Recensione

White Knight Chronicles 2

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a cura di AleZampa

Se c’è una cosa che abbiamo scoperto essere immutabile è la passione tutta giapponese per i giochi di ruolo. Sia chiaro, non che in occidente questa manchi, ma nella terra del Sol Levante il gioco di ruolo è una sorta di istituzione immutabile e inamovibile. L’industria può progredire, i gusti cambiare, le meccaniche evolversi, ma i JRPG rimarranno sempre ancorati alle loro tradizioni, sedendosi in riva al fiume e aspettando che le mode passino. Il rischio è che di questo passo si possa andare verso un totale esaurimento del genere, e, se questo non sarà in grado di cambiare ed evolversi col tempo, verrà sempre più ghettizzato nella sua terra d’origine, confinato in un angolo come d’altra parte sembra accadere per grossa parte dell’industria videoludica nipponica. White Knight Chronicles in questo contesto non fa purtroppo eccezione, seppur abbia degli spunti e delle meccaniche che lo discostano sicuramente dalla massa, oltre che la fortuna (o sfortuna, a seconda dei punti di vista) di essere prodotto da esperti artigiani del genere, quasi manieristi se ci passate il termine, che sanno, indipendentemente dalle idee e innovazioni presenti, confezionare sempre dei buonissimi prodotti. Andiamo quindi a indossare il nostro anello, salutare i vecchi amici, e prepararci per un lungo viaggio tra mech fantasy, imperi risorti e migliaia di combattimenti.

Dove eravamo rimasti?Prima di cominciare con la disamina del titolo Level 5, è bene spiegare in che modo, narrativamente e tecnicamente, questo si riallaccia al primo episodio della serie (attenzione, questa parte dell’articolo contiene spoiler per quanti non avessero terminato il primo capitolo). E’ passato un anno dalla liberazione della principessa Cisna e dal primo sonoro schiaffo inferto a Grazel e all’impero di Yshrenia, ma, si sa, i cattivi non dormono mai, e quindi ecco tornare il nostro amico pronto a dichiarare guerra all’intero mondo, forte di un piano di cui, ci rendiamo conto tardivamente, siamo stati solo pedine. Il titolo si apre con la rocambolesca fuga della principessa Miu dall’arciducato di Faria, spaccato da una guerra civile innescata proprio da Grazel, che darà il la ad una girandola di eventi destinata, come si confà nelle trame di ogni JRPG che si rispetti, a cambiare l’aspetto del mondo conosciuto. Questo il filo narrativo che lega i due titoli, considerabili a tutti gli effetti, piuttosto che come due capitoli di una stessa saga, come una gigantesca storia divisa in due, visione della produzione corroborata anche dal modo in cui noi potremo affrontare questo White Knight Chronicles II. Una volta inserito il disco infatti ci verrà data la possibilità di scegliere se iniziare con il primo White Knight oppure direttamente con il secondo, scegliendo se partire dal livello 35 (il massimo che si poteva raggiungere nel primo capitolo) e ridistribuire noi i punti abilità oppure importare i salvataggi (con relative personalizzazioni) del primo titolo. Qualora ve lo stiate chiedendo, sì, nel disco di White Knight Chronicles II sarà presente anche il primo episodio della serie, comprensivo di DLC, patch e miglioramenti apportati nel corso degli anni. Questa scelta, apprezzabile in ogni caso senza se e senza ma, non fa che acuire però la sensazione che ci si trovi davanti ad una versione 1.5 del titolo piuttosto che ad un vero sequel, anche se il trovare due titoli su un disco, ed entrambi con una sterminata mole di contenuti da portare a termine, non può essere certo annoverata tra gli aspetti negativi.

Per Balandor!Se non siamo habitué della saga, il primo impatto col titolo non sarà dei più facili: la totale assenza di un tutorial dedicato alle meccaniche di base si fa infatti sentire, e se vorremo addentrarci di più nei meandri del combat system e della gestione in generale del personaggio, oltre che a tanta esperienza e tentativi, dovremo fare affidamento sulla guida presente in game, che non lesinerà dettagliate spiegazioni su praticamente ogni aspetto del gioco. Il consiglio che possiamo darvi in ogni caso, vista la natura del titolo e le sue profonde connessioni con il capostipite, è quello di partire in prima istanza dal primo gioco della serie, che, oltre a raccontarvi tutti gli eventi che hanno portato alla sconfitta di Grazel, vi darà la giusta conoscenza delle meccaniche del titolo, sia per quanto riguarda la componente single player che quella multiplayer, molto vicina per struttura ad un MMO. Le sessioni di combattimento, rese più vivaci e dinamiche rispetto al predecessore, sono una gradevole commistione tra un sistema a turni e uno in tempo reale, con moltissimi elementi in comune con il combat system di Final Fantasy XII per intenderci, il che non può che essere un bene visto che si tratta, a detta di chi vi scrive, di uno dei più appaganti e completi mai visti in un gioco di questo genere. Avremo quindi a disposizione tre diverse righe di comandi, totalmente personalizzabili, che all’inizio conterranno la prima alcuni comandi base di attacco e la seconda le magie, mentre la terza sarà vuota. Dal menù di combattimento, oltre a poter riempire ogni slot delle righe di comando con le abilità più utili, sarà possibile creare delle combo, delle sorte di macro che concateneranno diversi attacchi fino a creare una sequenza devastante (da eseguire con la pressione a tempo del tasto X) che risolverà, in base a come l’abbiamo impostata, diversi combattimenti. Ovviamente, l’utilizzo di queste combo, così come di qualsiasi abilità, è legato al consumo di MP ed AP, punti magia e azione che si ricaricheranno i primi in base al passare del tempo ed alla distanza percorsa, mentre i secondi in base ai danni subiti e inflitti in combattimento. Oltre al nostro personaggio però, che sarà possibile cambiare in qualsiasi momento con un altro membro del party, potremo dare delle direttive di massima anche al resto del nostro gruppo, con indicazioni semplici e al contempo utili ed efficaci, come ad esempio “Attacco senza risparmiare AP”, “Attacco conservando AP”, “Difesa” e così via. Al fine di risolvere gli scontri più duri, per quanto in ogni caso il livello medio di difficoltà non sia così elevato, è quindi bene adottare una condotta di combattimento prudente e oculata, per evitare di trovarsi a metà battaglia senza più Punti Azione da utilizzare. Ad aiutarci nelle situazioni concitate ci sarà però sempre il vero protagonista, quel White Knight del titolo nel quale praticamente ci trasformeremo al prezzo dei punti accumulati in combattimento, che ci permetterà di accedere a potenti abilità in grado di far volgere i combattimenti in nostro favore. Rispetto al primo capitolo, la gestione delle sessioni in cui siamo trasformati è meglio ottimizzata, e le possibilità date all’Incorruptus, la nostra trasformazione, sono decisamente più ampie. E’ stata in parte rivista anche l’evoluzione dei personaggi, con un maggiore focus sulle specializzazioni che sarà possibile intraprendere: man mano che ci addentreremo nelle abilità di un ramo infatti non sarà più possibile apprendere le skill avanzate di un altro, rendendo così i personaggi più caratterizzati dal punto di vista del combattimento. Nonostante l’impianto di gioco sia stato migliorato, rimangono però alcuni difetti non ancora corretti, come ad esempio l’impossibilità di fuggire efficacemente da uno scontro, visto che i nemici continueranno a colpirci anche se noi fuggiamo molto lontano, e il sistema di lock degli stessi, non sempre preciso e rapido nei cambiamenti di obiettivo. Spropositata invece la quantità di nuove armi e armature, tutte ben disegnate e caratterizzate, che costituiranno spesso una buona ragione per proseguire nel gioco, visto che la trama, pur partendo molto forte, presto si appiattisce sui canoni del genere ai quali gli sviluppatori giapponesi, forse per pigrizia, forse per le richieste del mercato, non sembrano volersi allontanare.

Bello da vedere, ma non bellissimoSe il primo titolo aveva stupito per il suo comparto tecnico, non possiamo dire lo stesso di questa seconda installazione della serie. Per quanto infatti le animazioni dei personaggi siano davvero ben realizzate, con modelli ricchi di poligoni e dai movimenti fluidi e sempre integrati nel contesto, e gli effetti visivi in generale, da quelli particellari a quelli a seguito di magie o abilità particolari siano molto vari e sempre all’altezza, si nota una certa mancanza di carattere, con aree ampie, ma decisamente troppo spoglie e senza alcuno spunto distintivo, presente invece nella caratterizzazione delle trasformazioni e dei combattimenti su larga scala. La telecamera inoltre ha mostrato qualche incertezza di troppo, sopratutto a seguito di una trasformazione in aree non troppo vaste, con la visuale inevitabilmente impallata dalla schiena o dalla testa del nostro cavaliere. Le musiche sono azzeccate e accompagnano senza stancare ogni passaggio emotivo della trama o dei combattimenti, mentre il doppiaggio inglese (con sottotitoli in italiano) è funzionale al suo scopo, ma di certo non si farà ricordare per intensità emotiva o caratterizzazione dei personaggi.

Gradevole da soli, divertente in compagniaUltima piccola nota, prima della valutazione finale, per il comparto online del titolo, profondamente integrato anche con il solo-player. Sin dal suo primo capitolo infatti White Knight Chronicles è stato votato al gioco cooperativo in rete, che offriva (e continua ad offrire) la possibilità di usare un nostro alter ego, che creeremo all’inizio dell’avventura, e delle sue abilità/equipaggiamenti conquistati nella partita offline anche in rete, partecipando a missioni cooperative diverse da quelle già affrontate in singolo, in gruppi composti fino ad un massimo di sei elementi. Oltre a questo è inoltre possibile creare e personalizzare la propria cittadina online, da mostrare tronfiamente ai propri amici.

– Moltissime cose da fare

– Comparto online profondo e divertente

– Incluso nel disco anche il primo capitolo

– Pochissime novità rispetto al primo

– Realizzazione tecnica nella media

– L’assenza di un tutorial lascia spaesati

7.0

Con produzioni di questo tipo, il momento della valutazione è sempre difficile e delicato. Da un lato infatti c’è una pochezza di innovazione quasi allarmante per lo stato dell’industria giapponese, ma dall’altro c’è un prodotto in grado di offrire quasi un centinaio di ore di contenuti (grazie anche all’inclusione del primo capitolo della saga) offline e una forte componente online, un prodotto in ogni caso realizzato da professionisti che difficilmente vi farà pentire dell’acquisto. Il comparto tecnico, pur non eccellente, è comunque molto buono, giocare online è divertente e gratificante e la grande quantità di armi, armature et similia vi spingerà spesso ad affrontare missioni secondarie ed esplorare ogni palmo dell’area di gioco. I fan non avranno nulla di cui lamentarsi visto il passo avanti rispetto al predecessore, ma questa linea conservativa, ne siamo sicuri, non potrà pagare all’infinito.

Voto Recensione di White Knight Chronicles 2 - Recensione


7