Recensione

X-Files: Resist or serve

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a cura di Upe

La tempestività di questa produzione non può certo annoverarsi tra i record da guinnes dei primati. La serie X-Files ha abbandonato i nostri lidi televisivi da ben due anni (e quelli americani da ancora più tempo), senza contare, poi, che l’unico precedente videoludico risale addirittura al 1999. Allora sorge spontanea la domanda: perché proporre questo gioco solo adesso? Manovra commerciale? Previsione di nuove puntate? Un film? La cosa certa, oltre le congetture, è che la serie ha goduto (e gode) di una folta schiera di fan, immedesimatisi nelle vicende e nei protagonisti. A loro, sicuramente, piacerà, troveranno soddisfazione alla sete di avventure ed alle crisi di astinenza da mistero. E agli altri basterà? Questo sì che è un vero intrigo, a cui cercheremo di dare una risposta.

Alieni, horror, soprannaturale e… un po’ di scienzaProprio come se si trattasse della serie regolare, X-Files: Resist or serve si struttura ad episodi, ognuno dotato di prologo, svolgimento e conclusione. Questo è indubbiamente uno dei pregi migliori, ossia la capacità di saper rendere alla perfezione le intriganti atmosfere. La sceneggiatura, infatti, non ha nulla da invidiare rispetto ai telefilm, potendo contare sull’apporto di alcuni sceneggiatori ufficiali. Logica conseguenza è una caratterizzazione dei personaggi fedele e coerente, sia per gestualità che, soprattutto, per i dialoghi, addirittura recitati dagli attori stessi. Qui, però, si assiste a quello che rappresenta il problema più grande di tutto il gioco: la mancata localizzazione in italiano. Al di là di non poter apprezzare le voci dei noti doppiatori, cosa che sinceramente avrei gradito molto, non si ha nemmeno la possibilità di poter visualizzare i sottotitoli inglesi. Quindi, chiunque non abbia una decisa padronanza della lingua anglosassone, poco capirà del gioco e dei risvolti della trama stessa. La storia, infatti, prenderà corpo quasi esclusivamente con i colloqui tra i diversi personaggi, senza contare i rebus presenti. Sebbene si possa comunque andare avanti per tentativi, la risoluzione di taluni degli enigmi richiede la massima attenzione a quanto si ascolta in giro. Per cui, tenetelo a mente, ciò che in teoria potrebbe essere risolto in tempi brevi richiederà sforzi maggiori e maggior tempo, derivante proprio dalle empiriche prove per le quali bisogna “passare”. Nulla di nuovo dal versante “approccio al gioco”, dove il gameplay si dimostra sicuramente abbordabile e collaudato, ma per niente innovativo. La clonazione di quanto apprezzato nello specifico genere (Resident Evil, Silent Hill e compagnia bella) è un dato fin troppo evidente. Gestione dell’inventario, combinazione di diversi elementi trovati per crearne di nuovi, tutto sa di già visto, tutto nella norma. E poi, gioia e dolore di molte produzioni analoghe, il fattore telecamera. Il tentativo di simulare le riprese cinematografiche non riesce pienamente nell’intento, dove (molto spesso) non ci è permesso di osservare in maniera ottimale l’ambiente circostante. Ciò comporta, inevitabilmente, problemi di movimento, lasciandoci nella difficoltà di uscire da angoli o superare ostacoli, oppure facendoci trovare in balia di avversari che non abbiamo visto arrivare. La grafica è solamente discreta, con i personaggi principali realizzati leggermente meglio e con soddisfacente uso di poligoni. Così non è per le animazioni, troppo legate e innaturali. Quindi, l’altra dolente nota si segnala per motore grafico, non proprio il meglio che si possa trovare in giro ultimamente. Soffre di rallentamenti invadenti e neanche troppo sporadici, offrendo una gestione delle telecamere che lascia molto a desiderare e controlli a volte difficoltosi. Insomma, sembra un “rattoppo” forzato, come se l’uscita del gioco dovesse coincidere con un qualche evento mediatico irrinunciabile. Cosa, come detto, che proprio non è. Di tutt’altro avviso la parte audio, che si avvale di una colonna sonora che trae spunto dall’originale. Accompagnamenti di grande coinvolgimento emotivo, veramente immersivi ed avvolgenti grazie all’uso di un surround efficace e ben dosato.

Ci credo o non ci credo?I want to believe, è la scritta che padroneggia nell’ufficio di Mulder. Appassionato ufologo, tende a credere perfino all’impossibile. La bellissima e rossa Scully è di tutt’altro avviso. Votata alla ricerca e dottoressa patologa, tende a non credere mai alla presenza del soprannaturale, negando talvolta perfino l’evidenza dei fatti. Due anime diverse e due modi di vedere le cose diametralmente opposti, che si compensano e si completano a vicenda. Proprio sulla “diversità” dei protagonisti è basata la struttura stessa del gioco, potendo scegliere con quale dei due intraprendere ogni episodio. La scelta non rimane fine a se stessa (o solo per un fatto puramente estetico), ma comporta un’influenza del livello di difficoltà e modifica parecchio il tipo di avventura che si va ad affrontare. Il controllo di Mulder presuppone una più intensa esplorazione, piccoli rebus da risolvere e una grugnola di mostri da affrontare. Scully quasi all’opposto, con enigmi più complicati e una minore dose di azione pura. Comunque, in generale, non si assiste mai a rompicapi “spaccacervello”, essendo questi una via di mezzo fra i semplicistici indovinelli alla Resident Evil e quelli, decisamente elaborati, di Silent Hill. Si tratta perlopiù di combinare oggetti od esaminare documenti alla ricerca di parole e indizi. Le due avventure procedono su binari paralleli, talvolta incrociandosi, regalando momenti ed esperienze totalmente differenti. Per tale motivo la longevità raggiunge vette di notevole spessore, quasi si fosse in possesso di giochi diversi.

-Fedele al telefilm

-Longevità elevata, grazie alla doppia avventura

-Sonoro decisamente ben fatto

-Tecnicamente sotto tono

-Tutto in inglese e senza sottotitoli

-Qualche problema con i controlli

6.5

Altro giro, altro regalo. Ancora un’esponente nell’ormai numerosa famiglia delle avventure a sfondo horror/soprannaturale. X-Files: Resist or serve, pur traendo spunto dalla fortunata serie televisiva ed affrontando argomenti di sicuro interesse, viene penalizzato pesantemente da una realizzazione tecnica non di primo livello e, fatto ancor più grave, da una mancata localizzazione. Se per altri titoli la comprensione dei testi e dei dialoghi poteva essere ininfluente, qui le cose stanno diversamente. Lo sviluppo della trama si basa esclusivamente sul rapporto tra i protagonisti e i personaggi che incontrano, proprio come nei telefilm. Quindi, la mancata comprensione si traduce in una esperienza “mutilata”, tale da scoraggiare i meno pratici con la lingua inglese. Certamente consigliato ai fan, ma gli altri ci pensino su.

Voto Recensione di X-Files: Resist or serve - Recensione


6.5