Anteprima

Dead Space 3

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a cura di AleZampa

Londra – A chiudere l’onda lunga dello showcase londinese di Electronic Arts non poteva che esserci Dead Space 3, uno dei titoli più attesi dell’inizio 2013, con uno stuolo di devoti che non vogliono altro che smembrare Necromorfi e scoprire in che modo Isaac possa porre un freno ai deliri di onnipotenza di Unitology, che sembrano ormai inarrestabili. Vista la natura del titolo, anche lo spazio dedicato alle postazioni di prova era più appartato rispetto agli altri, forse a sottolineare, nonostante i dubbi di molti fan, che il potenziale orrorifico del titolo rimane invariato, e che riuscirà a spaventarvi ancora come ha fatto in passato.

Introducing John CarverNel tempo a nostra disposizione con le postazioni demo, sempre troppo risicato per poter valutare un titolo imponente e ambizioso come Dead Space 3, abbiamo potuto provare una piccola sequenza della cooperativa online a due (che si baserà sul classico drop-in/drop-out), novità di questa edizione inserita a gran voce dopo le richieste dei fan. L’azione parte da quel meraviglioso luogo per le vacanze chiamato Tau Volantis, all’inizio del secondo capitolo, e ad accompagnarci nella nostra scampagnata ci sarà John Carver, che ricoprirà un ruolo decisamente importante anche all’interno della campagna single player, nella quale lo incontreremo in diverse occasioni. John non è però il classico compagnone da portarsi dietro per animare la festa, visto che come ogni persona che ha avuto a che fare con i Necromorfi (responsabili dello sterminio della sua famiglia) la sua mente non è più così stabile e reattiva. La sua pazzia si riverserà sia sul giocatore che lo impersonerà, sia su Isaac, attraverso dialoghi sempre più tendenti al delirio e visioni che affliggeranno direttamente il gameplay. Come dicevamo, l’azione inizia su Tau Volantis, un pianeta ghiacciato totalmente in balia dell’infezione necromorfa, nel quale però Isaac troverà risposte importanti per la sua personale crociata. Pronti via si parte subito in un area all’aperto, flagellata da vento e neve, nella quale non è consigliabile indugiare oltremodo, visto che i nostri nemici, piuttosto che ammirare il panorama, penseranno ad attaccarci senza porsi troppi problemi. Non saranno però solo i necromorfi a volere la nostra morte, ma anche dei soldati di Unitology, mandati in una missione i cui scopi (ed esiti) saranno rivelati sono più avanti.

Questa prima gita in esterna ci ha dato modo di fare la conoscenza di una delle novità introdotte in questo capitolo: lo Scavenger Bot. Sappiamo già infatti che nei banchi di lavoro dedicati avremo la possibilità di combinare parti e pezzi raccolti (o comprati) qua e la per assemblare le nostre armi, ma grazie allo Scavenger, in determinati punti, potremo letteralmente scavare per trovare nuovi componenti, nuovi progetti e nuovi attrezzi da far usare ad Isaac. Se lasciato infatti nei posti giusti, questa piccola sonda stile Curiosity si prenderà il tempo necessario per individuare il suo obiettivo e riportarlo alla luce in totale autonomia, rendendolo poi disponibile in maniera del tutto automatica ai già citati banchi di lavoro.

Un gameplay rivistoIl maggior dubbio, nonché preoccupazione più grande per tutti i fan è che Electronic Arts con questo titolo saltasse definitivamente lo squalo, abbandonando totalmente il genere survival in favore di una deriva action già in ogni caso annunciata dai DLC del secondo capitolo. Per quello che abbiamo potuto vedere e provare il trend è sicuramente quello, ma questo non implica che il prodotto finale debba essere qualitativamente inferiore ai precedenti. Il gameplay di base rimane sostanzialmente lo stesso, con una visuale a spalla invariata, l’hud inesistente, e l’utilizzo di stasi, armi e smembramenti perfettamente in linea con i precedenti episodi. L’idea di mettere una modalità cooperativa (chiesta tra l’altro dai fan che dimostrano quindi nemmeno loro di sapere cosa volere esattamente) sposta per forza di cose gli equilibri verso l’azione, visto che in ogni caso saranno due i giocatori da dover far interagire con i nemici, che saranno quindi in numero maggiore. Il solo fatto poi di avere un compagno, con il quale si è magari collegati tramite chat vocale spezzerà la tensione data dalla solitudine e dall’angoscia così ben ricreate nel primo capitolo. Visceral Games però, che al suo Dead Space è assai attaccata, vuole provare in tutti i modi a mantenere il giocatore costantemente in tensione, ed è per questo che ha inserito percorsi lievemente differenti in base al personaggio che interpreteremo. Nella nostra prova infatti avevamo il controllo di John Carver, che come già detto ha qualche problema di stabilità mentale. Al suo controllo non sarà infrequente avere delle visioni, dei flash del passato o vere e proprie esplosioni di paura che lo porteranno a vedere cose che il giocatore che impersonerà Isaac non potrà vedere. In un passaggio ad esempio, mentre uno dei due giocatori difende una porta dall’attacco necromorfo, l’altro sarà nel pieno di una visione, e l’attacco non si fermerà fino a quando lui non sarà riuscito ad uscirne.

Sul fronte narrativo quindi gli sviluppatori stanno facendo di tutto per mantenere l’identità distintiva della serie, ma sarà lo stesso anche per il gameplay? Come dicevamo, per poter giustificare la presenza di due personaggi sullo schermo, il numero dei nemici (così però come la loro varietà) è stato incrementato, anche in funzione di favorire il più possibile il gioco di squadra. La stasi, sopratutto contro i Necromorfi, rimarrà uno dei nostri migliori alleati, e se riusciremo a combinare gli attacchi con il partner non arriveremo presto ad esaurire tutte le nostre munizioni, che saranno ora comuni a tutte le armi e non specifiche per ognuna.

The waste landLe premesse in ogni caso per un’avventura spettacolare ci sono davvero tutte: già dall’incipit si capisce che si punterà molto sulla varietà degli ambienti e sull’alternanza tra i claustrofobici interni di navi spaziali e basi posizionate su pianeti sperduti e le loro immediate vicinanze all’aperto, caratterizzate ovviamente da ambienti poco ostili e brulicanti di nemici. Il comparto tecnico, per quello che abbiamo potuto vedere e considerando anche l’uscita ancora lontana è decisamente ad uno stato avanzato dei lavori, con una varietà di nemici superiore che in passato e dai pattern d’attacco più vari rispetto alle passate iterazioni della serie. Il tempo passato con Isaac e John in ogni caso non è stato ovviamente sufficiente a formulare un giudizio preciso sulla direzione presa dalla serie, che in ogni caso, e non ci stancheremo di ripeterlo, non dovrebbe influenzare più di tanto il giudizio di pubblico e critica. Il livello di angoscia e di sfida che sarà in grado di trasmettere Dead Space 3 infatti sarà possibile scoprirlo solo con una copia del titolo completo sottomano, e non provando solo qualche spezzone decontestualizzato delle campagne single player e co-op. Certo, la direzione presa è in ogni caso piuttosto evidente, e forse un po’ di rammarico per il cambio di atmosfera e feeling del titolo rimarrà sempre, ma se Visceral sarà in grado di produrre un gioco bilanciato e coerente con le proprie origini allora ci troveremmo davanti un prodotto di livello assoluto, indipendentemente dal genere di appartenenza. D’altra parte, anche un’altra grandissima saga ha fatto una virata evidente tra il terzo e quarto capitolo, consegnando ai fan una delle migliori produzioni della propria generazione.

– La cooperativa a due è una gradita aggiunta

– Ambientazioni e stili inconfondibili

– Nemici maggiori in numero e varietà

Il nostro tempo con Dead Space 3, sempre troppo breve, ci ha lasciato sensazioni molto positive da un lato, e un leggero senso di rammarico dall’altro. La virata action è evidente, anche se Visceral sta facendo di tutto (riuscendoci, per quello che ci è dato vedere) per non snaturare eccessivamente le origini della sua creatura, cercando di rendere l’esperienza il più disturbante possibile, anche nella modalità cooperativa. Quest’ultima modalità, per quanto tenda inevitabilmente ad alleggerire il pathos di un’esperienza single player, sembra comunque avere spunti molto interessanti, con differenti punti di vista in base al personaggio impersonato. Febbraio 2013 non è poi così lontano, e solo allora scopriremo quanto Dead Space 3 sarà stato capace di irretirci, coinvolgerci, e sopratutto spaventarci.

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