Vite in Gioco

Avatar

a cura di Phoenix

Nel mondo dei videogiochi esistono personaggi davvero ben caratterizzati. Personaggi che riescono a scavalcare, inesorabilmente, il limite dello schermo. Esistono personaggi che, attraverso le loro parole, sono in grado di scuotere le fondamenta delle nostre convinzioni; personaggi che, forse, è troppo definire “indimenticabili”, ma è davvero troppo poco definire “importanti”. Uno di questi particolari personaggi è Morrigan, personaggio giocabile all’interno del complesso mondo di Dragon Age, un videogioco di ruolo partorito dalle straordinarie menti degli sviluppatori BioWare. Attraverso le sue frasi che spesso passano inosservate dinanzi al videogiocatore poco attento, Morrigan spinge con violenza a riflettere su alcuni temi scottanti della struttura stessa della società umana, palesando, dinanzi al videogiocatore, la difficoltà che, in alcuni casi, si deve superare se si vuole distinguere l’intelligenza dalla stupidità, la verità dalla menzogna, l’odio dal rispetto.
Io, Eretica
Morrigan è fredda, tagliente, pungente; è un giudice supremo della degenerata aura di moralità che, come un’impenetrabile coltre di fumo, circonda l’origine dell’aggregazione umana e la sua struttura esasperatamente politica. Morrigan è un personaggio complesso, un personaggio affascinante proprio grazie a questa sua complessità, che puntualmente interviene a gettare luce sulla struttura del mondo creato da BioWare; e, spesso, è proprio grazie a Morrigan che quel mondo, quel complesso mondo fatto di luci e ombre, di uomini e fantasmi, di verità e credenze, sembra oltremodo simile, e per certi versi identico, a quello strano mondo reale che si trova al di là dello schermo. Ha la capacità di giudicare, Morrigan, entrambi questi mondi, poiché è un personaggio che ha sempre vissuto lontano dagli aspetti politici e sociali della comunità umana; ella è un personaggio che non ha mai piegato la realtà alla credenza, e non ha mai accettato una paradossale credenza come verità. E nel mondo di Dragon Age, come se fosse una prova della sua complessità, Morrigan è un eretica. E questa sua caratteristica la rende un occhio essenzialmente e perfettamente esterno, nato per sottolineare ed enfatizzare i paradossi morali che avvolgono la società “umana”. Morrigan è un personaggio ironico, schietto, assurdo; un personaggio che a tratti può addirittura sembrare immorale, ma che, a conti fatti, non lo è affatto. “A-morale” forse…ma “immorale” decisamente no. Un personaggio che con una pungente soggettività, e una fredda oggettività, colpisce inesorabilmente i nodi cruciali delle discordie umane: religione, politica, ipocrisia, paura. Nomi diversi per una stessa cosa: l’arroganza, che, per Morrigan, altro non è che una delle tante, innumerevoli espressioni dell’umana stoltezza.
Non stupisce, allora, che il bersaglio delle sue precise stoccate sia, spesso, la religione. Creazione eminentemente umana, la religione è la massima espressione della soggettività dell’uomo. All’interno del Ferelden, così come all’interno del nostro mondo, è solo attraverso la violenza che il soggettivo può imporsi come universale; ed è proprio questo scottante tema che si pone sullo sfondo non solo delle azioni che il videogiocatore è chiamato a compiere, ma anche, e soprattutto, sullo sfondo della stessa figura della nostra eretica, la quale in un diverso contesto non avrebbe alcuna ragione di esistere. La religione l’ha resa un eretica, una religione che, senza domandare, sta cercando di imporre, con l’unico modo possibile, le sue leggi morali. La figura di Morrigan, in più di un’occasione, ci ricorda la soggettività delle assunzioni religiose, e l’assurda pretesa, da parte di chi crede, che tali assunzioni siano in tutto e per tutto oggettive e, pertanto, debbano essere condivise da tutto il genere umano. La manifestazione più grande del fondamentalismo religioso all’interno del mondo di Dragon Age è proprio il Circolo dei Maghi, la cui appartenenza separa, indissolubilmente ed essenzialmente, un Mago da un Eretico. E, attraverso le parole di Morrigan, il videogiocatore acquisisce una piena consapevolezza del fatto che se non ci fossero più eretici, o religioni differenti, la Chiesa sarebbe un puro ricettacolo di leggi formali senza alcun contenuto morale. Sono proprio gli Eretici ad aver creato la Chiesa; questo è ciò che si evince dalla fredda presenza della nostra protagonista:
C’è forse qualche religione che non si nutre del peccato come un goloso alla sua mensa?
Nella guerra e nella vittoria
Morrigan è pienamente consapevole del suo ruolo; ciò contribuisce ad innalzare la sua figura su un piano esclusivamente critico dell’intera società umana e dei suoi compagni di viaggio. Sembra quasi un paradosso che un personaggio come il nostro finisca all’interno dei Custodi Grigi, ma “la bellezza del Flagello” – come dice Alistar – “è la sua capacità di unire le persone”.
Eppure la figura di Morrigan è quella che arricchisce e concede spessore ad una lotta che molto facilmente sarebbe potuta cadere nel più classico dei topoi di questo genere; questa unica e carismatica eretica si pone costantemente sulla linea sottile che separa, in campo morale, il Bene e il Male. Quando le persone trovano un nemico comune, nascono, incredibilmente, curiose alleanze, patti tra persone che hanno visioni diverse del mondo ma, momentaneamente, condividono la stessa paura e la stessa volontà verso un futuro minacciato dall’aggressore. Così si spiegano le parole di Alistar, e così si spiegano le intenzioni, e la freddezza, di Morrigan, consapevole del fatto che, quando il nemico verrà sconfitto, si apriranno vecchie ferite, vecchi rancori, vecchie guerre; e quelli che ora viaggiano assieme accettando le loro differenze reciproche, un giorno, irrimediabilmente, saranno schierati sui fronti opposti della battaglia per la libertà.
Quando l’Arcidemone sarà sconfitto, un altro antico Demone, e forse anche più potente, farà il suo ritorno in quelle terre devastate: la Paura. L’intolleranza, viziosamente sopita in un periodo in cui la guerra sta paradossalmente unendo gli uomini, farà il suo anelato, triste e violento ritorno. Questo è il profondo valore della figura di Morrigan. In molte occasioni, infatti, è proprio lei a dare spessore, ironia e profondità ai dialoghi dei nostri compagni d’avventura:
(Morrigan) “L’esistenza delle cose non presuppone nessun disegno intelligente da parte di un’assenteista figura paterna.”
(Leliana) “Quindi è tutto casuale?”
(Morrigan) “Il tentativo di imporre l’ordine sul caos è futile. La natura, per sua stessa natura, è caotica.”
(Leliana) “Non ci credo. Ognuno di noi ha uno scopo.”
(Morrigan) “Il tuo, ora, sembra quello di darmi fastidio.”
Also Sprach Morrigan
Morrigan non è un personaggio di facile comprensione; per lei, infatti, vale quella che Nietzsche ha definito “conoscenza del treno”. Immagini frammentate, veloci, che impediscono al videogiocatore di interpretare con chiarezza la sua complessa personalità. Pertanto, dalle sue affermazioni, sembra facile, forse fin troppo, addossarle la pesante maschera dell’ateismo radicale; eppure, al di là del suo orientamento religioso, la figura di Morrigan spinge, il videogiocatore attento, ad una profonda riflessione sul valore della tolleranza e della libertà di pensiero. Il suo cinico nichilismo ha il pregio di mettere in risalto non solo il vero valore della tolleranza ma anche il suo vero significato morale, poiché, come afferma Goethe:
La tolleranza dovrebbe essere, in verità, solo un sentimento transitorio: essa deve portare al rispetto. Tollerare significa offendere.
Ed è al suono di queste parole che si comprende la distanza che separa Morrigan dalle persone comuni. Le ha osservate avvicinandosi ai villaggi, e osservandole, con occhio critico e interessato, ne ha compreso lo spirito, l’animo, la paura. Quella paura che spinge, inesorabilmente, verso una fede poco sana e intollerante verso tutto ciò che rappresenta, per essa, una potenziale minaccia al suo potere coercitivo. L’accettazione del caos, per Morrigan significa credere che il proprio potere derivi dalla Natura, anziché da Dio. E la Natura, bisogna ammetterlo, ha il pregio di non dimenticare mai le sue leggi…il resto, beh, è ancora tutto da dimostrare.

Morrigan è un personaggio forte e consapevole; al di là della sua freddezza, Morrigan ha il pregio di concedere al videogiocatore delle opportunità gradevoli di riflessione teologica ed etica. L’intero mondo è una chiara espressione di quelle dispute teologiche che hanno distrutto qualsiasi fonte di rispetto reciproco. La natura esige il rispetto, e la rivoluzione è pronta, stagliandosi sullo sfondo di una teocrazia che, con violenza, sta cercando di ritardare la sua inevitabile autodistruzione. Lo sa Morrigan, lo sa la Chiesa, lo sa il videogiocatore.

“Tanto tempo fa, gli uomini combattevano e morivano per le loro credenze, ma ci sono volute ere per insegnare loro un altro tipo di coraggio, il coraggio di riconoscere e rispettare le credenze e la coscienza dei loro fratelli. La tolleranza è il principio primo della comunità, è lo spirito che conserva il meglio del pensiero dell’uomo.” (H. Keller)