Recensione

WWE All Stars

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a cura di Shiryo

Sono passati più di due anni da quando THQ decise di creare un nuovo brand marchiato WWE da accostare al più celebre Smackdown! vs RAW. L’idea iniziale prevedeva un titolo dedicato solamente alle leggende WWE, con un gameplay semplificato e più accessibile rispetto a quello assai elaborato del fratello maggiore. Nacque così WWE Legends Of Wrestlemania, titolo che divise pubblico e critica non raccogliendo, nel complesso, il successo sperato. Anzichè proporre il seguito naturale di quell’ IP, THQ fa esordire sul mercato il nuovo WWE All Stars, riciclando la presenza delle leggende del Wrestling anni 80′ 90′, ma affiancando loro un roster di attuali superstar e, a sorpresa, basando il tutto su un gameplay arcade completamente nuovo per il brand.

I pupazzi prendono vita, e se le danno alla grande!
Fulcro della nuova produzione ufficiale WWE, sviluppata da THQ San Diego
e non più da Yukes come storicamente avviene per il fratello maggiore Smackdown! vs RAW, è lo scontro tra le leggende del Wrestling anni ’80/’90 e delle attuali superstar. Il roster, formato da 30 atleti equamente divisi tra le due fazioni, è accompagnato da un gameplay arcade dove mosse acrobatiche e colorate la fanno da padrone. Lottatori privi di statistiche personali e bilanciati tra loro, insieme a barre di energia consumabili senza alcuna sorta di recupero progressivo, avvicinano la produzione più ad un vero e proprio fighting game piuttosto che ad uno sportivo, tesi confermata dalla possibilità, anche in match standard a schienamento, di vincere per KO mettendo a segno la mossa finale con avversario ad energia completamente esaurita. Nonostante sia presente un ring a delimitare l’azione di gioco, il gameplay potrebbe essere definito come lo Street Fighter del wrestling, dato che alla grafica palesemente ispirata al nuovo stile adottato dalla produzione Capcom affianca vere e proprie combo e supermosse tipiche del picchiaduro alle normali tipologie di prese e colpi, in una sorta di evoluzione dello storico Saturday Night Slam Master, cui poco velatamente sembra ispirarsi.Il gameplay fonda le sue radici su concetti di base molto semplici: un tasto attacco veloce ed uno potente, un tasto per le prese rapide e uno per le più dannose, completati dal grilletto per la corsa, per l’interazione con lo scenario e per le counter move. Com’è facile immaginare, i pugni deboli e veloci battono sul tempo i colpi e le prese più potenti, cosi come le prese rapide possono essere sì anticipate dai pugni rapidi, ma battono qualunque attacco potente e lento. Il risultato è una sorta di morra cinese che dona al gameplay una semplice solidità percepibile già dalle prime partite.Giocando con la CPU al livello di difficoltà medio, gli avversari contrastano assai frequentemente le prese, soprattutto quelle potenti. Seppure questo possa risultare inizialmente frustrante, specialmente per via del fatto che i momenti nei quali attivare le reversal sono differenti da quelli di Smackdown! vs RAW e quindi potrebbero cogliere impreparati anche i giocatori esperti, continuare a giocare ed imparare i tempi di reazione permetterà presto di effettuare contro-contromosse, concatenare prese o realizzare combo di pugni e calci da chiudere con proiezioni potentissime, che faranno rimbalzare sul tappeto l’avversario dando modo di riafferrarlo al volo, e di eseguire così ulteriori devastanti manovre. Il sistema risulta di facile comprensione ed utilizzo, pur necessitando di una buona abilità per realizzare le sequenze più elaborate. Tutto questo anche grazie ad una migliorata fisica che permette, finalmente, di interrompere le animazioni delle mosse in corso tra altri due avversari, cosicché l’azione risulti più variegata ed imprevedibile e non più legata ad animazioni precalcolate come da sempre avviene per la controparte sportiva del brand. Siamo certi che meccaniche più dinamiche e meno legate a contesto ed animazioni porteranno i giocatori più hardcore a scoprire nuovi modi per infliggere danni agli avversari umani altrettanto preparati. Abbiamo usato il termine hardcore non a caso, dato che nonostante la grafica giocattolosa, è bene specificare che All Stars è caratterizzato da meccaniche davvero profonde, seppur anche il giocatore casuale possa riuscire a divertirsi con sfidanti di pari livello. Le caratteristiche peculiari di ogni wrestler, quali la resistenza ai colpi di Hulk Hogan che reagirà talvolta arrabbiandosi alla sua maniera anzichè subire il colpo, rendono ogni personaggio differente da utilizzare, necessitando esperienza per un utilizzo completo.

Lottatori di classeIn WWE All Stars ogni wrestler ha caratteristiche comuni e peculiarità uniche. Caricando un’apposita barra impatto fatta di tre segmenti è possibile realizzare altrettante supermosse lente ma terribilmente dannose, per di più impossibili da interrompere. Parallelamente a questi segmenti viene progressivamente accumulata una ulteriore barra d’energia che, una volta portata al massimo, permette di realizzare la finisher tipica del lottatore utilizzato, una variante acrobatica ed esagerata di quella realmente eseguita nello sport/spettacolo americano da ogni atleta. A queste meccaniche comuni si affiancano specifiche abilità: ogni wrestler presente in All Stars, seppur bilanciato a qualunque altro avversario, viene infatti categorizzato in una tra quattro classi, ovvero Brawler, Acrobats, Big Men e Grappler. Classi dotate di specifiche caratteristiche, affinchè i lottatori, pur nella loro massima espressione arcade, rappresentino stilisticamente le controparti reali.I Brawler basano la loro tattica su colpi diretti e prese violente. A differenza delle altre classi, basate su combo base da tre colpi, questi terribili picchiatori possono concatenare fino a 5 attacchi prima di inanellare una presa, fattore che conferisce loro grande vantaggio nella rissa. Oltre a questo sono caratterizzati dalla possibilità, tenendo premuto l’attacco potente assieme alla direzione opposta al proprio avversario, di scatenare attacchi caricati quali superpugni che fanno letteralmente volare l’avversario all’angolo, anche se questo dista 4 metri dal punto di impatto, o uppercut degni degli Shoryuken di Capcomiana memoria, mosse peraltro accompagnate da un rallenti assolutamente azzeccato. Tra i principali esponenti della classe abbiamo Ultimate Warrior, Hulk Hogan o Undertaker. Gli Acrobats sono i più agili del gruppo, dotati di mosse meno dannose ma ad alto impatto coreografico (e per alto impatto, intendiamo vorticose rotazioni che faranno impallidire la celebre Final Atomic Blaster del Ciclone Rosso Zangief…), basando ogni azione sull’alta velocità. Caratteristica unica per la classe è la possibilità di rimbalzare sulle corde ed effettuare attacchi aerei di ampio respiro. Tra i più carismatici segnaliamo Rey Mysterio, Ricky “The Dragon” Steambot o Eddie Guerrero. I Grappler sono i più tecnici, hanno prese di medio danno rispetto ai precedenti due gruppi ma possono effettuare, sempre con la pressione della leva dalla parte opposta all’avversario ed il tasto presa potente, delle manovre caricate lente, ma altamente dannose. Una classe versatile ben rappresentata da esponenti quali Bret Hart, Jake Roberts o Triple H. Restano in ultimo i Big Man, i più potenti e lenti. Oltre a fare molto più danno di qualunque altra classe, hanno un bonus difensivo che permette loro di non poter essere atterrati da alcune delle mosse di qualunque altra categoria diversa dalla propria. La disarmante potenza permette a questa classe di catapultare gli avversari a metri di altezza con facilità, realizzando danni critici. Gli unici tre a formare questo gruppo sono Andre the Giant, Big Show e Kane.La decisione di dividere i wrestler in vere e proprie classi dotate quasi di elementi ruolistici, anzichè semplicemente su categorie di peso, è un’ idea perfettamente in linea allo stile del gioco ed offre risultati paradossalmente molto più credibili su schermo di quanto non avvenga in Smackdown! vs RAW, dove un peso leggero può ancora effettuare suplex ad un colosso. In WWE All Stars diviene quindi molto importante interpretare la classe scelta tra quelle disponibili, ottimamente bilanciate tra loro, sfruttando al meglio le abilità uniche e facendo attenzione ai punti deboli.Le modalità in cui far scatenare i forsennati atleti sono invero piuttosto limitate. Match singoli con KO tramite mossa finale (valido comunque lo schienamento), Tag Team solo in modalità Tornado, eventualmente con regole Extreme, match con fuga dalla gabbia, Handicap Match fino a 3 contro 1, Fatal 4 Way a quattro sfidanti massimi con vincitore al primo schienamento o ad eliminazione. Fatto salvo per la Path of Campions – una sequenza di dieci match intervallati da monologhi interpretati dallo sfidante finale che vi attende (Undertaker in versione becchino, Randy Orton e la Degeneration X) – l’unica modalità di gioco offline rimanente è la Fantasy Warfare, che propone differenti sfide tra una leggenda e una superstar attuale, introdotte da lunghi filmati con vero materiale WWF/WWE montato in modo da riprodurre i prologhi reali, con tanto di scambi di battute tra gli avversari. Portata a termine con tutti i lottatori, questa modalità permette di sbloccarne l’utilizzo nell’Esibizione, altrimenti precluso. Valido il comparto online, finalmente piuttosto stabile e meno afflitto dal lag che in passato, ma ancora lungi dall’essere perfetto, soprattutto considerando l’ambizione di fare di All Stars un picchiaduro per utenti hardcore, per i quali anche piccoli ritardi e scatti possono diventare decisivi.

Il centro è stato colpito ma, forse, il bersaglio era quello sbagliato
Proporre un cambiamento tanto radicale, soprattutto ad un pubblico critico ed attento ai dettagli com’è quello del Wrestling videoludico, è stata certamente una scelta coraggiosa. Lo stile grafico, che inizialmente ha fatto storcere il naso a molti, risulta invece perfettamente in sintonia con il contesto di gioco. Il gameplay, cui obiettivo era quello di competere con i più celebri picchiaduro arcade, è di sicura qualità e porta aria fresca sia per via del netto contrasto con l’estrema ricerca del realismo di Smackdown! vs RAW, sia per l’aver introdotto al primo colpo meccaniche a lungo richieste dai fan e mai azzardate nel brand sportivo, come la migliorata fisica, che permette di interrompere animazioni e mosse già in corsa, o la possibilità di effettuare counter e finisher molto più liberamente, permettendo di contrastare lanci dal paletto con poderose Powerbomb o attaccare con la propria mossa finale sia avversari a terra che al tappeto, indifferentemente e non solo da posizioni predefinite. Mosse come i superpugni riescono ora a colpire anche più di un avversario contemporaneamente, fattore utilissimo in match a più contendenti. A lungo richiesti dai fan del brand, vengono sperimentati in WWE All Stars anche i costumi alternativi per tutte le star, alcune delle quali possono vantarne uno ulteriore, arrivando a tre attire completamente differenti. L’editor degli wrestler, ancora una volta presente, permette anch’esso la creazione di star da zero, ed anche in questo caso la sensazione è che il titolo sia stato utilizzato per testare nuove introduzioni in tal senso, come diversi livelli per barba e capelli o slide per la creazione di volti che permettono somiglianze, seppur caricaturali, molto migliori di quelle di Smackdown! vs RAW, tali da permettere ai cawmaker più abili di creare superstar tanto simili a quelle predefinite da confondere l’occhio meno attento.
ControtendenzeNon è tutto oro quel che luccica, però: volti a parte, l’editor è molto più scarno di quanto proposto in precedenza, soprattutto per quanto riguarda gli abbigliamenti, ridotti a poche decine. Realizzare Caw di lottatori in pantaloncini, slip, salopette o look generici sarà semplice, ma costumi elaborati come quelli di Kurt Angle o Goldust richiederanno sforzi di fantasia ben più grossi. L’impossibilità di modificare il moveset delle superstar di gioco è comprensibile, data l’estrema necessità di bilanciamento, ma è un peccato constatare che ai personaggi creati da zero si possa attribuire solo un parco mosse tra quelli su disco, senza la presenza di alcun set generico, magari ispirato ai lottatori mancanti. Scelto un moveset è possibile attribuire una finisher a scelta, ma la varietà non va oltre a questo: poter quantomeno selezionare a piacere le mosse speciali e le taunts sarebbe stato gradito. Ad abbattere ulteriormente il comparto editor è la rimozione completa dello sharing online dei lottatori, facendoci tornare ai tempi delle “formule” da inserire a mano per lo scambio tra utenti, senza contare altre piccole incredibili mancanze come la possibilità di rinominare un wrestler.
Anche le meccaniche di gameplay peccano di qualche imprecisione. Avversari lanciati a metri d’altezza e diretti fuori dal ring finiranno per scontrarsi con muri invisibili, che li terranno nel quadrato anzichè facendoli volare fuori, fatto salvo per le mosse appositamente realizzate. Animazioni meno legate tra loro e più dinamiche hanno, di contro, portato a rarissime ma visibili incertezze tecniche, quali wrestler in preda a contorsioni durante prese e attacchi ripetuti. Purtroppo quelle elencate sono solo alcune tra le mancanze destinate a deludere in parte i fan del wrestling, le quali influiscono sul voto finale di un titolo che altrimenti avrebbe potuto puntare più in alto, anche a causa della mancanza di match come la Royal Rumble o il Tag Team classico (non Tornado), di incontri particolari come Buried Alive, Ambulance o in generale di scontri a più di quattro wrestler, probabilmente dovuta a limiti grafici legati alla nuova veste stilistica.Concludiamo con un riflessione raccolta dai pareri sui forum che abbiamo seguito nel pre-lancio del titolo. Considerando la volontà di creare un picchiaduro più che uno sportivo, le personalità colorate e le gimmik delle Leggende WWE risultano molto più  azzeccate piuttosto che quelle delle superstar attuali, meno caricaturali e fin troppo “normali”. Probabilmente continuare il percorso iniziato con Legends of Wrestlemania, introducendo quindi un roster di leggende più corposo (molte le assenze celebri) avrebbe dato vita ad un prodotto più coerente, specialmente se offerte insieme alle modalità “amarcord” regalate dal precedente tentativo di realizzare un gioco a loro dedicato. Il voler far scontrare lottatori di due generazioni diverse sembra piuttosto un pretesto per giustificare la presenza delle stelle attuali, comprensibilmente legata a ragioni commerciali verso un pubblico più giovane (o alla spinta della stessa WWE, notoriamente poco flessibile nella scelta di chi e in che condizioni possa o debba entrare nei propri giochi ufficiali), specialmente considerando che la maggior parte dell’utenza avrebbe preferito rivedere ancora una volta Yokozuna o The British Bulldog piuttosto che Sheamus o Drew McIntyre. Peraltro, senza alcuna pubblicità in tal senso, far scontrare leggende e roster contemporaneo era già possibile in Legends of Wrestlemania importando i wrestler di Smackdown! vs RAW 2009, interazione che avrebbe potuto essere riproposta con le medesime meccaniche anche qui, lasciando scegliere all’utente se effettuare l’importazione o meno.

– Stile accattivante

– Nuova simulazione della fisica (finalmente)

– Gameplay divertente

– Tornano nomi come Macho Man!

– Generale mancanza di rifiniture

– Poca cura in dettagli importanti

– Animazioni talvolta sconnesse

– Spariscono diversi nomi importanti

7.6

WWE All Stars è quello che avrebbe dovuto essere Legend of Wrestlemania un anno fa. Purtroppo la scelta coraggiosa di cambiare stile grafico e di gameplay avrebbe dovuto, probabilmente, continuare ad affiancarsi a quella di presentare solo leggende, ben più adatte a questo tipo di contesto sopra le righe rispetto alle più anonime star attuali, ed alla presenza di più modalità e tipologie di scontri. Nonostante questo, il nostro parere sul titolo THQ resta generalmente positivo. Il gameplay semplice ma profondo, la grafica ricca di stile e la rinnovata fisica rendono la produzione unica nel suo genere, abbastanza da farci affermare che, probabilmente, abbiamo finalmente tra le mani il wrestling game più immediato e divertente dai tempi dell’amato WWF No Mercy. Peccato per la scarsa cura in molti dettagli, e per le mancanze superficiali che non verranno notate dai meno esperti, ma che ai fan dello sport spettacolo/americano, grandi conoscitori di ogni dettaglio del mondo WWE ed abituati a proposte videoludiche corpose nei contenuti, rovineranno in parte la buona sorpresa.

Voto Recensione di WWE All Stars - Recensione


7.6