Keiji Inafune chiede rispetto

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a cura di rspecial1

In una recente intervista Keiji Inafune ha voluto esprimere il proprio disappunto su come l’industria nipponica non rispetti i propri programmatori, come invece succede negli altri paesi.“Voglio fare l’esempio di ciò che è successo con Medal of Honor. La seria aveva un grande successo ed era molto popolare tra gli sparatutto, ciò ha portato Activision a cercare di superare quel titolo con un prodotto migliore. Da qui è nato il successo di Call of Duty, ma la società non si è limitata a prendere i frutti degli sviluppatori e dar loro una pacca sulla spalla. Li ha incentivati, trattandoli meglio, con rispetto per ciò che facevano e sicuramente con un salario più adeguato visti i risultati raggiunti. Ovviamente poi hanno ricevuto anche la giusta fama nell’ambiente, ma tutto questo ha portato solo ad una loro maggior motivazione per cercare di fare sempre meglio. Con ogni nuovo gioco. Questo perchè sono coscienti del fatto che verranno ricompensati dagli sforzi, ed ecco che i videogiochi acquistano anche maggior qualità, anche grazie a questo modo di lavorare. In Giappone avviene proprio l’opposto. In realtà i programmatori vengono caricati di responsabilità ed intorno al loro lavoro si creano grandi aspettative, ma se le cose vanno bene non ci guadagnano nulla. In sostanza lavorare per una software house nipponica significa essere pagato X per fare un gioco che venda Y copie. Questo vale anche per i più importanti programmatori del paese, il massimo infatti che si può ottenere è il rispetto dei fan e rilasciare interviste ai media dei vari paesi. Ma sostanzialmente non si è incitati a fare meglio con il prossimo lavoro, anzi se alcuni dei più illustri nomi del settore giapponese provassero a negoziare con le proprie società credo proprio che si vedrebbero sbattere la porta in faccia.”