Recensione

Way of the Samurai 2

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a cura di Fabfab

A poco più di un anno dall’uscita in sordina del primo Way of the Samurai, ecco sbarcare anche da noi il secondo capitolo, che si prepara a seguirne le orme, complice l’assenza di qualsiasi tipo di promozione del prodotto e, soprattutto, la mancanza di una localizzazione in italiano del prodotto: un vero peccato!

Come e quando mi pare…Un’occasione persa davvero, perchè dopo “L’ultimo samurai” con Tom Cruise, i guerrieri giapponesi erano pure tornati di moda ed inoltre il titolo Capcom vanta parecchie potenzialità a livello di puro gameplay: notoriamente la mancanza dell’italiano è un modo sicuro per tarpare le ali a qualsiasi titolo (salvo eccezioni come FF7 o Smackdown) , specie se la corretta comprensione dei dialoghi è essenziale ai fini del gioco.Parlavamo delle potenzialità del titolo: in effetti fin dal primo capitolo, la serie Capcom punta ad offrire all’utente un ampio margine di discrezionalità nell’agire, al punto che al giocatore sembra di poter, in effetti, fare quello che preferisce.Il gioco, in sostanza, è un’avventura in terza persona con frequenti combattimenti ed un’interessante struttura a bivi.Una volta assemblato tramite un semplice editor il nostro alter-ego virtuale, un samurai vagabondo nel Giappone della seconda metà dell’ottocento, comincia la nostra avventura: affamati e senza un soldo, giungiamo alle porte della cittadina di Amahara dove, infine, le forze ci abbandonano. Ci soccorre una ragazzina muta che ci passa alcune polpette di riso, il suo pranzo; dopo mangiato, finalmente a stomaco pieno, il giocatore deve già decidere cosa fare: ringraziare la piccola amica? Oppure allontanarla a male parole? Non passa che qualche secondo ed ecco dei tipacci prendersela con la nostra salvatrice: la aiutiamo? Oppure tiriamo dritti per la nostra strada? O, ancora, ci uniamo alla coppia di balordi e alle loro stupide angherie?Bene, il gioco è tutto così, con continui bivi e molte decisioni da prendere, ben consapevoli del fatto che ad azione corrisponde reazione e che il nostro comportamento genererà, inevitabilmente, reazioni nelle persone che ci stanno attorno: fuggite senza pagare il conto del ristorante ed ogni esercizio della cittadina non vi darà più da mangiare, estraete la spada in un luogo pubblico e verrete perseguiti dai magistrati oppure sfidati da un malvivente che ha colto una provocazione nel vostro gesto.Con questa premessa è facile comprendere come il gioco offra decine di strade e soluzioni diverse per il suo completamento: per cercare di ovviare al senso di smarrimento che potrebbe incogliere il giocatore per la troppa libertà concessagli, l’avventura in questione è stata temporalmente delimitata a una decina di giorni, al termine dei quali si giungerà inevitabilmente ad uno degli innumerevoli finali previsti (14 in tutto), fosse anche quello in cui vi allontanate dalla città dopo aver trascorso il tempo semplicemente dormendo! Naturalmente se le cose non stanno procedendo come vorreste, potete sempre anticipare la partenza: basta uscire dalle porte della città per porre termine all’avventura corrente, ma in questo caso non si approda ad alcun finale.Nonostante tutto, il gioco finisce per apparire parecchio dispersivo in più di una circostanza, abbandonando letteralmente il giocatore che non sa dove andare o cosa fare e finirà per girare a casaccio finché non accade qualcosa: pensare sarebbe bastato poco per ovviare al problema, una lista degli avvenimenti cittadini oppure un indicatore che segnalasse in quali quartieri dirigersi…

Un piccolo paese di provinciaSe le premesse sono, dunque, più che buone, non tutte sono poi state concretamente mantenute, a cominciare proprio dalla cittadina di Amahara, suddivisa in vari quartieri, tutti riportati su di una mappa: esplorare la città significa selezionare sulla cartina la destinazione e venirvi trasportati automaticamente. Non si passa, dunque, direttamente da una locazione all’altra, come avveniva nel predecessore, ma ogni volta che si esce da un quartiere si torna alla mappa, da cui decidere il prossimo spostamento: una scelta decisamente macchinosa che ci costringe a continui caricamenti, anche perchè i vari quartieri sono veramente piccoli e si esplorano completamente in pochi minuti.Una simile struttura è stata forse determinata dalla necessità di far compiere al giocatore le azioni dovute nel tempo stabilito: il tempo, in Way of the Samurai 2, scorre infatti inesorabile e se c’è qualcosa da fare, è bene farla in fretta! Ognuno dei dieci giorni è infatti diviso in cinque periodi (alba, mattino, pomeriggio, sera, notte) che si susseguono uno dopo l’altro, opportunamente segnalati da un indicatore a video; questo scorrere simulato del tempo trova varie giustificazioni: innanzitutto a seconda del momento in cui visitate un quartiere troverete persone differenti ed esercizi commerciali chiusi o aperti, inoltre se vi è stata assegnata una missione, questa va sempre completata entro la medesima frazione del giorno, pena la perdita del compenso.Le missioni sono molto importanti perchè, come detto, inizialmente il vostro samurai non ha un soldo e solo lavorando potrà mettere un gruzzolo da parte; la città è divisa in due fazioni in lotta tra loro, quella dei magistrati che mantengono l’ordine e quella del clan Aoto, composto da malviventi ed assassini. Lavorare per una delle due fazioni finirà con l’inimicarvi inevitabilmente l’altra, anche se nulla vieta di collaborare con entrambe, almeno finché è possibile; allo stesso modo potrete anche decidere di schierarvi dalla parte dei cittadini (e della vostra piccola salvatrice), accettando incarichi meno remunerativi ma guadagnandoci in considerazione. Qualunque strada decidiate di intraprendere, ci saranno sempre conseguenze: se diventate un malavitoso i cittadini si terranno alla larga da voi, mentre se aiutate i deboli finirete con lo scontrarvi con quelli che li vogliono sfruttare.In definitiva, la sensazione di disporre di un’effettiva libertà d’azione è molto alta, anche se ottenuta, per lo più, con una tipica struttura a bivi. Avete presente le storie a bivi pubblicate su Topolino? Ecco, il concetto è simile: vi troverete spesso a dover decidere tra un certo numero prefissato di alternative (siano esse azioni oppure risposte da dare) e da queste dipenderà l’evolversi delle vicende. Va detto che, in genere, è facile decidere come comportarsi per dare vita al personaggio voluto (se voglio fare il cattivo prendo a calci la bambina, se preferisco fare il buono la aiuto), ma a volte le scelte sono decisamente più fumose e vi troverete, letteralmente, a dare risposte a caso.I salvataggi sono possibili unicamente nelle schermate della mappa, quindi ponderate sempre con attenzione come agire nelle varie situazioni perchè non c’è rimedio alle vostre scelte (se non quello di resettare la console e ricaricare dall’ultimo salvataggio).

Chi di spada ferisce…Naturalmente, visto che siete un samurai, la maggior parte degli incarichi che vi vengono affidati presuppongono l’utilizzo dell’arnese che portate appeso alla cintola (ed evitiamo facili battute, please). Il sistema i combattimento è, allo stesso tempo, semplice ma impegnativo, e rappresenta uno degli aspetti meglio riusciti del gioco. I comandi base prevedono un attacco verticale, uno orizzontale e la parata; combinando tra loro i vari tasti potremo inoltre dare vita a diverse combo, così come è prevista anche la possibilità di uccidere l’avversario con un unico fendente. Peccato che, volendo, è possibile vincere la maggior parte dei duelli semplicemente restando in parata (irrealisticamente impenetrabile a qualunque assalto, anche se portato alle spalle) e contrattaccando.Nel gioco esistono vari tipi di spade ed anche altre armi: con tutte, all’inizio, potrete utilizzare solamente i colpi base e solo in seguito, dopo aver accumulato esperienza con l’arma in questione, sbloccare le combo in grado di rendervi il più temibile degli spadaccini. Se preferite combattere piuttosto che parlare, potrete attaccare briga con chiunque e pure andare a sfidare la locale palestra di scherma.Le armi possono anche essere portate dal fabbro per essere opportunamente riparate o potenziate, ma attenti a non esagerare: una lama troppo usurata non può essere rigenerata all’infinito.Su schermo appaiono tre indicatori, uno per la salute del giocatore, uno per la stanchezza, uno per l’usura dell’arma in dotazione. La salute immagino non debba spiegarvi cosa sia: se venite colpiti perdete energia vitale, se la barra scende a zero il gioco ha termine, per ripristinare la salute perduta l’unico modo è quello di nutrirsi. La stanchezza è cosa diversa, più starete svegli, più il vostro personaggio si stancherà, con conseguente calo delle prestazioni; per fortuna in città esistono parecchi posti in cui dormire e, a seconda delle necessità, potrete anche decidere per quanto tempo rimanere a letto. L’usura dell’arma ne determina, invece, l’efficacia e la durata, più usate una spada più questa si logora, obbligandovi ad un certo punto o a ricorrere al fabbro, oppure a cambiare arma: è possibile portarsi dietro non più di tre armi per volta, ma in ogni quartiere esistono posti sicuri in cui depositare quelle in eccesso, per eventuali future necessità.

Lone wolf…Tecnicamente il titolo Capcom si attesta su livelli appena sufficienti. Gli ambienti sono spogli ed essenziali e nonostante questo sono afflitti da fenomeni di pop-up, i modelli dei personaggi appaiono discretamente caratterizzati ma ugualmente poveri di dettagli, specialmente quelli dei semplici cittadini: di converso i visi sono spesso molto belli ed espressivi e le animazioni durante i combattimenti sono curate e molto realistiche. Qualche problema di troppo viene dato dalla telecamera, decisamente ballerina e che troppo spesso durante i combattimenti si posiziona erroneamente, lasciando gli avversari fuori dalla vista.Altrettanto anonimo il sonoro, visto che per i dialoghi ci si affida a semplici balloon ed il resto sono musichette d’atmosfera e semplici suoni d’ambiente.La longevità è piuttosto relativa: innanzitutto il gioco permette di selezionare due livelli di difficoltà (che modificano il grado di sfida dei duelli), ma anche il più facile tra i due è pur sempre abbastanza impegnativo. Portare a termine l’avventura non richiede molto tempo (anche se la cosa può variare di parecchio a seconda della strada intrapresa), ma il vero punto di forza è rappresentato dalla rigiocabilità: proprio la sua non eccessiva lunghezza ed il fatto che, riaffrontandolo, è possibile scegliere una trama completamente diversa invoglieranno il giocatore a tentare di sbloccare più scenari possibile. Affrontare le vicende da punti di vista differenti aiuta a chiarire molti dei punti oscuri ravvisati le prime volte che si è giocato, ma alla lunga ci si renderà conto che alcuni finali sono molto simili tra loro, senza contare che ogni volta bisognerà sorbirsi le cut scene già viste perchè non è possibile skipparle.

– Discreta libertà d’azione

– Le varie storie sono molto ben sceneggiate

– Combattimenti discreti

– Molto dispersivo

– Tecnicamente deludente

– Nessuna novità rispetto al prequel

6.5

Il primo Way of the Samurai era un gran bel gioco, non perfetto, ma ricco di idee e spunti originali; questo seguito, invece, delude in parte le aspettative rivelandosi troppo simile al precedente, senza novità di rilievo o miglioramenti significativi, soprattutto sotto l’aspetto tecnico. Chi voglia ritrovare le stesse atmosfere e lo stesso sistema di gioco cui si è abituato, probabilmente apprezzerà anche questo secondo capitolo: ma in generale non posso esimermi dal considerarlo una vera occasione sprecata, incapace di migliorare quanto di buono si era visto nel prequel!

Voto Recensione di Way of the Samurai 2 - Recensione


6.5