Gli sviluppatori parlano della nascita di Little Nightmares

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a cura di Raxias

Lo sviluppatore Tarsier Studios ha recentemente parlato di Little Nightmares e della nascita di questo interessante progetto:“Anche se all’epoca non lo sapevamo, abbiamo gettato le basi di Little Nightmares nel 2012 con una demo tecnica intitolata “Dollhouse”. La demo era incentrata su un edificio cilindrico e i giocatori potevano spostare, ruotare e avvicinare o allontanare l’inquadratura su una serie di stanze collegate tra loro. Era divertente e inquietante al tempo stesso. La premessa era semplice, ma aveva catturato la nostra immaginazione. Naturalmente, poi non ci abbiamo fatto nient’altro!Nei due mesi successivi sono spuntate altre idee interessanti in varie parti dell’ufficio. Abbiamo realizzato dei bozzetti di enormi vascelli organici e di grotteschi personaggi che divorano se stessi. Parlavamo con nostalgia dei giochi in cui i giocatori erano liberi di esplorare, in preda alla paura. E volevamo raccontare delle storie, che hanno raggiunto territori nuovi, inattesi e inquietanti. Ovviamente, c’era sempre l’inquadratura “Dollhouse”.Quando questi elementi si sono incontrati, abbiamo capito cosa sarebbe potuto diventare il gioco. Little Nightmares segue le vicende di una ragazza pelle e ossa, intrappolata nel mezzo di un grottesco banchetto. Il gioco parla di avidità, di consumo e della generale sgradevolezza del cibo, quindi l’abbiamo chiamato Hunger senza pensare a cosa sarebbe successo quando qualcuno avrebbe cercato “Hunger game” su Google!Six era un nome adatto al personaggio che stavamo creando. Ha un qualcosa di androgino che ci piaceva. Non stavamo realizzando un gioco su una ragazza in pericolo, ma su una bambina. Six non diceva nulla, ma generava molte domande. Stesso discorso per le Fauci. Sono nate come una coltura in cui abbiamo lasciato evolvere delle cose inquietanti e sono diventate un luogo capace di mangiarvi e risputarvi in tantissimi modi. Six e le Fauci ci sono sembrati adatti come elementi portanti. Anche se non si piacciono, funzionano bene insieme!”