti del gioco.
In generale, però, l’alchimia fra i personaggi funziona bene, e alcune scene ci hanno davvero fatto ridacchiare. Sfortunatamente, il doppiaggio italiano si porta via buona parte della caratterizzazione dei personaggi e, in particolare, si sacrifica per ovvie ragioni il marcato accento italiano di Mario Frigo, che risulta infinitamente meno divertente nella versione localizzata nella nostra lingua. Gli sviluppatori, in ogni caso, hanno saputo creare un melting pot di culture mediterranee piuttosto credibile, in cui gli stereotipi sono verosimili e in cui finiamo per riconoscerci almeno in parte. In breve, si può notare la presenza di alcuni italiani nel team di sviluppo del gioco che hanno reso i personaggi principali molto più credibili di quanto sperassimo. Infine, non possiamo che applaudire la scelta di utilizzare la lingua artificiale Interlingua come idioma di Medici, un’idea geniale che ha consentito di dare una propria caratterizzazione alla toponomastica, ai manifesti e ai cartelli di questo luogo.
Sfortunatamente, l’arcipelago di Medici non sembra offrire scorci particolarmente univoci e riconoscibili. Gli ambienti sono piuttosto anonimi, le cittadine e gli avamposti si somigliano fra loro e non si è praticamente mai invogliati ad esplorare un luogo. Just Cause 3, infatti, ha pochissimi segreti e anche i luoghi potenzialmente interessanti – come le rovine di un tempio o uno strano edificio in mezzo al nulla – in realtà finiscono per avere un mero valore estetico. Dopo alcune ore si comprende la relativa inutilità dell’esplorazione, e il giocatore è meccanicamente spinto a dirigersi verso le missioni successive, non curandosi dei luoghi che lo circondano.
Uccidi, fai scoppiare, ripeti
Quando passiamo al gameplay, Just Cause 3 mostra dopo poche ore le sue due facce. In primo luogo, questo è un gioco straordinariamente divertente, che deve buona parte della sua riuscita all’enorme libertà concessa al giocatore. In secondo luogo, Just Cause 3 è un titolo fortemente ripetitivo che obbliga il giocatore a reiterare le stesse azioni per poter proseguire.
Il divertimento, come detto, risiede nella struttura sandbox dell’esperienza: nel gioco possiamo esplorare liberamente l’enorme mappa e approcciarci al nemico nella maniera più consona alle nostre capacità. Possiamo, ad esempio, optare per un attacco da terra armati delle sole nostre armi e dell’affidabile rampino, che in Just Cause 3 può legare fra loro diversi oggetti e farli collidere grazie a un sistema di riavvolgimento remoto. Questa meccanica consente di mettere in atto parecchie azioni spettacolari, e ci permette di fare schiantare un elicottero legandolo a una montagna, di abbattere torri o statue e di creare complesse e divertentissime reazioni a catena.
In alternativa, possiamo optare per un approccio dall’alto, a bordo di un aereo o di un elicottero corazzato, e fare piovere dal cielo la nostra potenza di fuoco seminando morte e terrore fra i soldati del generale Di Ravello. I velivoli sono inoltre uno dei metodi più rapidi per spostarsi nell’arcipelago, sebbene quest’anno le cose siano profondamente cambiate grazie all’arrivo della “triplice alleanza” tra rampino, paracadute e tuta alare. Quest’ultima, in particolare, consente di sfrecciare a pochi metri dal suolo mantenendo un controllo piuttosto buono della propria direzione: con un po’ di pratica, l’uso della tuta alare abbinata al rampino per riacquistare quota si trasforma in una delle meccaniche meglio riuscite del gioco e, indubbiamente, fra le più spettacolari.
Vi è poi da segnalare la presenza di innumerevoli veicoli, che spaziano dalla versione medicea di una Vespa 50 fino a carri armati futuristici. Vi sono poi barche, motoscafi, ogni genere di veicolo corazzato, dune buggy e auto da corsa, e ogni veicolo può essere pilotato, rubato e aggiunto al nostro garage.
Come avrete certamente capito, Just Cause 3 è un gioco enorme, una sorta di tela bianca in mano al giocatore che può divertirsi a dipingere a suon di demolizioni e azioni completamente fuori di testa. Il problema è che, a lungo andare, tutto questo viene avvolto da un certo senso di ripetitività che non viene per niente aiutato dalla struttura delle missioni. Per poter procedere con la trama del gioco, infatti, è necessario conquistare i territori occupati dalle forze di Di Ravello attraverso l’acquisizione di villaggi e di avamposti. La liberazione dei territori nemici avviene sempre nello stesso modo, e ci richiede di abbattere alcune installazioni militari identificate dal colore rosso. Già dopo avere conquistato quattro o cinque territori ci si rende conto di quanto queste azioni siano pressoché identiche fra loro, e il giocatore si troverà ben presto invogliato a salire su di un elicottero e a fare esplodere tutto dall’alto per non perdere troppo tempo e proseguire con la storia. 
Solo le missioni legate alla trama, infatti, presentano qualche elemento di originalità rispetto alle azioni comuni compiute nel free roaming, sebbene in molti casi si limitino a un mero “entra nel complesso militare e fallo saltare in aria”. Anche se non mancano le missioni che si discostano dal mucchio offrendo alcuni momenti diversi dal solito, in generale in Just Cause 3 si finisce per ritrovarsi a fare sempre le stesse cose. Un vero peccato, considerando che – alla fine dei conti – tutto quello che si fa nel gioco è accompagnato da quel divertimento caciarone tipico della serie. In altre parole, Just Cause 3 ci fa chiudere un occhio di fronte alla mancanza di varietà, poiché è il giocatore stesso a rendere varia l’esperienza attraverso l’uso creativo degli strumenti a sua disposizione. Allo stesso tempo, però, avremmo preferito qualche momento più efficace e qualche vera sorpresa nel corso dell’avventura, oltre ai già citati momenti di esagerazione estrema che farebbero crepare di invidia il Bruce Willis dei tempi d’oro.
Always online?
Un altro aspetto che caratterizza Just Cause 3 si riscontra nella presenza di un sistema che tiene il gioco costantemente connesso ai server di Square Enix. Lo chiariamo subito: Just Cause 3 non è un gioco always online e non è necessario essere connessi per giocare, ma la connessione è richiesta per mantenere vivo il sistema di classifiche che permette ai giocatori di confrontare in tempo reale le proprie statistiche. Vi sono classifiche per ogni genere di azione, dalla più lunga derapata in auto fino alle improbabili distanze compiute dal nostro personaggio in seguito a un’esplosione, ed è davvero divertente sfidare i propri amici in gare spesso prive di ogni logica.
A monte di tutto questo, però, vi è un sistema di sfide classificate che si attiva dopo avere conquistato un villaggio o un avamposto nemico, e che consente di accedere a gare automobilistiche, nautiche, aeronautiche, a gare di distruzione, di volo con la tuta alare, eccetera. Ogni gara, se completata, fornisce al giocatore una serie di ingranaggi che possono essere utilizzati per acquisire i potenziamenti di Rico. Il giocatore, dunque, è chiamato a completare queste sfide per ottenere bonus al rampino, agli esplosivi o modifiche utili ai veicoli o alla tuta alare, e in generale permette di modificare il proprio personaggio nella maniera più opportuna. Poiché non tutte le modifiche possono essere attivate allo stesso tempo, infatti, il giocatore è talvolta invogliato ad effettuare il respec del personaggio per ottenere un bonus particolarmente utile in una missione, un’idea che ci spinge a cercare di sbloccare il massimo numero possibile di modifiche per avere la massima versatilità in ogni occasione.
Anche in questo caso, però, ci troviamo di fronte a un sistema piuttosto ripetitivo che ci obbliga a portare a termine sfide molto simili tra loro per poter proseguire in maniera efficace nell’avventura. In questo caso, il problema è sensibilmente ridotto dalla varietà dei percorsi di gara, degli eventuali veicoli e dalla presenza imperante delle classifiche online, ma non si può fare a meno di notare  la poca varietà nelle meccaniche delle sfide.
Non all’avanguardia
Un ultimo aspetto che non ci ha pienamente convinti in Just Cause 3 si identifica nella grafica. Abbiamo già parlato di una generale monotonia negli ambienti che, per quanto molto belli, tendono a ripetersi per tutta Medici. Vi è poi una scarsissima presenza di interni, fatta eccezione per alcuni complessi sotterranei o sottomarini che ci hanno sorpreso. 
La grafica, in ogni caso, non è certo di livelli straordinari – in particolare per quanto concerne le texture e l’ottimizzazione generale su PC. Anche su di una GTX 980 abbiamo faticato a mantenere i 60fps costanti per tutta l’esperienza, in particolare quando abbiamo avuto a che fare con le sezioni a bordo di navi con esplosioni e fumo.
Powered by:
MSI GS70 2QE Stealth Pro
Nvidia GTX 970M
Processore i7 5950HQ

– Molto divertente e caciarone

– Il sistema di classifiche online invoglia a giocare

– Alcuni personaggi davvero ben caratterizzati

– Dialoghi divertenti

– Struttura delle missioni estremamente ripetitiva

– Progressione con subquest tutte uguali fra loro

– Tecnicamente non eccelso

– Il doppiaggio italiano toglie parte della magia

7.5

Just Cause 3 è un gioco dalla doppia faccia. Da un lato, è un prodotto divertentissimo, ideale per chi ama fare casino nei videogiochi senza troppi pensieri. Abbiamo trascorso dei momenti davvero piacevoli in compagnia di questo gioco che, se preso a piccole dosi, sa offrire quel genere di intrattenimento ignorante che ognuno desidera dopo una dura giornata di lavoro o trascorsa sui libri di scuola. Allo stesso tempo, Just Cause 3 è un gioco piuttosto grezzo, con una struttura molto ripetitiva che potrebbe deludere chi apprezza i dettagli e alcune soluzioni eleganti nel gameplay. Qui non troverete nulla di tutto questo: Just Cause 3 è un gioco in cui si può attaccare una bomba razzo a una mucca e farla decollare, un titolo in cui il cervello lascia spazio all’odore del tritolo. Potrebbe non piacere a tutti, ma se siete dell’umore giusto il divertimento è garantito.

Voto Recensione di Just Cause 3 - Recensione


7.5