Recensione

Wolfenstein: The New Order

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a cura di Nitro

Wolfenstein: The New Order è stata una delle sorprese di questo caldo mese di maggio. Arrivato all’incirca una settimana fa su PC e console, il reboot dello storico titolo a cura di Machine Games è riuscito a catturare l’attenzione del pubblico e a far parlare di sé per tutta la rete. Soddisfatti da quanto provato su console e spinti dalla curiosità, abbiamo voluto seguire le vicende del generale anche su PC. Ecco le nostre impressioni.
Quanto pesa? Una sassata.
Acquistare un gioco in digital delivery non è sempre un grandissimo piacere, e Wolfenstein: The New Order ce l’ha confermato. Nonostante ci aspettassimo una dimensione complessiva nel limite dell’accettabile, constatare che servivano circa 43 GB di spazio libero su disco per installare il titolo ci ha spiazzato non poco. Le motivazioni dietro a questa scelta risiedono con buone probabilità in un’ottimizzazione degli assets non proprio eccelsa, e la scelta di usare delle mega texture potrebbe non aver aiutato in questo senso. 
Dopo aver testato per diverse ore il nuovo prodotto Bethesda possiamo affermare che non ci sono differenze sostanziali tra la versione PC e quella PS4/Xbox One. Come sulle console Sony e Microsoft, in questo caso (a patto ovviamente di avere una buona configurazione di sistema), il titolo riesce a raggiungere i 60 frame al secondo a una risoluzione di 1080p, due elementi che si sposano alla perfezione con lo stile frenetico che caratterizza il titolo. A disposizione dei giocatori PC vi è inoltre un ampio ventaglio di opzioni che permettono di regolare liberamente la profondità di campo, i riflessi, la qualità delle ombre e altri dettagli secondari. Fate tuttavia attenzione alla vostra configurazione hardware e software: nonostante il titolo giri in maniera più che buona anche su macchine con specifiche non proprio da urlo, l’utilizzo di driver aggiornati per le schede NVIDIA e AMD (particolarmente per quest’ultime) si rivela a dir poco essenziale. Molti utenti in giro per la rete stanno infatti lamentando numerose problematiche prestazionali riscontrate durante le sessioni di gioco molte volte risolte successivamente con un upgrade lato software, e nell’hub del gioco su Steam sta cominciando a diffondersi un fix per schede AMD apparentemente funzionante, del quale tuttavia non vi forniamo ulteriori riferimenti poiché, ad oggi, l’autore non ha mostrato particolare trasparenza verso gli utenti che domandavano cosa fosse stato realmente modificato nell’eseguibile di gioco.
Una texture per domarli tutti
Analogamente a RAGE, altro titolo sviluppato con il celeberrimo idTech 5, Wolfenstein: The New Order fa un uso spropositato del virtual texturing, una ormai nota tecnica di gestione delle texture le cui origini risalgono alla versione precedente del motore di gioco. Se nella stragrande maggioranza dei titoli rilasciati nel corso degli anni troviamo, negli assets, un alto quantitativo di file per le texture visualizzate a schermo, il motore di gioco creato da Carmack fa utilizzo di un unico (o di pochi altri) enorme file che comprende tutte le texture di un determinato livello o sezione di gioco. Una scelta di questo tipo comporta da un lato numerosi vantaggi, poiché permette per esempio di evitare il tanto fastidioso tiling (ripetizione in sequenza della stessa texture, che generalmente si può constatare maggiormente per i terreni) in scenari particolarmente estesi, e di gestire meglio la memoria video grazie allo streaming di determinate porzioni della mega texture principale e alla possibilità di scalarne la qualità in relazione alla configurazione su cui il titolo è in esecuzione. D’altra parte, l’utilizzo di una tecnica simile presenta numerose problematiche, in primis in merito alla correzione di bug visivi: se per caso occorre modificare una texture a causa di errori di visualizzazione, è necessario ridistribuire tramite la piattaforma online di riferimento l’intero file della texture, dando non pochi grattacapi ai poveri utenti finali, che si ritrovano a dover scaricare valanghe di dati anche solo per una modifica minore. Dando una rapida occhiata ai dati di gioco, la sola cartella di questi asset pesa ben 33.1 GB, e la dimensione media di un file si aggira sugli 800 MB. Il virtual texturing rende assai arduo anche il modding delle texture e, se non gestito alla perfezione dal motore di gioco o non progettato come si deve, può provocare numerosi problemi alla qualità generale della resa grafica e, più in particolare, al frame rate. Proprio quest’ultimo caso risulta accentuato in Wolfenstein: The New Order: se gli scenari del titolo riescono, in una visione d’insieme, a stupire per la cura e la qualità grafica, lo stesso non si può spesso dire per i particolari degli oggetti più piccoli. Questa “problematica”, se così possiamo definirla, è probabilmente dovuta all’utilizzo di una stessa densità di pixel per ogni settore della texture primaria, che se da un lato risulta più che accettabile per le texture di spazi particolarmente ampi, dall’altra presenta notevoli mancanze e cali qualitativi negli assets rimanenti. Lo streaming delle texture, magari combinato con una qualche mancanza hardware, ne comporta inoltre degli svariati problemi di pop, particolarmente evidenti quando si ruota rapidamente la telecamera. Assunto questo, come affermato sopra il titolo si difende bene dal punto di vista meramente grafico, e quello che si spera è che le future versioni dell’idTech portino innovazioni significative atte a ridurre le problematiche emerse.
L’audio, oh l’audio
Il comparto sonoro, invece, necessita di un discorso totalmente a parte. Come sperimentato su console i livelli audio del titolo sono completamente sbagliati, e già durante la nostra prima sessione di gioco ci siamo ritrovati a dover abilitare i sottotitoli per riuscire a comprendere al meglio ciò che si dicevano protagonista e comprimari. In alcune situazioni i dialoghi venivano addirittura totalmente coperti da altri elementi, e un giocatore con le trascrizioni disattivate potrebbe rischiare di perdersi alcuni passaggi, magari anche di una certa importanza. La qualità del doppiaggio in italiano è inoltre piuttosto altalenante, in generale molto lontana in termini qualitativi da quello in lingua originale. Buono invece il supporto a mouse e tastiera, nonostante certe associazioni predefinite non particolarmente usuali, una sensibilità nel movimento della telecamera che probabilmente dovrete reimpostare, e il totale supporto al pad Xbox 360.

HARDWARE

Requisiti minimiOS: Windows 7/Windows 8 a 64-bitProcessore: Intel Core i7 o equivalente AMD RAM: 4 GB GPU: GeForce 460, ATI Radeon HD 6850 Hard Drive: 50 GB di spazio libero

– Qualitativamente più che buono

– Al pari della versione nextgen, se non superiore

– 40 GB sono un po’ troppi

– L’idTech può migliorare ancora

– Livelli audio da rivedere

8.0

La versione PC di Wolfenstein: The New Order si mette in fin dei conti ai livelli della controparte Playstation 4 e Xbox One. La qualità generale del comparto grafico è più che buona, tuttavia la non totale cura dei particolari e alcuni bug visivi riescono talvolta a deludere. Una maggiore attenzione a questi fattori, al sonoro e magari anche all’IA avrebbero giovato non poco alla qualità complessiva del titolo, ma ciononostante il gameplay, il ritmo di gioco, la longevità e il contesto storico attireranno sicuramente i gli amanti degli sparatutto.

Voto Recensione di Wolfenstein: The New Order - Recensione


8