Intervista a Hideo Kojima: niente nostalgia, processi creativi e giochi AAA

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Hideo Kojima è stato intervistato nel numero #297 del magazine Edge
, dove ha parlato di numerose tematiche, come la formazione della nuova Kojima Productions, i processi creativi e il rapporto con il suo lavoro—ma non di Metal Gear, come precisato a inizio intervista dalla sua assistente, Ayako Terashima, che ha chiesto al giornalista Simon Parkin di “evitare domande sui suoi precedenti giochi”. L’intervista, in aggiunta, non ha potuto fornire troppi dettagli sul nuovo studio, con i dipendenti e la maggior parte delle informazioni che rimangono ancora avvolti nel mistero. “Tendo a non essere una persona che ha dei rimpianti”
ha messo in chiaro Kojima, “o che vuole tornare indietro per cambiare il modo in cui sono andate le cose. Tutto succede per un motivo, e questo è ciò che ho.”In merito alla sua capacità di rimanere concentrato sul lavoro, il game designer ha spiegato che “quando stavo ancora lavorando a Metal Gear Solid V, c’era parecchia pressione affinché finissi il gioco. Quindi ero completamente assorbito dall’atto di dover creare. Poi, sono passato subito alla costituzione della nuova compagnia e a progettare ciò che sarebbe venuto dopo. Dovevo farmi venire una nuova idea, quindi non c’è stata nessuna pausa. Credo che sia l’attività a farmi andare avanti—la costante concentrazione sul creare. Senza essa, credo che per me sarebbe stata parecchio più dura. Dovevo continuare a guardare avanti, non potevo guardarmi alle spalle. Questo mi ha portato dove sono oggi.”In merito all’eventualità di realizzare giochi meno imponenti di Metal Gear, ma magari piccoli progetti indipendenti, Kojima ha spiegato che “non ho mai davvero preso in considerazione l’idea di un gioco su scala più piccola, perché—a dire la verità—preferisco creare grandi blockbuster in cui metto tutto me stesso.” Rispetto alla vecchia intervista in cui aveva detto di essere stato convinto dai suoi conoscenti a realizzare un altro gioco AAA, quindi, sembra che Kojima abbia cambiato opinione in merito. Anzi, il game designer è così deciso a realizzare progetti di ampia scala che ha dichiarato, nell’intervista a EDGE, che se avesse dovuto realizzare per forza qualcosa di più piccolo, allora avrebbe preferito dedicarsi ai film. “Ma creare giochi è piacevole, voglio continuare a fare questo.” A proposito di progetti ambiziosi, il leader di Kojima Productions ha spiegato che “solitamente, quando finisco un grosso progetto, i membri del team prendono delle lunghe vacanze. È durante queste vacanze che penso a cosa voglio fare dopo. Ho bisogno di lavorare da solo in queste fasi di pianificazione, è andata sempre bene in passato. Questo processo, con questo progetto [Death Stranding, ndr], è stato compresso. Ancora prima che lo studio avesse attrezzature e computer, ho cominciato ad andare avanti e indietro con Yoji Shinawa (l’artista, ndr) per valutare le idee che avevo avuto.”È nato così Ludens, la ormai nota mascotte della nuova Kojima Productions, firmata proprio dall’inconfondibile Shinkawa. Nel primo design, però, era troppo simile ad un robot, e Kojima chiese all’artista di rendere più chiaro il fatto che al suo interno ci fosse una persona.In merito allo humour che i fan della serie Metal Gear conoscono bene, Kojima ha spiegato che ritiene importante evitare che le cose si facciano troppo pesanti e oscure per il giocatore: “quando aggiungi un po’ di umorismo per cambiare l’atmosfera pesante, crei ondate di sensazioni ed emozioni differenti, in modo che il giocatore possa continuare a giocare e a ritornare sul gioco. Ma, alla fine, quando il giocatore va definitivamente via, voglio che si renda conto che c’erano degli insegnamenti.”“Per me, è davvero importante che i miei giochi non siano solo ‘divertimento’. Voglio che siano forieri di un messaggio, che siano seme di qualcosa che il giocatore possa portare con sé. Ciò precisato, non credo che tutti i giochi debbano essere così. È questo che intendo, quando dico che dipende dal singolo creatore.”Kojima ha anche voluto ribadire quanto sia felice di avere uno studio indipendente, perché la cosa lo tira fuori da impegni che non avevano niente a che fare con il lato creativo dei videogiochi: “non devo andare a meeting che non hanno niente a che vedere con quello che sto realizzando. Va molto meglio, così. Con questa nuova compagnia, non devo rapportarmi con l’idea di dover far crescere le cose per diventare più grandi di anno in anno. In questo momento difficile, tutto ciò che voglio è creare un grande gioco.” Il collega di EDGE ha anche chiesto a Kojima un commento sui dibattiti relativi alla diversità di razza e di genere nel mondo dei videogiochi: “nel mio caso, non voglio inserire delle cose in un mio gioco solo perché sono problemi di moda. Io voglio includere delle cose solo se ritengo che siano necessarie per la storia che voglio raccontare. Il che non significa che non stia ascoltando. Significa solo che non voglio inserirle nel gioco come cose simboliche. Il rischio, d’altra parte, è che queste decisioni diventino materia di marketing. Non voglio che sia il marketing a decidere che ogni personaggio deve essere di un certo genere o di una certa etnia. Voglio che a guidarmi sia ciò che voglio creare, ciò che sento sia giusto per la storia. Sono felice di essere openminded, durante questo processo. Credo sia questo, il modo in cui si debba affrontare la cosa.”Nonostante anche gli affezionati più agguerriti di Kojima gli riconoscano un’autostima non indifferente (ricordate la campagna di MGS4 incentrata su “No Place for Hideo”, con poi il colpo di scena relativo alla sua presenza in cabina di regia e alla scrittura?), il game designer non si considera una star o una celebrità: “non mi vedo come una celebrità, quindi non è una cosa che mi dà pressioni. Sono solo una persona normale. David Bowie era una star. Io sono una persona che crea delle cose—a volte, insieme a delle star. È una situazione diversa. Mi vedo più vicino ad un autore. Con i libri, sono i romanzi ad essere le star, molto più di quanto non lo siano gli scrittori.Per quanto riguarda l’idea del creare un’IP completamente nuova, Kojima ha spiegato che “alcune idee continuano a balzare fuori. Alcune sono istintive, provo le teorie nella mia testa. Poi le distruggo e le ricostruisco. Non risponde alla sua domanda, ma rappresenta bene il processo che faccio. Death Stranding è un titolo nuovo, quindi quando sto pianificando, immaginando, ci sono degli aspetti che sono più liberi, perché non si tratta di un sequel. Ma il processo in sé rimane molto simile al modo in cui ho sempre lavorato.”Vi ricordiamo che Hideo Kojima è attualmente al lavoro sull’appena citato Death Stranding, del quale trovate tutti i dettagli nella nostra scheda dedicata.Come vi sembra questa intervista?