Recensione

War of The Vikings

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a cura di FireZdragon

Solo qualche mese fa eravamo sotto le palme di una Miami assolata, a sorseggiare drink sulla spiaggia e mettere mano, nei restanti ritagli di tempo, a tutta la Lineup di Paradox Entertainment. Tra numerosi videogame di valore spiccava anche War of the Vikings, gioco sviluppato da quegli stessi Fatshark che nel 2012 rilasciarono su PC War of The Roses, un brutale titolo di combattimento all’arma bianca basato quasi unicamente sulla skill e sulla tattica.
La beta provata in quei giorni ci aveva soddisfatto, seppur con dei piccoli difetti che avevamo attribuito ad una build ancora acerba, ma che non riuscivano tuttavia a nascondere un gameplay ricercato ed estremamente punitivo. Da pochi giorni War of the Vikings è approdato su Steam, e finalmente abbiamo messo le mani sulla sua versione definitiva per scoprire se ai precedenti difetti è stata messa una pezza o se i problemi si sono trascinati fino alla release.
Vichinghi e Sassoni si pestano come dei fabbri
Spiegare in cosa consiste War of the Vikings è un compito estremamente semplice, ancora più facile nel caso in cui conosciate Mount & Blade, Chivalry o, ancora meglio, il sopracitato War of the Roses.
Tutti i suddetti titoli calano il giocatore nelle vesti di un combattente medievale intento a sbaragliare la fazione avversaria, Sassoni o Vichinghi in questo caso. Gettati brutalmente in arene di medie dimensioni, e dal design non particolarmente ricercato a dire il vero, i giocatori dovranno fare affidamento a tutta la loro abilità e concentrazione per avere la meglio durante battaglie frenetiche e confusionarie, solitamente risolte da uno o due colpi messi a segno al momento giusto. 
L’auto rigenerazione della vita è infatti un ricordo lontano e per poterci curare dalle ferite subite in campo aperto dovremmo ricorrere a speciali bendaggi, che non solo ci immobilizzeranno per una manciata secondi ma ci renderanno al contempo incredibilmente vulnerabili, aumentando la quantità di danni subiti in quel frangente di tempo. Ad ogni modo sopravvivere a una battaglia è un evento più unico che raro, visto che, una volta arrivati in corpo a corpo con il nostro avversario, uno solo ne uscirà vincitore e fuggire non sarà mai un’opzione. Usare lo sprint in War of the Vikings è un’operazione lenta e ai nostri inseguitori basterà utilizzare un tackle per atterrarci immediatamente e decapitarci con un colpo secco. Ecco allora che i movimenti sul campo di battaglia si fanno compassati, cauti, quasi a voler scorgere prima del tempo i nemici e permetterci di raggiungere posizioni di vantaggio, magari con le spalle appoggiate a un muro per evitare eventuali assalti alla schiena. La superiorità numerica, per come è concepito il sistema di combattimento, diventa elemento cardine per vincere le partite. Il sistema di parata, interamente gestito dal movimento del mouse, consente di spostare la nostra arma o il nostro scudo in una sola direzione, lasciandoci scoperti quindi da attacchi provenienti da più direzioni contemporaneamente. 
La classe del fante semplice, armato di arma ad una mano e scudo rotondo, ovviamente è quella che meglio si presta a stare in prima linea e assorbire tutte le frecce e le armi a distanza scagliate dalla seconda linea avversaria, mentre i campioni potranno saltare fuori dalle retrovie brandendo lance ed asce per fare a pezzi letteralmente i combattenti nemici. Per entrambe le classi portare un colpo richiede molta attenzione ed ancora una volta tutto è affidato al semplice movimento del mouse. La direzione imposta dal polso guiderà il nostro braccio armato e una barra speciale inizierà a caricarsi per determinare la potenza del fendente. Saremo liberi di decidere se rilasciare in anticipo il nostro colpo, così da poter attaccare più volte e da più direzioni in maniera rapida, o attendere il caricamento completo per scagliare un colpo devastante sulle ossa del nemico. È un sistema di combattimento indubbiamente macchinoso, ma che riesce a ricompensare i giocatori più abili con tanta soddisfazione, aggiungendo al caos delle battaglie tanta strategia nei combattimenti uno contro uno. 
Oltre alle due classi corpo a corpo fanno la loro comparsa anche gli skirmisher, solitamente arcieri dalla bassa resistenza ma estremamente pericolosi dalla distanza. Le frecce saranno un elemento sempre presente nelle battaglie e combattere allo scoperto o nelle conche significherà attirarsi addosso tutta l’attenzione degli arcieri. Questa classe adotta un sistema di mira molto simile a quello degli fps normali, con la tensione dell’arco indicata dalla stessa barra dei colpi melee ma con uno zoom che permette di colpire con precisione gli avversari. Anche qui però l’abilità è messa in primo piano, dovendo calcolare accuratamente la balistica dei colpi e la velocità di incocco delle frecce.
Insomma il bilanciamento è apprezzabile, così come apprezzabile è l’abilità richiesta per sopravvivere agli scontri, e il tutto sarebbe veramente notevole se non emergessero prepotenti problemi sulle animazioni e hitbox per nulla precise.
Un peccato vero!
Lo splendore del combat system si perde quindi quando i colpi non vanno a segno nel modo previsto, quando le braccia dei vichinghi si bloccano in posizioni poco naturali colpendo lo stesso i bersagli e quando le lame non trapassano i corpi come ci si aspetterebbe. La latenza instabile dei server non aiuta e la lag, in un gioco dove precisione e tempismo sono tutto, va a rovinare l’esperienza di gioco. Problemi per l’appunto che avevamo rilevato anche durante la fase di beta, ma che non sono minimamente stati risolti per questa release, pesando come un macigno sulla valutazione finale del prodotto.
Alle precedenti quattro mappe se ne sono aggiunte altrettante, ma risultano essere ancora poche per un titolo che presenta tre modalità esclusivamente online e nemmeno tra le più originali del panorama competitivo. Il Team Deathmatch e una sorta di Conquista affiancano la modalità arena, un Team Deathmatch senza respawn, ma è davvero troppo poco per intrattenere i giocatori a lungo, e la grave carenza dei giocatori sui server (stiamo parlando di qualche centinaia di giocatori al momento in cui scriviamo) non lascia ben sperare, purtroppo, per il futuro. Un futuro che vedrà aggiornamenti e update gratuiti per i fedelissimi, soprattutto per quanto riguarda personalizzazione dei personaggi, armi e abilità. Le due fazioni infatti non hanno differenze in termini di gameplay e sono speculari anche per quanto riguarda le classi, riducendo il tutto alla mera visualizzazione estetica del proprio soldato. Per ogni battaglia sostenuta i giocatori riceveranno esperienza utile per crescere di livello e sbloccare nello shop equipaggiamenti unici e nuove abilità. Raggiunto il livello 10, dopo due o tre ore di gioco, avrete già sbloccato praticamente tutto quello che il gioco può offrire in termini di gameplay, inclusa la personalizzazione delle classi tramite una ventina di perks passivi che spazieranno dalla possibilità di avere frecce incendiarie per spaccare gli scudi avversari o abilità per recuperare stamina più velocemente e sferrare colpi più potenti. Le personalizzazioni estetiche sono buone e varie, e comprendono volti, armi e barbe, ma anche le provocazioni con il meme del Technoviking a fare da portabandiera. Lo stimolo a continuare a giocare deriva quindi proprio dallo shop presente, esclusivamente basato sulla moneta virtuale, laddove per racimolare tutti gli oggetti presenti vi toccherà spendere decine e decine di ore di gioco.
Tecnicamente il titolo si difende bene e, ad eccezione delle animazioni legnose, purtroppo elemento davvero importantissimo per questo genere, la visuale in terza persona regala un buon colpo d’occhio. Le armature sono riprodotte fedelmente e le ambientazioni risultano tutto sommato varie e curate, così come il sonoro, apprezzabile soprattutto quando le spade cozzano su elmi e scudi facendo rieccheggiare il clangore della battaglia dalle nostre casse. Non convince del tutto la vegetazione, con texture del fogliame non ai massimi livelli visti su pc, per una produzione solo di poco superiore alla sufficienza. 

– Sistema di combattimento basato sulla skill

– Buona personalizzazione

– Divertente con amici

– Animazioni imprecise

– Pochi giocatori sui server

– Poche modalità

– Per quanto può intrattenere?

6.5

Nonostante un gameplay ricercato, diverso dal solito e basato praticamente tutto sulla skill, War of the Vikings non riesce a convincere del tutto a causa di diversi problemi, soprattutto nel campo delle animazioni e della latenza dei server. Problemi vecchi che speravamo venissero risolti dopo la beta ma che, al contrario, sono stati bellamente trascurati dai ragazzi di Fatshark. Non ci resta che sperare in un update futuro, che possa riportare armature e lame a brillare come meritano, fino ad allora l’esperienza di gioco risulterà terribilmente mozzata.

Voto Recensione di War of The Vikings - Recensione


6.5