Videogiochi Senza Frontiere: Yoshi's Island, l'ultima puntata dell'estate

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a cura di Francesco Corica

Staff Writer

Vi diamo un caloroso benvenuto alla nuova puntata di Videogiochi Senza Frontiere, la rubrica dove ricordiamo alcune delle bizzarre prove a cui abbiamo assistito nella popolare trasmissione televisiva Giochi Senza Frontiere per poi andarle a paragonare con un titolo videoludico uscito in quel periodo e che ha segnato particolarmente la nostra infanzia. Durante il 1995 una delle prove a cui i partecipanti dello show si sono dovuti sottoporre consisteva nel riuscire a lanciare il maggior numero di palline possibili all’interno di un canestro, il tutto dopo essersi posizionati sopra un meccanismo richiamante l’Uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci, che con l’avversario con un marchingegno avrebbe fatto girare ripetutamente. Durante quello stesso anno uscì sul Super Nintendo Entertainment System uno dei suoi migliori e più celebri titoli: Super Mario World 2: Yoshi’s Island, che vide il simpatico dinosauro appropriarsi per la prima volta del ruolo di protagonista assoluto; il paragone con la prova citata sopra appare evidente pensando ad una delle meccaniche principali del gioco, ovvero lanciare le propria uova con precisione contro avversari e ostacoli.
Una tenera avventura
Nonostante nel titolo completo si trovasse la dicitura Super Mario World 2, l’unico collegamento a livello di gameplay col precedente titolo era la presenza di Yoshi. L’obiettivo di queste creature nel gioco era quello di riuscire ad arrivare alla fine dei vari livelli proteggendo Baby Mario, che porteremo sempre sulle nostre spalle. E sì, abbiamo detto GLI Yoshi, perchè alla fine di ogni mondo sarà un dinosauro di colore diverso ad assumersi l’incarico. Nei Giochi Senza Frontiere era fondamentale che ci fosse spirito di squadra tra i partecipanti, per poter riuscire a portare a termine le folli prove messe a disposizione, ricordando sempre che sono nati come occasione per rafforzare l’amicizia tra i vari paesi partecipanti. Anche in Yoshi’s Island, dunque,  possiamo rivedere queste tematiche: è messa in luce ancora di più, grazie a questo titolo, l’amicizia che nascerà in futuro tra Mario e gli Yoshi, inoltre l’incarico non facile di proteggerlo durante il viaggio non viene svolto da un solo individuo, ma è l’intero clan ad assumersi la responsabilità, prendendosi a turno il bebè. Le meccaniche di gameplay erano abbastanza semplici da capire: Yoshi può inghiottire alcuni nemici più piccoli per generare uova, da utilizzare poi come munizioni per sconfiggerne altri più problematici (le Piante Piranha per esempio, o anche contro i boss stessi) o per colpire oggetti distanti, spesso essenziali per poter proseguire all’interno del livello. Si tratta comunque di una sfida, e dunque avremo delle vite come nella maggior parte dei giochi classici, con l’unica differenza che al posto di una health bar avremo uno speciale contatore del tempo, che inizierà a scendere non appena verremo colpiti; Baby Mario volerà via protetto da una bolla e se i secondi arriveranno allo zero sarà definitivamente rapito, perdendo una vita di conseguenza. Essendo un platform esso non rappresenta l’unico modo in cui possiamo perdere una vita; potremmo ad esempio cadere nei burroni o finire a contatto con la lava, e a differenza dei colpi normali non avremo alcun modo per poter provare a sistemare le cose, dovendo perdere automaticamente una preziosa vita.
Yoshi senza frontiere
L’aspetto grafico del gioco era qualcosa di completamente nuovo per la serie: interamente realizzato a mano, con colori vivaci e ricalcando lo stile utilizzato in età infantile per disegnare diversi nemici ed elementi presenti all’interno del gioco. Yoshi’s Island era un’autentica gioia per gli occhi di quell’epoca e continua a difendersi più che egregiamente anche in questi ultimi anni; un titolo che grazie alla propria vivacità poteva attirare qualsiasi genere di videogiocatore, dai più piccini a quelli più adulti, e non a caso è stato riproposto spesso negli anni. Per capire il successo, basta poi pensare a Super Mario Advance 3: Yoshi’s Island, il fedele porting realizzato per Game Boy Advance, al punto che è stata proprio questa versione a venire riproposta all’interno della virtual console presente su 3DS e Wii U, piuttosto che l’originale uscita su SNES. La serie ha inoltre ricevuto diversi spin-off e sequel, come Yoshi’s Story su Nintendo 64, Yoshi’s Island DS per l’omonima console, Yoshi’s New Island su 3DS e Yoshi’s Wooly World su Wii U (e relativo porting uscito su 3DS, Poochy & Yoshi’s Wooly World). Nel 2018 è inoltre previsto un altro gioco di Yoshi per Switch, mentre per quest’anno i giocatori più giovani dovrebbero tenere sicuramente d’occhio il Nintendo Classic Mini: Super Nintendo Entertainment System (o, abbreviato, SNES Mini), dove tra i diversi giochi inseriti ci sarà proprio Yoshi’s Island, che potrebbe infatti rappresentare l’occasione giusta per provare questo titolo per la prima volta.

Le estati dei primi anni ’90 sono state passate dai giocatori principalmente sugli storici titoli platform che ne hanno definito il genere,tra questi anche Yoshi’s Island ha dato il suo contributo importante a rallegrare le nostre vacanze. Un titolo che tra l’altro, racchiude perfettamente lo spirito di questa rubrica, grazie a uno stile grafico inconfondibile, una trama semplice ma adatta a tutti e un ottimo gameplay, in grado di poter conquistare e divertire i videogiocatori di qualunque fascia d’età. Vedremo cosa ci regalerà Nintendo per il futuro di questa serie; nel frattempo, vi diamo appuntamento alla prossima puntata di Videogiochi Senza Frontiere!