Recensione

Art of Fighting Anthology

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a cura di Tuono Blu

Eravamo ad inizio degli anni ’90 quando anche in Italia esplose la “Street Fighter Mania”. Il genere dei picchiaduro conobbe una crescita incredibile; dopo l’uscita del capolavoro di casa Capcom, praticamente ogni software house esistente si cimentò nello sviluppo di un gioco da combattimento corpo a corpo, convinta dei sicuri profitti che il settore avrebbe potuto offrire. Il picchiaduro 2D era diventato un genere di riferimento ben distinto nella mente dei players ed allo stesso tempo un nuovo succulento campo di battaglia per i produttori. Di fatti, fino all’avvento della rivoluzione 3D e la conseguente esplosione dei First Person Shooter (parliamo di metà decennio scorso), il “Picchiaduro” è stato il genere prescelto ove lanciare innovazioni e tendenze avanguardiste in fatto di grafica, giocabilità e profondità di gioco.In questo turbine di calci e pugni a più non posso, vide la luce grazie a SNK (già autore di Fatal Fury) anche la saga di Art of Fighting che si rivelò sin da subito il principale antagonista di Street Fighter. Oggi, grazie alla conversione per PS2 che gli sviluppatori della SNK Playmobile hanno deciso di regalarci, abbiamo finalmente la possibilità di riassaporare le atmosfere di questo franchise con un’antologia composta dai 3 storici episodi della serie.

Round 1: Fight!Il primo episodio (AoF I) vede i due protagonisti Ryo Sakazaki e Robert Garcia (elevati al ruolo di Ryu e Ken di SF) intraprendere una serie di combattimenti all’ultimo sangue per salvare Yuri, la sorella di Ryo rapita dal malvagio Maestro del Karate. Sebbene la scelta dei personaggi sia davvero scarsa (2 in modalità singolo e 8 in modalità Vs), grazie alla presenza degli Stage Bonus, ove conquistare mosse speciali, e l’innovazione data dalla presenza della barra dello spirito, il titolo riesce comunque a garantire una discreta giocabilità.

Il secondo episodio (AoF II) si presenta con una rosa di personaggi (12) più ampia e tutti selezionabili sin da subito. Oltre a Ryo e Robert riscoprirete alcune vecchie conoscenze come il boss Takuma, Mr. Big, Jack e la giovane Yuri. Inoltre fanno la loro prima comparsa nella serie Geese di “Fatal Fury” e il ninja Eiji. La giocabilità risulta migliorata e le mosse dei personaggi non sono cosi monotone come potreste riscontrare nel predecessore; in più l’aggiunta della “Desperation Move” (il super attacco che potrete sferrare al nemico quando siete in fin di vita) è ancora oggi una caratteristica fenomenale che vi permette di non essere mai sicuri dell’esito del combattimento fino all’ultimo rintocco del Dong!Anche se queste caratteristiche rendono la seconda incarnazione fresca e divertente, il livello di difficoltà è parso piuttosto elevato, tale da risultare davvero frustrante in alcuni frangenti di gioco. Insomma, se non avete passato la vostra infanzia sul NeoGeo portare a termine l’episodio in questione, non sarà proprio una passeggiata.

Essendo il più vicino ai giorni nostri (1996) e grazie al suo sviluppo nel periodo finale della bidimensione grafica, il terzo episodio (The Path of The Warriors – AoF3) si rivela eccezionalmente divertente. L’ottima caratterizzazione dei personaggi, oltre all’imbarazzo nella scelta del vostro alter-ego digitale, vi permetteranno di tuffarvi in sfide dotate di un fascino ineguagliabile. Il gameplay ovviamente è il più fluido ed apprezzabile del franchise grazie alla divisione degli attacchi in Up-Mid-Low, la possibilità di sbeffeggiare il nostro avversario di turno diminuendone la sua energia spirituale, una rinnovata linea di mosse speciali, e sfondi di gioco geniali e davvero ben curati. I difetti che potreste riscontrare nei 2 prequel vengono sostanzialmente eliminati, rendendo questo capitolo della saga strepitosamente rigiocabile e capace di portarvi all’assuefazione totale.

Purtroppo dobbiamo constatare che nel complesso la longevità data dai 3 titoli distinti non è assolutamente ragguardevole poiché solo l’episodio finale è capace di garantire una certa qualità di divertimento; AoF 1 e 2 al contrario vi concederanno solamente qualche ora di svago in cui si rivela interessante rivisitare le ambientazioni del cimelio di Snk, ma sinceramente ci sembra troppo poco. Inoltre assolutamente inspiegabile è l’assenza di extra (modalità, personaggi, trama rimangono identici all’originale), un aspetto che avrebbe sicuramente giovato a questa conversione Ps2. Trattandosi di un adattamento di piattaforma, non ci si poteva aspettare molto per quanto riguarda il comparto grafico, ma alla luce di ciò che viene proposto, bisogna ammettere che poteva e forse doveva essere fatto qualcosa in più. Infine, il sonoro non è stato intaccato da alcun tipo di modifica ed è di buona fattura come lo era già ai tempi.

– E’ Art of Fighting

– 3 titoli in 1

– Personaggi Curati

– Assenza di Extra

– Scarsa rigiocabilità

5.3

Art of Fighting Anthology è una scarna conversione dei tre videogiochi che hanno riscontrato molto successo ormai vent’anni fa. L’assoluta mancanza di contenuti aggiuntivi è una scelta ingiustificabile che ci lascia veramente perplessi. E’ un peccato che un cimelio storico (e rimane tale) qual’è Art of Fighting sia stato semplicemente “adattato per Ps2”. Certo, il fascino dell’arte del combattimento fa sempre la sua bella figura, ma se non siete fan sfegatati della saga Snk o non sentite la nostalgia dei tempi che furono, non sarete di certo spinti all’acquisto di questo titolo.

Voto Recensione di Art of Fighting Anthology - Recensione


5.3