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L.A. Noire e il leggendario numero di matricola | Il Dettaglio

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a cura di Francesco Ursino

AVVERTENZA: l’articolo contiene spoiler sulla storia di L.A. Noire

Quando ricordi con piacere un gioco per motivi che esulano dal gameplay, può venire il dubbio che non si tratti poi di un gran titolo. Perché, infatti, ci si dovrebbe dimenticare proprio delle dinamiche di gioco, elemento che in sostanza rappresenta quello che gli sviluppatori ci chiedono di fare con il loro prodotto? In ogni caso, nel caso di L.A. Noire la mia esperienza è proprio questa: del gioco Team Bondi mi tornano spesso alla mente le ambientazioni, i personaggi, la bella colonna sonora e un particolare tutto sommato insignificante ma che, a quanto pare, è rimasto impresso nella mia memoria e in quella di altri giocatori. Cari lettori, benvenuti a una nuova puntata de Il Dettaglio, la rubrica che parla dei piccoli particolari nascosti all’interno dei grandi giochi .

I always kill the things I love

Quello che mi affascina di L.A. Noire è una certa coerenza di fondo tra storia, ambientazione, personaggi ed elementi di contorno. Le colline di Bunker Hill che Cole Phelps percorre nelle sue indagini negli anni ’50 sono le stesse su cui muoverà i primi, disordinati passi John Fante nei suoi romanzi solo qualche anno più tardi. E proprio Phelps rimane uno dei simboli del gioco perché, in buona sostanza, non è che sia proprio uno stinco di santo. Spesso ambizioso, in cerca di approvazione e probabilmente vittima dei traumi subiti durante la guerra, il nostro non è proprio adatto al ruolo dell’eroe. In una storia come la sua, allora, il finale non può che essere dolceamaro, come le note della bella colonna sonora originale del gioco.

Grazie anche all’arrivo della versione per VR, L.A. Noire è salito nuovamente alla ribalta e ha portato con sé quell’esperienza di gioco che un po’ disorienta e un po’ affascina. Nel caso della realtà virtuale, poi, la libertà di azione data al giocatore può sfociare spesso in sequenze esilaranti, ancora più divertenti se si considera il noto lavoro fatto da Team Bondi sulle espressioni facciali dei personaggi (tanto per capire cosa intendiamo con “sequenze esilaranti”, basta vedere questo video).

Questa sorta di atmosfera sempre in bilico tra l’estrema serietà delle situazioni proposte e l’involontaria comicità di alcuni elementi sembra essere forse l’eredità maggiore lasciata ai posteri dal gioco. Tutto ciò pare ancora più vero se si pensa a tutti i meme derivati dal titolo, come il famoso “Doubt”, accompagnato dalla faccia compiaciuta di Phelps. Per completezza di informazione, ecco la pagina apposita di KnowYourMeme.

Come usare una cabina telefonica

Il gameplay di L.A. Noire era piuttosto schematico, almeno nelle fasi iniziali dei vari casi. Si arrivava sulla scena del crimine e, per qualche motivo, si aveva la necessità di chiamare il centralino attraverso le varie cabine della polizia disseminate per Los Angeles. Grazie ai telefoni era possibile ottenere indirizzi, nomi, messaggi e qualsiasi altra cosa fosse utile al prosieguo di un caso. Piccola parentesi: queste cabine esistevano (ovviamente) anche nella realtà, ed erano fabbricate nella maggior parte dei casi dalla Gamewell. Per la maggior parte dei casi erano utilizzate (e in alcuni casi lo sono ancora) dai pompieri: ecco perché spesso, nel gioco, le cabine della polizia erano affiancate proprio dalla controparte rossa impiegata dai vigili del fuoco losangelini.

L’importante, però, non è questo. La cosa che mi è rimasta più impressa di L.A. Noire è una sequenza, quasi sempre identica, in cui Phelps alza la cornetta e annuncia con sicurezza la sua matricola: 1247. Dopo essersi identificato, seguivano pochi attimi in cui la centralinista forniva le indicazioni richieste. Punto. Una sequenza di poco conto, quasi stucchevole alle volte, ma che per qualche motivo mi è rimasta impressa e rappresenta uno dei ricordi più vividi del gioco Team Bondi.

È un fatto di poco conto, che però contribuiva anche a creare l’atmosfera giusta all’interno del gioco: la presenza delle cabine telefoniche, che oggi ci sembra così strana, si accompagna anche al ruolo delle centraliniste. Non dimentichiamoci che il gioco è ambientato pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, e che proprio durante il conflitto bellico il ruolo delle donne, specie in posizioni lavorative come infermiere e proprio centraliniste, fu centrale.

Quattro numeri per l’immortalità

La mia predilezione per i numeri 1247 ha raggiunto, nel corso del tempo, picchi piuttosto preoccupanti. C’è stato un periodo, ad esempio, nel quale ogni volta che avevo a che fare con le casseforti degli hotel l’unico codice che mi veniva in mente da usare era proprio il numero di matricola di Phelps (adesso non lo faccio più, a scanso di equivoci).

Come spesso succede, internet conferma che le mie stranezze sono condivise da molti altri videogiocatori nel mondo. Se si cerca “Cole Phelps 1247” su Google, infatti, si viene omaggiati con circa 193.000 risultati pieni di umorismo e sarcasmo. Le quattro cifre seguono subito il nome del personaggio e ne diventano parte integrante. Lo scherzo più comune, nei forum, è quello di iniziare un thread intitolandolo “Cole Phelps Badge 1247”, fingendo di parlare con una centralinista o dichiarandosi pronto a combattere il crimine. Ah, l’internet.

L’impatto della matricola 1247 travalica anche i confini di forum e siti internet fino ad arrivare alla musica: il gruppo russo Caisson, che secondo i bene informati è una band melodic-hardcore, ha scritto una canzone proprio dedicata al protagonista di L.A. Noire, chiamata “Officer Phelps. Badge 1247”. Se siete curiosi di sentirla, questo è il sito ufficiale del gruppo. Nel testo si parla di un uomo i cui soli strumenti sono “la legge e la giustizia”.

Alcune volte i ricordi legati a certi videogiochi sono veramente strani: la matricola 1247 di Cole Phelps in L.A. Noire, ad esempio, è uno di quei dettagli che scorderò difficilmente e che, per quanto strano possa sembrare, è entrato in qualche modo nell’immaginario collettivo. Anche voi ricordate a memoria le quattro cifre identificative del protagonista del gioco Team Bondi?

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Commento

Alcune volte i ricordi legati a certi videogiochi sono veramente strani: la matricola 1247 di Cole Phelps in L.A. Noire, ad esempio, è uno di quei dettagli che scorderò difficilmente e che, per quanto strano possa sembrare, è entrato in qualche modo nell’immaginario collettivo. Anche voi ricordate a memoria le quattro cifre identificative del protagonista del gioco Team Bondi?