Xbox Game Pass, Paradox pensa che i giochi più lunghi dovrebbero essere pagati di più

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a cura di Paolo Sirio

Il business model di Xbox Game Pass prevede che gli sviluppatori e i publisher vengano pagati in base ai download dei loro titoli inclusi nell’abbonamento.

Questa formula ha trovato ampio apprezzamento nella scena dello sviluppo, oltre al fatto che c’è piacere nello scoprire un effetto vetrina che permette a titoli relativamente poco noti di venire scoperti e giocati di più.

Tuttavia, Fred Wester, membro del board di Paradox Interactive, ha sottolineato in un panel al GameLab di Barcellona che tale meccanismo risulta penalizzante per i giochi dalla longevità elevata.

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“Su Spotify, ti pagano in base a quante volte la tua canzone viene ascoltata. Su Netflix, ti pagano una quota fissa in base a quanto pensano che il tuo prodotto valga. Queste sono due cose fondamentalmente diverse, e questo è ciò che succede anche in questo caso”, ha spiegato Wester.

“OnLive, ad esempio – ti dicevano: puoi avere il tuo gioco sul nostro servizio e attireremo un sacco di clienti, e ti daremo i soldi in base a quante ore il tuo titolo verrà giocato.

Ora, in Paradox amavamo quel business model, perché la gente gioca i nostri titoli per tre o quattrocento ore. Mentre il modello di Game Pass per noi è comunque un modello discreto, pensiamo di non venire pagati abbastanza, perché la gente gioca i nostri titoli più di quanto non giochino i single-player basati sulla narrazione”.

Un’osservazione interessante, indubbiamente, ma forse contraria all’idea di Microsoft in materia di Xbox Game Pass, se pensiamo che la stessa casa di Xbox si è mossa per acquisire studi capaci di realizzare esperienze più raccolte (come Ninja Theory o Compulsion Games) e con tempi inferiori di sviluppo.

Voi da che parte state in questa conversazione?

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