Recensione

Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol

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a cura di Moxarc

Nella scena dei giochi indipendenti sempre più spesso ci troviamo davanti a prodotti che tentano di stupire più per il loro contenuto stravagante e criptico che per l’effettivo divertimento che si ottiene dalla loro fruizione. Sembra che gli sviluppatori dimentichino che il fine ultimo di un videogioco è quello di intrattenere, e che sfornino quindi titoli che assomigliano di più ad esercizi di stile con velleità artistiche piuttosto che a veri e propri prodotti ludici. Alle volte se ne escono anche con prodotti di qualità elevatissima, per carità, ma richiede un’abilità che hanno in pochi, e i progetti solidi iniziano di conseguenza a diminuire. Fortunatamente non la pensano così i ragazzi di A Jolly Corpse, un piccolo studio fondato nel 2011, che ci presentano il loro nuovo lavoro, Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol, un frizzante puzzle/platform cooperativo rilasciato originariamente nel 2013, ma da poco disponibile su Steam.
La trama è di quanto di più semplice e classico possiamo trovare: Wyv e Keep sono una coppia di esploratori arrivati su di un’isola misteriosa a bordo di un aereo, e sono decisi a recuperare un grande tesoro all’interno del tempio maledetto che fa da sottotitolo al gioco. L’aspetto dei due protagonisti, così come tutto il comparto grafico del gioco, attinge a piene mani ai titoli a 16 bit su console casalinghe come il Super Nes, con l’aggiunta di sfondi graficamente più accurati che vanno ad amalgamarsi alla componente retrò, creando un effetto del tutto piacevole.
Andiamo all’avventura
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i nostri avventurieri sono tutt’altro che dei semplici e vuoti involucri deputati a far da appendice al giocatore, bensì brillano per la loro personalità e irriverenza: Wyv è un ragazzo che indossa una bandana blu e un cappotto rosso ed è un gran sognatore. Più volte nel gioco si dimostra ingenuo, ma appare sempre entusiasta anche nelle situazioni pericolose. Keep invece è un’affascinante ragazza bionda: non è facile da notare osservandola in game ma, grazie alla foto di copertina del gioco, veniamo a conoscenza del fatto che porta una maschera sulla parte inferiore del volto ed indossa un body rosa: un abbigliamento molto adeguato per un’avventura non trovate? Lei è la parte intelligente del duo e non manca di sfottere il suo compare ed esortarlo ad una maggiore attenzione. Una volta osservata la grafica in puro stile pixel art, un’altra caratteristica che ci rimanda ai titoli old-gen è l’architettura di ogni singolo livello, composta da “blocchi” e basata su routine consolidate ma sempre divertenti. Lo scopo di ogni quadro è quello di raggiungere la via di uscita nel minor tempo possibile, ma non prima di aver aperto il passaggio, aver recuperato più tesori possibili ed aver spalancato la fatidica porta. Per farlo i nostri eroi sono chiamati a risolvere una serie di puzzle, che vanno dallo spostare pesi per attivare interruttori, al creare passaggi disponendo casse sugli specchi d’acqua (i protagonisti, purtroppo, non sanno nuotare). La cosa interessante di tutto ciò è che tali enigmi possono essere risolti solamente tramite l’azione combinata di entrambi i personaggi, il cui corretto posizionamento sarà fondamentale nella maggior parte dei casi. 
Il gioco si fa duro
Durante i primi livelli vi sembrerà che tutto scorra liscio, si tratta solo di spostare alcune casse con le quali premere un bottone rosso per aprire una porta dopotutto, non potrà essere così difficile! Beh, noi ci siamo ricreduti subito non appena abbiamo scoperto che le suddette casse possono essere solo spinte e non tirate, e questo è solo l’inizio! Fortunatamente ogni nuova aggiunta all’architettura dei livelli viene spiegata in game in modo molto divertente, ovvero tramite il ritrovamento da parte dei protagonisti di pergamene, scritte da un esploratore giusto sul posto prima di loro. Il ritrovamento di questi documenti non solo spiega al giocatore come comportarsi di fronte a certi ostacoli, ma dà vita ogni volta ad un simpaticissimo dialogo tra i nostri eroi (Imperdibile quello nel quale discutono su cosa possa essere la sostanza marrone e appiccicosa che si trova sul pavimento, e il conseguente sollievo di Keep quando scoprono che è solo fango). 
Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol si compone di 6 ambientazioni, ognuna divisa in 9 livelli, e man mano che si prosegue vengono aggiunte sempre più variabili, come trappole, nemici, piattaforme che scompaiono e così via. Durante le nostre sessioni di gioco abbiamo notato che la scalabilità del titolo è piuttosto ben calibrata, con enigmi che diventano via via più complessi, ma che possono essere risolti sfruttando i trick imparati nelle sfide precedenti. L’ottima ideazione dei puzzle si nota anche dal fatto che nessun oggetto è messo a caso o è superfluo. Se, ad esempio, ci sono 4 casse nell’area, state pur certi che dovrete interagire con ognuna di esse per arrivare alla soluzione o comunque per completare il livello al meglio possibile. Allo stesso modo occorre fare attenzione alle “misure”: gli oggetti che trasportate occupano anche loro dello spazio e potrebbero impedirvi di passare attraverso un corridoio troppo basso. Ricordate inoltre che c’è sempre la fisicità del vostro compagno ad aiutarvi: potete infatti utilizzarlo come scalino, saltandogli in testa, e vedrete che non se ne lamenterà.
Uniti vinceremo
Come potrete facilmente immaginare, la componente trial and error in Wyv an Keep: The Temple of the Lost Idol  è spinta veramente al massimo, in quanto è sufficiente un passo falso per morire o più semplicemente per ritrovarsi bloccati e senza possibilità di proseguire. A seconda dei tentativi spesi, dei tesori accumulati e del tempo impiegato a completare un livello, viene dato un punteggio, anche se è sufficiente tornare sulla mappa e ricaricare il livello per azzerare tutti i tentativi già fatti e puntare direttamente alla vittoria. I controlli sono davvero ottimi e permettono di fruire il gioco comodamente anche in single player: si può decidere di comandare i due avventurieri con diverse configurazioni di tasti, oppure switchare da un personaggio all’altro con la semplice pressione di un tasto. Ultimo ma non meno importante, Il comparto sonoro è decisamente ispirato e comprende una serie di effetti sonori legati ad esempio allo spostamento degli oggetti o allo scorrere dell’acqua, accompagnati da un lieve sottofondo di melodie tribali che contribuiscono a creare atmosfera. Cos’altro dire? Un gioco sicuramente non per tutti. Non fraintendeteci, si tratta di un prodotto di ottima qualità, ma a causa del livello di difficoltà sostenuto e della grafica davvero essenziale, potrebbe far storcere il naso alla parte di pubblico abituata ad avere a che fare con produzioni simili, ma maggiormente appaganti dal punto di vista visivo. Alcuni passaggi di gioco, inoltre, potrebbero risultare frustranti per i giocatori scarsamente pazienti, ma in questo caso, probabilmente, è il genere stesso a non fare per loro. Se invece amate i puzzle game con elementi platform e non disdegnate un po’ di quel sano old-style che fa sempre bene, dovreste proprio dare un’occhiata Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol, potreste innamorarvene perdutamente.

– Ottima architettura dei livelli

– Divertentissimo in multiplayer

– Protagonisti irriverenti e simpatici

– Ottima grafica retrò…

– …che però potrebbe non piacere a tutti

– a tratti frustrante

8.0

Pur non trattandosi certo di un prodotto rivoluzionario, le solide meccaniche di gioco che stanno alla base di Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol lo rendono un titolo interessante e capace di offrire il giusto grado di sfida anche agli utenti più smaliziati. Giocatelo con un amico per godervelo appieno. Inoltre, per i fanatici della piattaforma Steam, i programmatori di A Jolly Corpse hanno annunciato a breve un aggiornamento che implementerà Cards ed Achievements. Cos’altro state aspettando?

Voto Recensione di Wyv and Keep: The Temple of the Lost Idol - Recensione


8