La Russia minaccia Telegram: o le darà l'accesso alle chiavi di crittografia o l'app sarà bloccata

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Mentre impazza il caso politico su Facebook, ci sono grattacapi anche per Telegram, finito da qualche tempo nel mirino del Federal Security Service locale. Quest’ultimo ha preteso le chiavi di crittografia necessarie per accedere ai dati e alle conversazioni degli utenti presenti nell’app di instant messaging, ritenendo queste informazioni importanti per la lotta al terrorismo.Proprio nel 2016, la Russia aveva diramato nuove normative per la lotta al terrorismo, contattando le app di messaggistica per chiedere loro l’accesso ai dati. Telegram si era già rifiutato, ottenendo una multa dal valore di $14.000. La questione, però, non si è fermata e nelle scorse ore il Giudice della Corta Suprema, Alla Nazarova, ha dato ragione alle richieste dell’FSB. Telegram ha deciso di ricorrere ad un ulteriore grado di giudizio, pur sapendo che in caso di conferma della decisione (e di rifiuto di concedere i dati) rischia un’ulteriore salata multa e, oltretutto, la chiusura del servizio nella stessa Russia, che costituisce uno dei suoi maggiori bacini di utenza. Ramil Akhmetgaliev, legale di Telegram nella causa, non accetta compromessi: «l’argomentazione dell’FSB, che ritiene che le chiavi di crittografia non possano essere considerate informazioni private protette dalla Costituzione è subdola. È come se dicessimo, ‘ho la password per accedere alla tua mail, ma non controllo la tua mail, ho solo la possibilità di farlo.’»Su Twitter, si è espresso anche Pavel Durov, fondatore dell’applicazione: «le minacce di bloccare Telegram fino a quando non cederà i dati privati dei suoi utenti non daranno frutto. Telegram rimarrà dalla parte della libertà e della privacy.»Vedremo come la questione proseguirà nelle prossime settimane.