Recensione

Ghostly Matter, action e fantasmi in salsa 2D

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a cura di SirFran Snee

Le persone non muoiono davvero finché rimangono nel nostro cuore e nei nostri ricordi. Non è detto però che chi abbandona la dimensione corporea, non esista in un altro mondo. Possono essere davvero intorno a noi, quotidianamente, dando origine a uno strano, costante ed emblematico connubio tra vita e morte, come due lati della stessa medaglia? Non si tratta di domande esistenziali a cui verranno date risposte in un programma TV, a metà tra il serio e il faceto, ma è il concetto alla base della storia che scopriamo in Ghostly Matter, su Steam dal 12 luglio e facente parte del panorama indie italiano e prodotto Small Bros Games. Non lasciamoci trarre in inganno da quel “Bros”, poiché questo titolo è stato sviluppato in solitaria da Ivan Porrini, che ha unito le forze con il publisher Milestone, che gli ha permesso di far sorgere un simpatico progetto dalle chiare influenze videoludiche risalenti agli Anni 80 e 90, sia per quanto concerne la grafica, che per il gameplay.
Se abbiamo alle spalle esperienze gaming di titoli come Medievil, i primi capitoli di Resident Evil o i classici Metroid e Castlevania, possiamo già immaginare cosa ci attende imbarcandoci in questa nuova avventura, che si distacca dal classico genere horror da cui trae parte del suo bacino culturale grazie a battute e osservazioni mordaci e ironiche del nostro eroe protagonista.
È così che incontriamo una coppia di scienziati, i professori Penderghast e Melvil, due individui a metà tra Doc di Ritorno al futuro e i protagonisti di Ghostbuster, che si contendono malamente l’uso di una loro invenzione: tutto ruota intorno al cosiddetto “polterscope”, ossia uno strumento che consente a chi lo indossa di scovare esseri paranormali in questo mondo. Ma come ogni mezzo dai poteri a metà tra lo scientifico e il magico, c’è sempre un prezzo da pagare: sfruttando a lungo questo aggeggio, non solo si consuma facilmente la batteria, ma anche la nostra barra vitale ne risente, oltre che incastrarci in un vero e proprio limbo a metà tra il mondo dei vivi e dei morti. La meta del nostro viaggio sarà recuperare e salvare il professor Melvil, dopo che il suo collega scopre che è finito nei pasticci a causa del polterscope, a distanza di 10 anni, trascinandoci in una narrazione incalzante e talvolta un po’ troppo prolissa, un neo che si tenta di curare con alcune battute e simpatia, oltre alla necessaria e gradevolissima colonna sonora composta da una manciata di bit. Questo action 2D a scorrimento orizzontale ci avvicina al gusto della pixel art, una corrente artistica sempre più abbracciata in questo periodo di tumulto, proliferazione e (ri)scoperta creativa che tocca in particolare la produzione indipendente anche nel nostro Paese. Proprio questa tendenza ha fatto accendere una lampadina nella mente del designer: introdurre nelle opzioni di gioco un simulatore di CRT, ossia il tubo a raggi catodici che permette al giocatore di impostare alcuni effetti grafici per rendere lo schermo del proprio PC molto simile a quello di un televisore o di un cabinato dell’epoca.
Potremo visualizzare i diversi sfondi, quasi sempre ambientati in interni e stanze dalle dimensioni non particolarmente grandi, su uno schermo segnato da interferenze e disturbi di segnale tipici dei vecchi televisori, così come potremo anche decidere la curvatura dell’immagine ai lati, il livello di desaturazione e di RGB shifting. Una trovata originale che dona un tocco diverso a un titolo di per sé non particolarmente unico nel suo genere, non regalando oltretutto momenti di suspence o emozioni suggestive. L’esplorazione fa da padrona in questo titolo dalla longevità tutto sommato non troppo lunga, ma relativa a quanto spazio vogliamo dedicare alla scoperta dell’ambiente che ci circonda, tra oggetti e amenità dispersi nelle centinaia di stanze che possiamo attraversare. In un misto di platform e azione, affronteremo diversi nemici pericolosi, ma non troppo, e parecchio variegati tra loro, con diverse armi di cui disporremo nel corso della storia, portando a termine il gioco senza sudare troppe camicie. Tutto questo è possibile grazie a un livello di difficoltà abbordabile che ben si accosta al tone of voice determinato dagli elementi narrativi, i quali sottopongono ancora una volta la sfida dell’uomo a oltrepassare i confini terrestri e mortali, per addentrarsi in una sorta di mondo dantesco ed esplorare il “sottosopra” che abbiamo vissuto in Stranger Things.

– Impostazioni grafiche originali e ben ideate

– Soundtrack, effetti sonori e dialoghi ben ideati

– Genere oltremodo sfruttato, gameplay poco originale

– Hype tendente al ribasso, non adrenalinico

– Dialoghi e narrazione decisamente prolissi

7.0

Nulla di così horror, nulla di così banale: siamo di fronte a un titolo che ha dalla sua il tocco grafico “old school” originale, leggendo in chiave ironica un genere che altrimenti sconfinerebbe facilmente nel noir e talvolta in dettagli splatter. La materia spettrale che dà i natali al gioco in questione appartiene a una dimensione che deve necessariamente rimanere distinta dalla nostra realtà, reiterando la questione imperitura dell’uomo in costante ambizione di un mondo che conquisterà solo quando non avrà più a suo vantaggio la forza donata dalle spoglie mortali.

Voto Recensione di Ghostly Matter, action e fantasmi in salsa 2D - Recensione


7