Recensione

Virtua Fighter 4

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a cura di Ryuken

Finalmente le cose si fanno serie, i picchiaduro con “i poligoni così” scendono in campo.Ad anticipare l’uscita Pal di Tekken 4 ci pensa il suo eterno rivale Virtua Fighter 4; la saga del picchiatore virtuale ha inizio bilioni di anni fa in sala giochi quando Sega AM2 forte della sua nuova scheda arcade (quella di Virtua Racing) lancia sul mercato del coin op il primo episodio di VF.Il gioco era incentrato sulla simulazione, sull’essenza del combattimento reale nessuna super mossa, nessuna fireball, niente di tutto ciò.AI tempi 1993, imperversava ancora l’era del 2D, Street Fighter 2 e Fatal Fury erano ancora i Re incontrastati, per questo l’esordio del gioco, almeno nelle nostre sale giochi, non avvenne in pompa magna. Le cose andarono invece nel senso opposto in nippolandia dove il pubblico del videogames è sempre avido di novità e accetta di buon grado qualsiasi cosa sia prodotto, attenzione, purchè sia davvero buono.Dopo i primi tentennamenti il gioco Sega AM2 spopolò anche nelle nostre sale giochi per poi essere convertito anche per il nascituro 32 bit Saturn.L’essenza del gameplay fu ben riprodotta, ma l’aspetto grafico apparì più che mai spartano confrontato con quello del coin op.I poligoni erano pochi e le texture di bassa qualità, gli sfarfallamenti dei poligoni erano poi all’ordine di ogni incontro. Nonostante ciò gli appassionati accettarono di buon grado la conversione anche perché su di una console casalinga non si era mai visto nulla del genere. A dire il vero, sulla controparte Sony, nel medesimo periodo, giunse il primo Toshinden che mostrava al mondo la grafica allucinante di cui era capace PSX al fronte però di una giocabilità piuttosto casuale.Nonostante la giocabilità incredibile, i fan si lamentarono a causa dell’aspetto grafico che Sega ventilava, prima del lancio Saturn, identico al coin-op; le cause di tutto erano da ricercarsi nella programmazione frettolosa cui furono costretti i programmatori del team di sviluppo in concomitanza con l’avvicinarsi del lancio della nuova console a 32 bit.Messo a punto un sistema di programmazione migliore, Sega, fece uscire sul mercato una puntata riveduta di VF denominata Remix, la quale mostrava una grafica del tutto simile alla versione arcade.In Giappone il gioco venne venduto in bundle con la console senza nessun sovrapprezzo e distribuito gratuitamente a tutti coloro che restituivano la loro vecchia copia di VF.Stesso metodo di programmazione fu utilizzato per convertire il seguito di VF denominato Virtua Fighter 2 che si abbattè sul mercato arcade nel 96, e nel 97 su quello delle console. La grafica del coin op era allucinate per i tempi, la giocabilità e la struttura di gioco sempre più realistiche basate sul sistema dei tre tasti con parata non automatica, ma effettuabile tramite la pressione del tasto specifico.La quantità di poligoni era strabordante e le texture di una qualità allucinante.La conversione per Saturn, forte del nuovo sistema di programmazione messo a punto da AM2 per la console, fu un vero e proprio gioiellino: pur non ripresentando i virtuosismi del coin op la grafica si presentò in grande stile non temendo alcun confronto con nessun altro gioco, nemmeno quella di Tekken 2 era di livello superiore.Tralasciando tutte le sfortunate vicissitudini che portarono alla morte del Saturn, giungiamo all’epoca di NAOMI e della prima console a 128 Bit che apparve sul mercato, il Dreamcast.Il terzo episodio di VF apparve nel ’98/’99 e non venne convertito per Saturn per molteplici motivi (la scusa era che il Saturn non era in grado di far girare tale gioco), ma venne trasposto per il nuovo pargolo (il DC) che, secondo Sega, avrebbe dovuto ribaltare dal su trono PSX.Il gioco, anch’esso programmato frettolosamente, pur presentandosi piuttosto simile al coin op non ne riproponeva esattamente gli stessi virtuosismi grafici, c’è anche da dire ad onor del vero, che VF3 fu forse il peggior episodio della serie. Furono aggiunti negli stage delle zone di dislivello simili a quelle di DoA che andavano a modificare le tattiche di combattimento e le prese che variavano a seconda della posizione dei contendenti.Naturalmente il gameplay di base non variò nemmeno in quest’episodio, a parte gli ovvi perfezionamenti ed aggiunte. Bene, dopo questa doverosa introduzione veniamo ai giorni nostri: Sega è diventata una software house multipiattaforma, non produce più hardware e si dedica a ciò che sa fare meglio cioè i giochi.Quale miglior gioco poteva sviluppare Sega, sia in sala che per console, per potersi rilanciare alla grande? Ovvio, Virtua Fighter 4.Nato sulla nuova NAOMI, VF4, strabiliò per la grafica allucinate e per la consueta giocabilità impareggiabile, in Giappone la versione Arcade riscosse così tanto successo da far impallidire il suo più acerrimo concorrente, Tekken 4 di Namco.Naturalmente l’hardware della scheda da sala Sega è anni luce superiore al pur potente processore PS2, quindi coloro che si aspettavano di vedere la medesima veste grafica si dovranno accontentare della consueta giocabitità impareggiabile che soddisferà tutti i picchiadurofili dal palato fino.Facendo un piccolo excursus su ciò che è accaduto in nippolandia mi preme dire che l’autorevole Famitsu ha incoronato VF4 come il miglior picchiaduro per PS2 a discapito di Tekken 4 che è stato considerato “semplicemente” un ottimo gioco.Come la vedo io? Ve lo dirò a fine recensione, recensione che finalmente mi appresto, dopo tante chiacchere, ad incominciare.

Caratteristiche tecnicheIncominciamo parlando della modalità arcade, quella classica, che ci vede una volta scelto il nostro combattente preferito da una rosa di tredici, scontrarci contro ogni singolo lottatore componete il linueup fino ad arrivare al cattivone di turno.L’opzione appena citata, a dire il vero, non presenta nulla di innovativo ma si fa comunque ben volere. La vera novità che rende VF4 splendidamente giocabile è la modalità Kumite che vi darà la possibilità di crearvi il vostro personaggio dei sogni (basato su uno di quelli esistenti) per portarlo, attraverso tutta una serie di incontri che aumenteranno il suo livello di forza, alla vittoria finale.In tale modalità, vincendo, sarà possibile sbloccare accessori vari come: occhiali, colori alternativi dei costumi e cappelli con i quali personalizzare il vostro gladiatore.I lottatori che andrete ad mazzolare (forse) nel Kumite saranno matematicamente superiori al vostro sotto tutti i punti di vista, infatti, lo scopo del gioco è migliorare il personaggio sconfiggendone altri sempre di un poco superiori per così acquisire esperienza, potenza e velocità sempre maggiori.Rimane poi l’immancabile VS mode che allunga incommensurabilmente la longevità di un titolo che già di per sé presenta duraturo.Per ciò che concerne il sistema di gioco, si più essere estremamente soddisfatti: il feeling di picchiare introdotto fin dai tempi del primo VF è rimasto intatto, anche se rispetto al passato la condotta strategica degli incontri sembra meno incentrata sulla difensiva a favore di situazioni d’attacco maggiormente spettacolari (vedi Lau Chan, Pai Chan, Sara Briant o Vanessa Lewis).Naturalmente la diversificazione degli stili di combattimento è sempre il fulcro del gioco: imparare le complesse e raffinate tecniche di combattimento di Akira Yuki, del maestro ubriacone Shun Di o del monaco Shao Lin Lei Fei sarà impresa assai ardua; potrebbe, ai novizi, sembrare frustrante ma i veri picchiaduromani sanno che il divertimento sta nella difficoltà di imparare a padroneggiare degli “omini” apparentemente dalla tecnica di combattimento poco spettacolare ai primi incontri, tecnica che con la dovuta pratica si rivelerà poi di una bellezza artistica incredibile nonché di una letalità disarmante.La parata, come da tradizione, è stata assegnata ad un tasto specifico; questa caratteristica, che ha fatto da sempre storcere il naso ai detrattori del titolo Sega, è secondo me davvero realistica, il perché adesso ve lo spiego: durante un incontro di arti marziali, di pugilato o durante una semplice rissa da bar quando state per ricevere un pugno od un calcio vi proteggete automaticamente senza pensare, come se il cervello fosse completamente avulso da qualsivoglia ragionamento? Oppure, voi, l’atleta, il lottatore o chi per esso pensa, ragiona in un brevissimo memento, e reagisce di conseguenza all’impulso esterno?Secondo me è vera questa ultima tesi: il tasto da pigiare in concomitanza all’attacco dell’avversario, nonché alla direzione bassa o alta da dare alla vostra parata tramite il tasto direzionale, è la miglior simulazione di combattimento si possa proporre in un videogames.Lo stile di gioco di VF si basa su un’idea di gioco diametralmente opposta a quella presentata da Tekken o da DoA, preferire poi un’impostazione di gioco alla VF, piuttosto che alla Tekken o ancora alla DoA è solo una questione di gusti.

Grafica e SonoroAssodato il fatto che la versione Arcade di VF4 è graficamente di un altro pianeta sia rispetto alla versione coin op di Tekken 4 che a questo di VF4 per PS2, c’è da dire che l’aspetto estetico di questa release si comporta più che bene paragonata ai canoni odierni.L’intro è molto bella ed evocativa, i poligoni che compongono personaggi e sfondi sono di ottimo numero e le texture, salvo alcune sbavature, fanno molto bene il loro dovere.Ma da che mondo è mondo si sa che il punto forte della serie è sempre stata la grande fluidità di gioco e l’incredibile riproduzione delle tecniche di combattimento più antiche e difficili da riproporre in un titolo per console, VF4 sotto tale aspetto non delude minimamente!Nota di elogio va anche alla gradevole fattura grafica degli schermi di selezione delle modalità.La componente sonora non ha sbavature: le musiche di sottofondo si adattano alla grande a ogni stage, spaziando dal il rock duro fino ad arrivare alla melodia orientale più spinta.Gli effetti sonori sono incredibilmente realistici e di ben altro livello rispetto a quelli da sempre presentati nei vari episodi di Tekken (compreso il quarto): i pugni schioccano come pugni e i calci come calci (ma va?).Solo le DoA2 e Bloody Roar 3, su PS2, possono rivaleggiare in quanto ad audio con VF4.

Grafica molto fluida.

Impianto di gioco impareggiabile.

La modalità Kumite è uno sballo.

Sonoro grandissimo.

E’ pur sempre VF4, no?

La grafica poteva essere ancor migliore.

Per molti ma non per tutti.

9.0

Cosa dire in conclusione, mah…..? Tanto per incominciare VF4 è, secondo il sottoscritto, il miglior picchiaduro presente su PS2 tenendo conto anche dell’ottimo Tekken 4 appena recensito sulle nostre pagine.

Il fatto che il prodotto Sega sia per veri picchiaduro dipendenti, e non per tutti, è un altro discorso; nemmeno PES è un gioco di calcio per tutti……..e con questo mi sembra di aver reso bene l’idea, o mi sbaglio?

Voto Recensione di Virtua Fighter 4 - Recensione


9