Call of Duty WWII: censurata in Australia una scena di violenza sessuale

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a cura di Stefania Sperandio

Editor-in-chief

Sebbene sia cresciuto in modo esponenziale, il medium videoludico non gode ancora della libertà espressiva (che spesso può tradursi in denuncia) su cui possono contare altri mezzi di comunicazione. Sono diversi, ad esempio, i casi in cui mettere sotto i riflettori un reato abietto come lo stupro si è concluso con le scuse degli sviluppatori e la modifica della sequenza. Il caso più eclatante si ebbe qualche anno fa, quando il famoso trailer “Crossroads” di Tomb Raider
lasciava intendere che un nemico stesse provando ad abusare della giovane Lara Croft, che riusciva però a reagire per tempo. Crystal Dynamics spiegò che la scena era stata fraintesa e furono molti ad esprimersi sul fatto che contenuti simili, per qualche motivo, non dovrebbero far parte dei videogiochi.Non è andata meglio a Call of Duty: WWII, che a quanto apprendiamo ha dovuto “moderare” una scena in cui denunciava un crimine che purtroppo chiunque abbia mai aperto un libro di Storia conosce: lo stupro di guerra. La parte interessante, però, è che la decisione di moderare la scena è arrivata direttamente da Activision, che non voleva vedere il gioco uscire in Australia con appiccicata addosso l’etichetta che indicava la presenza di contenuti tematicamente inerenti alla violenza sessuale.

La scena cambiata in Australia

Attenzione: questo paragrafo potrebbe contenere piccoli spoiler da una sequenza del gioco. Non leggetelo se non volete anticipazioni di alcun tipo. La versione di Call of Duty: WWII inizialmente presentata all’Australian Classification Board aveva ottenuto un rating “R18+”, con la precisazione che indicava «la presenza di un riferimento alla violenza sessuale, giustificato dal contesto.» Il gioco recava però l’etichetta di «contenuti relativi a violenza sessuale», motivo per cui si è deciso di rivedere la scena.In una delle sequenze in cui giocheremo nei panni della spia donna Rosseau, ci troveremo di fronte ad una donna che sta venendo trascinata via in un luogo appartato da un soldato nazista. Notando la nostra intrusione, il soldato dirà, perentorio, «vattene, non c’è niente che ti riguardi.»A questo punto, il giocatore dovrà decidere se intervenire, uccidendo l’uomo, o se fare finta di niente, lasciando la donna al suo destino. In caso la vostra scelta sia quest’ultima, il gioco avanzava con una sequenza in cui veniva chiusa la porta e si poteva udire il soldato abbassare la zip dei pantaloni e la donna urlare.Anche la stessa Australian Classification Board ha sottolineato, facciamo notare, che lo stupro non era rappresentato con le immagini, ma sottinteso.Activision ha deciso di rivedere la scena e la ha riproposta prima di tutto cambiando l’outfit della vittima, che non indossa più una gonna e un top, ma dei pantaloni e un top. Inoltre, l’audio della cerniera è stato rimosso, mentre sono state mantenute le urla della donna. Già questo è bastato a far cambiare la classificazione, che ha rimosso per qualche motivo l’etichetta di “gioco che presenta contenuti relativi a violenza sessuale”, limitandosi a R18+. Francamente, viene da domandarsi perché una donna stuprata mentre indossava dei pantaloni non sia più considerato un riferimento ad una violenza sessuale, ma tant’è—a meno che davvero non abbia fatto la differenza la questione relativa alla zip dei pantaloni, forse ritenuta troppo esplicita, prima delle urla della vittima.In ogni caso, il mercato australiano porterà a casa questa scena “più soft” relativa allo stupro di guerra. Siamo ancora in attesa di scoprire se quest’ultima, o se invece quella originale, sbarcherà in Europa, dal momento che il PEGI non si è ancora sbilanciato su Call of Duty: WWII.Come sempre, rimanete sulle pagine di SpazioGames per tutte le novità e tenete d’occhio la nostra scheda per i video e i dettagli dedicati allo sparatutto.Fonte: Eurogamer.net