Ex NetherRealm denunciano le condizioni di lavoro presso la software house

Crunch con turni massacranti e pratiche discriminatorie: gli ex NetherRealm chiedono cambiamenti alla software house autrice di Mortal Kombat e Injustice

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Abbiamo già discusso, sulle nostre pagine, di un problema serio come quello del crunch, che porta gli sviluppatori di videogiochi a turni che non rispettano più gli orari per cercare di rispettare le scadenze, in un sistema in cui chi è a capo di un progetto può, di fatto, rischiare di spremere via la salute per mantenere i termini che aveva proposto per una consegna, senza averli magari valutati per bene in prima istanza.

Qualche tempo fa, ad esempio, discutemmo dello spinoso caso di Rockstar, con la compagnia che affermava che le ore extra non fossero obbligatorie e alcuni dipendenti che affermavano l’opposto. Il polverone mediatico portò la software house a fare chiarezza e ad affermare che le ore extra non sono mai obbligatorie, con i suoi dipendenti che, finalmente, poterono dirsi sollevati (e speriamo lo siano ancora).

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Nelle scorse ore, invece, a finire sotto i riflettori è stata NetherRealm Studios, compagnia autrice recentemente di Mortal Kombat 11. Alcuni ex dipendenti hanno rivelato sui loro account Twitter di essere stati sottoposti a crunch che era obbligatorio, con ore extra che finivano con l’infischiarsi della possibile compromissione delle salute delle persone. Non serve SpazioGames, ovviamente, per dirvi che lo stress eccessivo è tutt’altro che salutare, come denunciato anche dall’ex programmatore James Longstreet. L’uomo parla specificamente del fatto che non si trattasse di ore extra fatte per passione, ma di un obbligo imposto al team.

Anche Beck Hallstedt, concept artist a contratto per NetherRealm che ha lavorato su Injustice 2, ha affermato alcune pratiche scorrette della compagnia. Denuncia, in particolare, pratiche “predatorie e di abuso”. Aggiunge, inoltre, che c’erano costanti prevaricazioni, che le donne avevano stipendi inferiori per la medesima mansione rispetto a un uomo e non era loro consentito partecipare ad alcune riunioni. Inoltre, gli spazi di lavoro erano ridottissimi e rendevano difficile lavorare e, sempre secondo Hallstedt, spesso ai dipendenti a contratto non venivano nemmeno riconosciuti i meriti di ciò che avevano prodotto.

Conferma tutto quanto detto da Hallstedt anche Rebecca Rothschild, che aggiunge che ci sono delle ottime persone con cui lavorare, presso NetherRealm, ma questo non toglierebbe peso al fatto che ci siano molti problemi da risolvere, a livello sistemico.

Speriamo che la denuncia dei dipendenti possa servire a migliorare le condizioni dei loro colleghi che operano sotto NetherRealm — e non solo le loro.

Fonte: GamingBolt