Il creatore di Cyberpunk: la mia distopia non doveva realizzarsi davvero

Mike Pondsmith, autore del gioco da tavolo Cyberpunk che ha ispirato il videogioco Cyberpunk 2077, si è espresso sui moti di protesta per le discriminazioni razziali

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Come sappiamo, quelli che stiamo vivendo sono giorni molto importanti dal punto di vista politico e sociale. Al di là della questione COVID-19, questo 2020 sta venendo scosso dai movimenti di protesta Black Lives Matter che si stanno facendo sentire in tutto il mondo – dopo la terribile morte di George Floyd negli Stati Uniti d’America.

Anche l’industria dei videogiochi (basti pensare al rinvio dell’evento a tema PS5) ha deciso di fare un passo indietro in questa situazione, lasciando che tutti i riflettori rimangano puntati sull’importanza di queste proteste, che chiedono la fine delle discriminazioni razziali.

A farsi sentire è stato anche Mike Pondsmith, autore del gioco da tavolo Cyberpunk 2020, al quale si ispira il videogame Cyberpunk 2077 di CD Projekt RED. L’autore, che ha visto il suo gioco uscire sotto la sua etichetta R. Talsorian Games, ha voluto dire la sua sulle discriminazioni, spiegando che la società distopica rappresentata nella sua opera «doveva essere un monito, non un’aspirazione da realizzare.»

Mike Pondsmith

In una nota pubblicata sul sito ufficiale a nome della compagnia, leggiamo che «Pondsmith, come saprete, è di colore. RTG è, affinché lo sappiate, la prima compagnia di giochi di ruolo su grande scala fondata da un uomo di colore. E riteniamo che sia una delle più importanti compagnie che realizzano giochi da tavolo, tutt’oggi, controllata da una proprietà di colore.»

Leggiamo nella nota:

Mike ha trascorso molto tempo, in questi ultimi giorni, a riflettere non solo sugli eventi attuali, ma su una vita intera passata da persona di colore negli Stati Uniti – e da persona di colore nel gaming. Per non parlare nemmeno dell’affacciarsi alla finestra e vedere che fin troppo del futuro distopico su cui hai costruito la tua carriera di scrittore è diventato il presente distopico.

La nota della compagnia prosegue con una chiarezza encomiabile:

Noi non condanniamo semplicemente il razzismo. A noi il razzismo fa schifo.

Le persone, a prescindere dal colore della loro pelle, dalla loro identità di genere, dalle loro preferenze sessuali, dalla loro etnia, dalle loro differenze fisiche e mentali, dalla loro età, dalla loro religione, hanno tutte il diritto di vivere le loro vite senza doversi preoccupare di venire molestate o aggredite o assassinate da altri, soprattutto da coloro che godono di potere e autorità.

Quando si abusa del potere, le persone hanno il diritto e, in realtà, il dovere di farsi sentire, di protestare contro quell’abuso, di pretendere che ci siano delle conseguenze. In caso non fossimo abbastanza chiari, #BlackLivesMatter.

Pondsmith conclude con una nota personale, ribadendo proprio che «Cyberpunk era un monito, non un’aspirazione da realizzare.» E forse vale la pena pensarci un po’ su.

Fonte: RTG | VIA: VG24/7.com