Recensione

Undercover - Operation Winter Sun

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a cura di Threepwood

Ormai l’epifania è già passata per portare via tutte le feste. Anche se a malincuore, bisogna salutare il dolce far niente vacanziero e riprendere in mano la nostra routine che avevamo abbandonato sul finire dell’anno passato. Beh, a dire la verità, per noi è un piacere ritornare al nostro dovere ma scommettiamo che anche a voi … da qualche parte … molto nel profondo … il ritorno a scuola oppure la ripresa del lavoro possa aver dato un certo brivido … o magari anche no. Ad ogni modo è giunto il momento di chiudere con i convenevoli e di cominciare la nostra bella escursione all’interno di Undercover – Operation Winter Sun.

La World War II è sempre in vogaAnche se la brillantina sui capelli in quantità industriale non tornerà più di moda, il tema della seconda guerra mondiale sembra essere ancora molto di moda per le software house del 2008 e dire che la storia recente e quella attuale sarebbero una vastissima fonte d’ispirazione per creare nuove avventure. Al di la di tutto ciò, il fascino del retrò ci attira parecchio e ci apprestiamo a scoprire quale intrigo propone il punta e clicca di Sproing e Anaconda.1943, Londra, saremo calati nei panni del Prof. John Russel, il quale verrà contattato dall’MI6, il servizio segreto britannico famoso per l’agente 007, ma questa è un’altra storia. Verremo messi al corrente dell’esistenza di alcuni documenti, Operazione Winter Sun, che provano lo sviluppo, da parte dei tedeschi, di un’arma in grado di mettere il mondo nelle mani dei Nazisti. L’MI6 richiede la nostra consulenza per capire l’attendibilità dei dati entrati in loro possesso e per riuscire a scoprire quanto quest’arma sia effettivamente pericolosa. Un agente ci accompagnerà a Berlino dove saremo appoggiati da altre spie che ci aiuteranno nella nostra impresa. Il resto della trama è tutto da scoprire e da vivere e come sempre noi non possiamo svelarvi nient’altro. Dopo aver inquadrato i risvolti narrativi, nonostante le rassicuranti promesse di una trama mozzafiato, possiamo asserire di essere alquanto delusi. La storia in sè non è nulla di originale, anzi tutt’altro, possiamo tranquillamente affermare senza remore che è una delle più abusate. Il difetto è duplice in quanto non solo il tempo in cui si svolgono i fatti sa di stantio, ma anche il filo conduttore della vicenda è cosi usurato da rendere fin da subito ostico l’approccio a molti videogiocatori. Come se non bastasse, l’esposizione dei fatti è fin troppo affrettata e poco accurata, a tal punto che il personaggio principale non è nemmeno lontanamente delineato. Sappiamo che è un professore, ma per quello che ci viene detto potrebbe essere un matematico, un fisico oppure un chimico. Inoltre non disponiamo di alcun indizio sulla personalità di quest’ultimo e neanche se questi sia stato contattato perché un genio nel suo campo oppure … perché il suo era il primo nome sulle pagine gialle sotto la voce “professori in grado di salvare il mondo”.

I meandri di un punta e cliccaAffranti da un inizio zoppicante decidiamo di dare un’occhiata a quello che è il gameplay. Come sono solito rimembrare, il gameplay è la parte fondamentale di un punta e clicca, anche se la storia zoppica, una serie di enigmi, puzzle e situazioni ben congeniate può stuzzicare qualsiasi appassionato. Premettiamo però che stiamo volutamente saltando la parte più superficiale del titolo, quella dedicata all’aspetto grafico e in generale alla realizzazione tecnica che in titoli come questo non sono caratteristiche fondamentali. Ebbene la struttura è la più classica del genere. La solita vecchia ossatura: “raccogli oggetti, esaminali, combinali tra loro e falli interagire con lo scenario per vedere cosa accade”. La realizzazione degli enigmi e dei puzzle non è niente male, ma non si può certo ritenere il frutto di una mente eccezionale. Alcuni enigmi sono di facile soluzione e intuibili in un batter d’occhio, altri sono più complicati perché richiedono l’uso di più oggetti combinati insieme. La soluzione è quasi sempre a portata di mano e basterà prestare un minimo di attenzione e raccogliere tutti gli oggetti per risolvere gli arcani. Talvolta saremo messi in difficoltà dalla pessima scrittura dei dialoghi o dalla mediocre realizzazione della veste grafica, argomento del quale parleremo tra breve. Innanzitutto uno dei difetti principali sta nel fatto che l’icona allegata al cursore assume solo due forme. Quella della chiave inglese, per indicare la potenzialità di un’azione e quella del “ciak” usato nel cinema, per indicare lo svolgimento dell’azione. Quando passeremo il cursore su oggetti che possono essere raccolti o solo osservati avremo sempre e comunque l’icona della chiave inglese, il che inizialmente ci lascerà perplessi e per gli sbadati come me, sarà una croce. Ricordarsi tutte le volte che l’icona è un immagine universale per tutte le azioni, è una consuetudine nuova per qualsiasi giocatore che abbia mai impugnato un titolo del genere. Ci è capitato, inoltre, di assistere a una scena raccapricciante: dopo aver cliccato su una cassa, nella speranza di trovare qualcosa di utile, il personaggio ha cominciato ad estrarre una sequenza di ben nove oggetti, seguiti tutti da animazione di rovistamento e orrendo commento del nostro amico John. Una scena interminabile che, purtroppo, rimarrà a lungo nei nostri occhi. Un gameplay piuttosto deludente e una veste grafica che, lo vedremo, offre purtroppo ulteriori motivi a supporto del nostro non esaltante giudizio.

Siamo davvero nel 1943!Dando una prima occhiata al titolo abbiamo scosso il capo e, come il Dottor House, ingerito qualche antidolorifico, per dimenticare il montante virtuale subito alla vista delle prime immagini. Partendo dall’aspetto grafico, già i video sembrano essere stati realizzati nel lontano 1997 e con l’ausilio delle allora portentose DirectX 3. Oltre alla presenza di personaggi spigolosi e dotati degli stessi dettagli che si possono vedere su una formica sulla strada osservata dalla punta di un grattacielo, i tentativi di realizzare gli effetti di luce sono assolutamente senza speranze. Subito vedremo l’agente MI6 davanti a una finestra che sembra essere illuminata dal sole; ma la verità è che sembra che fuori dalla finestra, proprio li a pochi centimetri, ci sia il sole, o che l’MI6 abbia preso in affitto degli uffici in paradiso, vista la luce bianca e accecante che penetra dalle finestre. Fortunatamente il filmato termina e ci troviamo finalmente nel vivo dell’azione, per modo di dire. Ebbene le texture sono d’annata, anche quelle più curate; la realizzazione dello scenario non è da meno e la presenza degli oggetti da raccogliere con cui interagire è evidenziata dal modo in cui spiccano rispetto al resto dello scenario. Per fare un esempio, ci siamo accorti di dover interagire con una parte del selciato dal fatto che la pavimentazione era tutta uniforme e piatta, tranne una parte, colorata in modo nettamente più acceso e in 3D. La realizzazione degli oggetti nell’inventario è altrettanto pessima e, nonostante la presenza dell’antialiasing e dell’alta risoluzione (1280×1024), grafica quadrettata e dettagli impressionanti continuano imperterriti a perseguitarci. I difetti di una pessima realizzazione grafica fanno ricadere spesso sul gameplay le loro conseguenze. L’orrenda realizzazione degli scenari influisce negativamente sull’esplorazione di questi ultimi, visto che talvolta alcuni oggetti risulteranno invisibili. Ad esempio, non riuscivamo a trovare una maniglia di un furgone che era colorata di grigio chiaro, su sfondo bianco, enfatizzato da una sorta di effetto nebbia decisamente fuori luogo ed eccessivo, quasi come se i programmatori non sapessero utilizzare palette grafica ed effetti di base, come se questo fosse il loro primo lavoro al computer, o come se si trattasse di una realizzazione amatoriale, comunque non esaltante. Passiamo al comparto audio e scopriamo che, in effetti, i guai non vengono mai da soli. Nei primi filmati iniziali avevamo scoperto, con stupore e approvazione, la completa localizzazione in italiano, visto che i dialoghi erano doppiati nella nostra bellissima lingua. Peccato che una volta tornati in game il personaggio abbia cominciato a parlare in inglese e sopra la sua testa comparivano orrendi sottotitoli realizzati in una veste grafica talmente orribile che ci saremmo quasi rifiutati di leggere. Ci saremmo aspettati di ascoltare musiche avvincenti in grado di caratterizzare le varie situazioni, di mettere tensione nei dialoghi importanti o quantomeno durante i filmati, e invece è presente solo un breve accenno di melodia di tanto in tanto che ci ricorda che stiamo giocando a quello che dovrebbe essere un punta e clicca dalla trama di un thriller.Infine, il titolo è praticamente incompatibile con Windows Vista, con il quale proprio non vuole funzionare, costringendoci a giocare senza visualizzare i filmati.

HARDWARE

Processore Athlon o Pentium 1GHz(meglio 2)256 MB di RAMWindows 98Se/ME/2000/XPScheda audo compatibile DX9Scheda video compatibile DX9 con 128 MB di Ram2Gb liberi su HDR

MULTIPLAYER

Assente

– Enigmi che tutto sommato potevano essere peggiori

– E’ il paradiso del bug

– Realizzazione tecnica carente

– Compatibile con Windows Vista come il cane con il gatto!

4.0

Undercover – Operation Winter Sun è forse uno dei prodotti peggiori che ci sia capitato fra le mani. La trama scontata, abusata e ambientata in un’epoca della quale si è detto tutto al cinema, nei libri, nella musica e anche nei videogames, non aiuta di certo a risollevare il risultato finale. Il comparto tecnico avrebbe bisogno di una sedie a rotelle o almeno di un paio di stampelle, visto che ha superato da parecchio l’età pensionabile e probabilmente dovrebbe stare da tempo qualche metro sotto terra. Il gameplay non è malaccio, ma i difetti a monte sono troppi e talmente gravi da intaccare anche la sua buona fede. Un consiglio? Lasciatelo perdere!

Voto Recensione di Undercover - Operation Winter Sun - Recensione


4