Nonnina di 86 anni accusata di aver piratato Metro 2033, ma non ne sa nulla

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Questione spinosa per la signora Christine McMillan, attiva anziana di 86 anni che, via e-mail, ha ricevuto un avvertimento che la accusava di aver piratato Metro 2033 e la invitava a risarcire la parte danneggiata per evitare una multa fino a $5.000. Peccato, però, che la signora di Ontario non avesse nemmeno idea di cosa fosse Metro 2033. Il fatto è accaduto in Canada, dove la nonnina è stata contattata dalla Canadian Intellectual Property Rights Enforcement, con la mail che le è stata poi girata dal suo provider di Rete internet. “Ho trovato la cosa abbastanza shockante” ha dichiarato la signora McMillan, “ho 86 anni. Nessuno ha accesso al mio computer, eccetto me. Perché dovrei scaricare un gioco di guerra?” Gli indizi hanno portato a supporre che potesse essere stato suo nipote ad aver scaricato il gioco, ma anche lui non ha accesso al computer della nonna.La questione rientra all’interno di una problematica più ampia che sta scuotendo le acque in Canada: le nuove regolamentazioni del governo federale locale, introdotte lo scorso anno, costringono i provider internet a segnalare ai loro clienti se stanno commettendo dei reati, come ad esempio la pirateria. L’intento sarebbe quello di tutelare chi detiene i diritti dei materiali piratati, ma il problema sorge di fronte al fatto che colui che riceve la comunicazione è chi ha la titolarità della connessione, e non chi ha commesso il reato. Per capirci, è probabile che qualcuno del condominio della signora McMillan sia riuscito ad intrufolarsi nella sua connessione wi-fi e a scaricare così il gioco.C’è anche da dire che le mail inviate dal Canadian Intellectual Property Rights Enforcement suonano molto minacciose e, secondo l’esperto Will Knoll, spingono persone poco avvezze alle diatribe legali a pagare penali che in realtà non sarebbero dovute. Effettivamente, la signora McMillan ha riferito anche i contenuti della mail, che non suonano per niente riassicuranti: “non mi hanno nemmeno scritto quanto gli dovevo. Dicevano solo che, se non avessi rispettato le regole, sarei stata perseguibile fino a $5.000, e che avrei potuto pagare immediatamente inserendo il numero della mia carta di credito.” Una procedura non proprio trasparente, considerando che i messaggi non hanno valore di imposizione legale, ma sono solo delle notifiche che l’utente potrebbe anche del tutto ignorare.La pirateria e le normative per combatterla, insomma, danno delle gatte da pelare anche ai canadesi. Vedremo se la vicenda avrà sviluppi e se davvero si arriverà a spingere la signora McMillan a pagare. La signora, per il momento, ha detto di non averne nessuna intenzione.