Westworld

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a cura di YP

Lunedi prossimo andrà in onda l’ultimo episodio di Westworld, la nuova serie cult targata HBO e scritta da J.Nolan e Lisa Joy che in poco più di un mese è stata in grado di conquistare tutti, dalla critica al pubblico, grazie alla sua elegantissima messa in scena ma anche tramite  una narrazione che, puntata dopo puntata, ha dimostrato di essere di una qualità rara, tanto da rendere la serie già oggetto di culto per i milioni di spettatori che si divertono a sproloquiare sul web ipotizzando questa o quest’altra teoria.
Ma i segreti del successo non sono da ricercare “solo” nella profondità della sceneggiatura, nelle magistrali prove attoriali o nella capacità di distruggere le sinapsi degli spettatori per via degli intricati misteri che circondano il parco; Westworld fonde diversi aspetti della cultura pop moderna, prendendo ispirazione qua e la, strizzando anche  l’occhio a chi, come me, è un fanatico dei videogame da ormai diversi anni.
Deeper Game
Immaginate un parco a tema che ricrei l’ambientazione Western tipica americana, all’interno della quale ad interagire con voi ci saranno dei robot umanoidi, dall’aspetto praticamente uguale al nostro, e che saranno il mezzo diretto per vivere le nostre avventure. Nel caso in cui non siate ancora informati al riguardo, Westworld racconta la storia di un parco tematico interamente popolato da host, androidi totalmente autonomi che permetteranno ai visitatori di immergersi completamente nell’esperienza e fare qualsiasi cosa essi vogliano senza preoccuparsi delle conseguenze morali o etiche. 
Ora, chiudete gli occhi e immaginate come sarebbe entrare fisicamente all’interno di uno dei vostri giochi di ruolo preferiti ( magari Red Dead Redemption, giusto per restare in tema. ); quello che state immaginando, è esattamente Westworld. Sin dai primi minuti dell’episodio pilota vi sarà evidente come gli autori abbiano preso ispirazione del mondo videoludico,  popolando il parco di NPC d’ogni tipo che a seconda delle interazioni che avranno con i clienti  triggereranno (azioneranno) diversi filoni narrativi. Esattamente come il classico sistema di quest che possiamo ritrovare in ogni GDR che si rispetti, con esattamente la stessa struttura e dinamiche. L’originalità di Westworld però non è solo questa: parte centrale della trama è anche la vita dietro le quinte del parco, quella di chi si occupa di creare gli host e di scriverne i vari dialoghi e algoritmi comportamentali. Insomma ricreando quello che avviene in qualsiasi software house mondiale: creare personaggi, storie, intrecciare varie narrative e tentare di ricreare un’ambiente cosi vivo e per certi versi indipendente che aiuti il giocatore ad immergersi completamente nell’universo di gioco. Non stupitevi quindi se durante la visione vi scapperà un sorriso quando sentirete crescere in voi la voglia di vivere un’esperienza simile, è normale, è il sogno di ogni videogiocatore.
 
L’espediente dei videogame però è solo uno degli escamotage che i geniacci di HBO hanno utilizzato per catturare la nostra attenzione: la serie si rivelerà molto presto più imponente di quanto possiate immaginare e il fatto che uno dei produttori sia quella vecchia volpe di JJ Abrams può darvi un’idea preliminare di quello che vi aspetta. Anche se non siete amanti dei videogame, Westworld ha tantissimo altro da offrire allo spettatore, come delle prove attoriali sensazionali da praticamente tutti quanti i protagonisti (Anthony Hopkins su tutti), oppure i profondi ragionamenti di fondo che sono la colonna portante del serial e che, nel corso dei dieci episodi che compongono la prima stagione, vi invaderanno testa e cuore facendovi attorcigliare le budella per capire cosa sia giusto o sbagliato, e che cosa potrebbe comportare una tecnologia cosi estrema e forse impossibile da imbrigliare e gestire.

In attesa di scoprire cosa succederà nel season finale ed iniziare a pensare già alla stagione che verrà, vi consigliamo ( nel caso in cui non l’avete già fatto ) di recuperarvi immediatamente Westworld. Una serie capace di avvicinare diverse tipologie di spettatori grazie a tematiche ricorrenti in diverse aspetti della cultura popolare, come i videogames, per poi dimostrare di essere molto più originale, ambiziosa, profonda e cervellotica di quanto vi aspettavate. Vi diamo inoltre appuntamento nei prossimi giorni sempre qui sulla pagine di SpazioGames, perché questo è solo il primo di una lunga serie di articoli che avranno il compito di sviscerare l’universo narrativo e creativo di quello che è senza alcun dubbio il nuovo cult del ventunesimo secolo.