Norman Reedus su Death Stranding: naturale aiutare le altre persone

L'attore che interpreta Sam Porter Bridges ha parlato di alcuni aspetti del gioco, notando anche le somiglianze tra il protagonista di Death Stranding e il suo Daryl di The Walking Dead

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Norman Reedus è il volto di Death Stranding, essendo l’attore che ha dato anima e corpo a Sam Porter Bridges, protagonista del primo videogioco della ora indipendente Kojima Productions. La redazione del notiziario TGCOM24 ha avuto modo di sedersi a un tavolo con il celebre artista, noto anche e soprattutto per il suo ruolo di Daryl in The Walking Dead, parlando con lui di alcuni aspetti del gioco, tra cui la sua filosofia collaborativa – ma non solo: si parla anche delle somiglianze tra Sam e Daryl.

L’importanza di collaborare

Death Stranding è un videogioco con multiplayer asincrono collaborativo. Questo significa che, superate la fasi in cui si viene introdotti alle meccaniche, il giocatore si ritrova all’interno di un open world che sarà popolato dalle strutture che sarà in grado di costruire, collaborando con tutti gli altri “Sam Porter Bridges” in giro per il mondo.

death stranding

Secondo Reedus, questo tipo di filosofia, all’interno del gioco, pone l’accento sul bisogno delle persone, per natura, di collaborare e fare le cose insieme, anziché di isolarsi. Nelle parole dell’attore:

Vediamo videogame in cui l’unico obiettivo è arrivare al livello successivo, uccidere tutti quelli che ci sono nella stanza, distruggere tutte le caramelle sullo schermo, esplorare un altro edificio. In Death Stranding non ci sono livelli, si tratta di rimettere insieme le persone, persone reali che giocano magari da sole in una stanza ma che in qualche modo sono connesse le une alle altre. Si tratta di esplorare questo tipo di connessione.

A incarnare questa filosofia è prima di tutto Sam, secondo Reedus, che deve scoprire a sua necessità e la sua naturale predisposizione a istituire dei legami con gli altri:

[…] durante il gioco, lui cambia e il giocatore cambia con lui e diventa naturale avere delle connessioni con gli altri, farsi degli amici, anche perché tutti hanno lo stesso obiettivo. Diventa naturale aiutare le altre persone, cresci insieme al gioco. Non si tratta di aumentare di livello, si tratta di raggiungere un altro livello emotivo.

Lavorare a Death Stranding

Dal dietro le quinte, Reedus ha anche raccontato che lavorare a Death Stranding non è stato affatto facile: girare la scena del famoso primo trailer, in cui Sam piange stringendo un bambino – salvo poi vederlo scomparire da un frame all’altro e cercarlo, mentre delle manine di catrame gli comparivano addosso, è stato tutt’altro che facile. Koijma Productions, però, ha deciso di girare molte scene con l’uomo Norman, anziché con l’attore Norman Reedus.

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L’artista racconta di essere stato ripreso in diversi momenti in cui semplicemente si grattava la testa o era pensieroso, che sono stati usati per rendere Sam un uomo, anche nei suoi piccoli gesti, in maniera tale che lo si avvertisse come una persona reale – e che, in quanto tale, il giocatore sentisse di essere davvero il protagonista di Death Stranding.

Ad aiutare, in tutto questo, c’è stata la follia di Hideo Kojima nelle fasi di ripresa: mentre, racconta Reedus, di solito quando si gira ci sono decisioni molto rigide basate su quanto sancito in sede di sceneggiatura, il game director giapponese era sempre vulcanico e aperto a proposte. Reedus ha raccontato ai colleghi di TGCOM24:

Normalmente quando giri un film il regista ha le idee molto chiare su cosa devi fare e il set è piuttosto rigido. Devi immaginare che le cose stanno in un solo modo. Magari, faccio un esempio, prendo un cuscino e il regista dice ‘no, non puoi avere un cuscino in questa scena’ perché la sceneggiatura è rigida. Con Hideo Kojima è stato diverso: se gli dicevo ‘secondo me dovrei avere un cuscino in questa scena’ lui rispondeva: ‘un cuscino? Mettiamone quattro e portiamo anche una lampada’.

Secondo Reedus, inoltre, Sam e Daryl compiono lo stesso percorso: il personaggio di The Walking Dead, all’apparenza così burbero, si apre via via, sempre meno rintanato dentro sé stesso. Un destino con cui, anticipa l’attore, anche Sam dovrà confrontarsi, nel suo percorso, riscoprendo i legami con gli altri esseri umani.

Vi segnaliamo al link alla fonte, in calce, l’interessante intervista completa.

Vi ricordiamo che Death Stranding è disponibile su PS4 dallo scorso 8 novembre. Il gioco arriverà anche su PC la prossima estate e sulle pagine di SpazioGames potete confrontarvi con la nostra approfondita video recensione.

Fonte: TGCOM24