Questo è un contenuto creato dalla community degli utenti del forum di SpazioGames.it e pertanto non è rappresentativo della testata giornalistica SpazioGames.it, né della sua redazione.
Non appena avvieremo Art of Rally per la prima volta, saremo proiettati in un universo parallelo. Ci ritroveremo davanti una statua del Buddha pronta a dispensare preziosi consigli ma soprattutto a ricordarci che in questo mondo idilliaco, impreziosito da elementi minimali e colorati, siamo destinati a diventare i maestri del Rally. All’interno di questo universo il Gruppo B dell’epoca d’oro del Rally non è mai stato cancellato e il Gruppo S continua a vivere.
Piccolo appunto per chi non sapesse, stiamo parlando di categorie dove si progettavano vetture che riuscivano a raggiungere i 500cv, con pesi inferiori alla tonnellata e accelerazioni che portavano al raggiungimento dei 100km/h in un paio di secondi mettendo a dura prova i piloti sia fisicamente ma anche psicologicamente. Purtroppo, i tanti episodi di incidenti e lutti tra i piloti e copiloti, portarono la FIA a cancellare questi Gruppi perché ritenuti appunto troppo pericolosi. Ma il Buddha, tuttavia, ci tranquillizza subito e ci ricorda anche che, fare qualcosa di pericoloso con stile è arte e sarà lui a vegliarci dall’alto, col compito di trasformare uno sport così estremo in un’esperienza meditativa.
L’epoca d’oro
Tra le modalità di gioco abbiamo Carriera, Time Attack, Corsa Libera e gli Eventi online. In Corsa Libera ci ritroveremo a scorrazzare liberamente all’interno di una mappa con birilli e ostacoli in stile “Scuola Guida” con vari collezionabili da raccogliere, risulta più un pretesto per affinare lo stile di guida e provare le varie vetture. Nella modalità Carriera, invece, partiremo dalle origini di questa disciplina con le auto del Gruppo 2, per poi passare al Gruppo 4 e i famigerati Gruppo B e Gruppo S, sfrecciando per fantastici scenari come il Giappone, Finlandia, Germania, Sardegna, Norvegia e Kenya, ripercorrendo quelle che sono le varie epoche di questo meraviglioso sport. In base ai piazzamenti otterremo nuove auto e nuove livree sbloccando ovviamente anche i campionati successivi. Purtroppo le vetture sono prive di licenze ma facilmente riconoscibili oltre che rappresentate da una descrizione storica tra il documentaristico e l’umoristico.
Guida zen, o quasi
Art of Rally ad una prima occhiata può sembrare un titolo leggero e scanzonato, visto il suo aspetto colorato e minimale, invece racchiude un gameplay ben più profondo di quel che sembra. Ci ritroveremo innanzitutto ad essere un tutt’uno con la nostra auto, senza indicazioni a schermo, senza copilota, solo noi e le curve. A questo ci viene incontro però la visuale dall’alto che ci permette di affrontare curve e ostacoli nel migliore dei modi. Sterzare il proprio veicolo può comunque risultare complicato se non si dosano bene freno e acceleratore e al minimo cenno di sovrasterzo potremmo ritrovarci fuori strada. Proprio in quel momento, il gioco recupererà il veicolo automaticamente, aggiungendo una penalità di 5 secondi al proprio tempo. Domare la propria auto può richiedere quindi un po’ di impegno, ma non appena preso dimestichezza con il controllo, la gratificazione che ne deriva è sicuramente alta.

Low Poly Simulation
Elemento peculiare è il comparto grafico. Art of Rally è rappresentato da una modellazione degli scenari e delle auto completamente Low Poly, con colori vividi, intensi e ottimi effetti di luce soprattutto durante le tappe al crepuscolo, che danno al giocatore una sensazione piacevole e di relax. A questo si aggiunge un comparto audio notevole con un uso sapiente di musiche Synthwave che ben si sposano con lo stile grafico adottato e che ci accompagneranno per tutte le nostre tappe.
Il binomio Rally-Zen, realizzato dai Funselekor, rende Art of Rally un prodotto ben confezionato che va incontro sia a giocatori che prediligono titoli arcade e sia a chi invece è cultore di titoli più simulativi.
La nota dolente
Ci sono tuttavia un paio di note negative. La telecamera isometrica prepara sì ad affrontare al meglio le curve successive ma allo stesso tempo l’occhio inevitabilmente viene colpito da continui pop up fastidiosi presenti all’orizzonte. A questo si aggiungono anche glitch grafici che spesso subisce la fauna intorno a noi. Da un titolo come questo, che non sprigiona una mole poligonale altissima e non richiede chissà quale potenza di calcolo, ci si aspetta un’ottimizzazione sicuramente migliore.